𝘰𝘶𝘳 𝘵𝘦𝘮𝘱𝘰

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If you wanna dance love
Or wanna crescendo
You can set the pace tonight
So put your hand in mine
Give me your tempo”
~Tempo; Matteo Bocelli

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Non volevo nemmeno essere qui.

La sala è affollata, decine e decine di studenti creano brusio con l'insieme delle loro voci, in contrasto con la musica che ora suona ancora leggera, come fosse d'ambiente.

È stata un'odissea persino riuscire a capire quale fosse l'abito più adeguato alla serata in questione. Sistemo meglio nel taschino il fazzoletto rosso e liscio la giacca con un gesto nervoso mentre cerco con lo sguardo qualcosa che possa attenuare quella stretta allo stomaco che mi sta attanagliando le viscere.

Scorgo Gus, nel suo elegante completo blu, in fondo alla sala, mentre parla animatamente con Luz e Blight, ma tu non ci sei.

Continuo a far vagare il mio sguardo insoddisfatto, nel vano tentativo di trovarti ma poi, finalmente, eccoti là.

Un sorriso timido ti incornicia il volto mentre giochi con le tue dita eleganti.
Stai ascoltando distrattamente le parole di Emira quando finalmente ti volti. A quel punto incrocio i tuoi occhi verdi e, inevitabilmente, sorrido anche io.

Emira sta provando a spiegarmi come funziona qualche suo gioiello, o almeno credo.

La mia mente vaga, completamente assente dinnanzi a quelle parole, turista di ben altri meandri della mia memoria a cui dedica maggior attenzione: chissà se almeno stasera riuscirò a rivederti, penso, annuendo distrattamente alla maggiore dei Blight, sperando che non mi abbia fatto una domanda.

Sento come le guance pungere, un sesto senso mi spinge a voltarmi e, non appena lo faccio, incontro i tuoi occhi che mi stavano già osservando.
Stai sorridendo, le labbra strette tra loro sono ora lievemente curve, ma non credo tu te ne sia accorto.
Noto come stai cercando di analizzare la situazione, il tuo sguardo scarlatto si muove senza tregua alcuna.

"Scusami." dico velocemente ad Emira, interrompendo il suo flusso interminabile di parole, liquidandola forse troppo bruscamente, per poi dirigermi a passo tranquillo verso di te.

Ti vedo avvicinare a me e fulmineo distolgo lo sguardo, come colto in flagrante nel bel mezzo di un furto, sento le mani iniziare a sudare.

"Ehi." mi dici tranquilla non appena mi sei di fronte.
"Ehi." le parole mi muoiono in gola, sento le guance scaldarsi sotto il tuo sguardo, il mio battito forte e chiaro nelle orecchie.

Sorridi mite.

"Ti va di ballare?" mi chiedi allora, audace come solo tu sai essere.
Mi porgi una mano e lentamente annuisco, poggiando le mie dita sulle tue.

Le conversazioni delle altre persone costituiscono un ignorabile sottofondo.

Sposto lo sguardo sulle nostre mani, sulle nostre dita ora intrecciate. Sorrido notando quanto la tua sia effettivamente più grande della mia.
Cerco di nuovo il tuo sguardo, le labbra stese da talmente tanto tempo da sentire quasi dolore alle guance.

"Ehm... Non so ballare però." Mi dici, la voce ridotta ad un sussurro, la punta delle orecchie rossa.
"Non c'è problema." sorrido di nuovo, più di prima, forse non ho mai smesso.

Porto la tua altra mano sul mio fianco.
Sento la tua presa ancora incerta sotto la mia.
Noto come trattieni il respiro per un attimo.
"Adesso segui me."

Tentennante ti stringo lievemente la mano, le dita ora più salde sulle tue curve, il vestito morbido si piega, modellandosi come creta fresca sotto la mia presa, mentre provo ad imitare i tuoi passi.

Ti osservo incantato, il tuo corpo trova naturalmente l'andamento; sembra che tu sia la musica, che questa ti segua, come se tu stessa scandissi il ritmo.
Seguo il tuo tempo.

Volteggiamo cullati dalla musica, noto i tuoi piedi sempre meno impacciati.

Una ciocca di capelli mi cade davanti agli occhi e immediatamente le tue dita gentili si apprestano a riportarla dietro il mio orecchio. Ora è il mio turno di arrossire.

La canzone termina, ma l'attimo solo nostro sembra durare ancora qualche interminabile secondo in più.

Come se fossi uscita da uno stato di trance abbasso lo sguardo, distogliendolo dal tuo, sciolgo l'intreccio che le nostre dita formano e mi allontano dalla pista da ballo, come a volermi estraniare, stanca, da tutto quel movimento.

Rimango a fissarti, immobile mentre ti allontani, le guance ancora accaldate. Non capisco cosa sia successo ma, determinato a non lasciar correre, a non lasciarti correre via da me, questa volta mi muovo io verso di te.

Ti raggiungo oltre i bordi della pista, in un angolo più appartato della sala, e ti afferro il polso.

Ti volti e osservi.

Faccio un profondo respiro prima di parlare, come Gus mi aveva spiegato, spettatore inerme della tua attenzione.
"Aspetta, per favore." È un sussurro appena udibile ma lo hai sentito.
Cerco di nuovo i tuoi occhi, non posso fare a meno del tuo sguardo.

Finalmente hai fatto la tua mossa, attesa e necessaria per procedere, come in una partita a scacchi.

Osservo come mi guardi, noto come in questo momento di predatore possiedi solo il nome e nessun'altra caratteristica.

Stringo la tua mano, quella che ancora avvolge fermamente il mio polso, nella mia e intreccio nuovamente le nostre dita, a ricercare e ricreare quel contatto di cui già sentivo la mancanza.

Questa volta sono io a scostare quel ciuffo biondo che continuamente ti ricade sugli occhi. Lascio che le mie dita si soffermino sulla tua guancia liscia per un tempo indeterminato, sfioro la tua cicatrice; questo attimo è solo nostro.

Le tue dita delicate mi accarezzano il volto e i nostri occhi sono saldamente concatenati fra loro.

Se è vero che l'amore è una lingua meravigliosa allora voglio capire che cosa tu stia cercando di dirmi.

Persi in questo gioco di sguardi, ignari e non interessati a capire se la serata sia finita o meno, ci avviciniamo l'uno all'altro, timidi e decisi al tempo stesso, tipico e comune ai nostri caratteri.
Le nostre labbra sono ad un soffio le une dalle altre quando finalmente decidiamo di unirle.

Chiudo gli occhi e mi godo l'attimo, prima di sentirti sorridere.
Sorrido a mia volta, inevitabilmente.

Rendiamo impossibile quel contatto, ma non ci interessa.
Per un attimo ci dimentichiamo persino dove siamo fino a che...

"Allora piccioncini, tornate a ballare con noi o siete troppo impegnati?" urla Gus che, posso giurare, ha appena battuto un cinque a Luz.

Mi volto nuovamente verso di te, ci scambiamo solamente uno sguardo. Ancora mano nella mano ci trasciniamo in pista e felici riprendiamo a ballare.

Seguendo il nostro tempo.

fine.

𝘯𝘰𝘵𝘢 𝘢𝘶𝘵𝘳𝘪𝘤𝘦
Ho immediatamente pensato a loro mentre ascoltavo "Tempo" e non ho potuto fare a meno di buttare giù qualcosa...
Boh, diciamo che mi sembrava quasi accettabile quello che era uscito, quindi eccolo qua, anche se brevissimo, ne sono consapevole.
Come al solito, spero vi sia piaciuta, fatemi sapere.
Alla prossima
E.🍂


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𝗚𝗶𝘃𝗲 𝗺𝗲 𝘆𝗼𝘂𝗿 𝘁𝗲𝗺𝗽𝗼 - 𝗛𝘂𝗻𝘁𝗹𝗼𝘄 𝗢𝗦Where stories live. Discover now