1. Solita giornata

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Ecco, sta già suonando la sveglia e la voglia di alzarmi equivale a quella di vivere...zero.
Oggi è il primo giorno senza ricevere un suo messaggio, senza che mi mandi il buongiorno su Skype, senza che mi chieda se mi disturbi e se ho voglia di fare una videoconferenza con lui per aiutarmi a strimpellare qualche accordo con la mia Fender nera opaca.
Se prima c'era almeno uno di questi motivi ad aiutarmi a tirarmi giù dal mio letto a castello, ora come ora non c'è n'era nemmeno l'ombra.
Mi faccio forza e mi convinco ad andare verso il bagno per farmi la doccia, e nel tragitto da camera mia al bagno c'è lei, Sarah, l'ex di mio fratello Ethan, venuta a tenermi compagnia in questi tre giorni di agonia che passerò lontano dai miei familiari andati al paese per celebrare i funerali di mio zio Jonathan.
-Ehi, buongiorno...- Sara sta facendo colazione con una tazza di latte e corn flakes.
- Ehi...- Tiro dritto senza troppe attenzioni, non mi va di intraprendere il dibattito sul "ehi, come stai oggi? Sei riuscito a dormire?" e tutte queste cose che susciterebbero solo brutti ricordi della sera prima, quando mia mamma, senza troppi convenevoli, mi ha dato la bellissima notizia che la persona che mi capiva, che adoravo e che ritenevo la più importante per me a questo mondo infame, mi aveva abbandonato, da solo con le mie paure e le mie fottutissime crisi di panico.
Entro in bagno e mi inizio a spogliare. Nel mentre che aspetto che il boiler faccia il suo dovere di scaldarmi l'acqua, ormai dimenticato da tempo, mi accendo una sigaretta stringendomi addosso l'accappatoio bianco.
Capisco che l'acqua si è riscaldata perché il riflesso della mio corpo ormai logorato di cicatrici di vario genere diventava a poco a poco sempre meno visibile nello specchio.
Accendo la radio ed entro in doccia, ed ironia della sorte, stanno trasmettendo l'inedito di Tiziano Ferro "Per dirti ciao" e tutto d'un tratto, l'acqua della doccia si confondeva con le lacrime che scendevano interrottamente e mi rigavano il viso.
Esco dalla doccia, prendo l'accappatoio appeso all'angolo della cabina di vetro opaco e mi pisiziono difronte al lavabo del bagno guardandomi allo specchio.
Gocce d'acqua fanno fatica a rimanere attaccate alla barba oramai incolta sul viso e si schiantano sul pavimento umido dal vapore lasciato dalla doccia.
Mentre mi asciugo la faccia con l'asciugamano, una voce nella testa vuole che le presti attenzione.
"Non sei andato nemmeno a salutarlo... Lui ti voleva bene e lo hai abbandonato" questa tremenda voce risuonava più volte e sempre più forte nella mia testa.
<< NON È VERO! IO VOLEVO ANDARE MA NON ME LO HANNO PERMESSO!>>
Urlo così forte che la voce mi si smorza in gola e le lacrime calde tornarono a farsi sentire sulle guance arrossate dalla rabbia, dalla tristezza, ma soprattutto dalla delusione.
Sento dei passi veloci che si avvicinano alla porta del bagno e subito dopo quattro colpi decisi sulla vetrata della porta.
- Jo!? Ehi piccolo, tutto bene?!. Sei già vestito? Aprimi per piacere!-
Sto zitto qualche secondo. La gola ancora in fiamme per quell'urlo straziante non mi aiutava ad emettere nemmeno una sillaba.
Dopo un minuto di lungo silenzio, riesco a dire con un filo di voce -Non sono vestito. Tra poco vengo in cucina. Sto bene, tranquilla.-
Mi metto un paio di boxer neri e un paio di calze bianche, mi tampono un po' i capelli con l'asciugamano e inizio a lavarmi i denti. Le gengive come al solito non reggono la pressione dello spazzolino e iniziano a sanguinare. Sciacquo la bocca e apro il cassetto dei cosmetici per prendere del borotalco, ma al suo posto trovo dei ricambi di lamette per un aggeggio che serve a levigare le parti dure dei piedi.
La prendo e la esamino. È grande per essere una lametta, sarà lunga 3cm e da come scintilla deve essere anche affilata.
La afferro con due dita, non sono sicuro di cosa sto facendo ma la mano sembra avere vita propria.
Un orgasmo di emozioni mi inonda la testa. La lama scivola alla perfezione sulla mia pelle ancora umida. Il sangue inizia ad uscire dai tagli che via via si fanno sempre più precisi, più lunghi e più calcati.
-Jo?! A che punto sei? Dai tesoro devo fare pipì!-.
La voce di Sarah mi fa sobbalzare. Non l'ho nemmeno sentita arrivare e la sua voce si era unita ai tonfi che faceva con i pugni sul vetro per bussare alla porta.
-Si si si, due minuti ancora! Mi metto...mh.. Una felpa e arrivo!-.
Mi affretto a mettere il pantalone di tuta nero della Boxeur, stavo anche per infilarmi una felpa ma ho notato che le ferite sul braccio continuavano a perdere sangue. Prendo un po' di carta igienica e del nastro da infermiere dalla cassetta del pronto soccorso e mi fascio il braccio per non sporcare la felpa, la indosso ed esco dal bagno ritrovandomi difronte Sarah.
-Ehi, tutto bene?-
-Oh, cristo! Mi hai fatto prendere un colpo! Comunque si, ti aspetto in cucina, non devi andare al bagno?- le chiedo con molta indifferenza.
-Si, faccio pipì e ti raggiungo. Non ti chiudere in camera tua...-
-Ti ho detto che ti aspetto in cucina-.
Mi metto seduto al tavolo della cucina, mi accendo una sigaretta e riscaldo una tazzina di caffè nel microonde. Nel frattempo che attendo il timer del microonde, penso che dovrò nascondere a tutti l'esistenza di queste ferite... Di nuovo.

IL PRIMO CAPITOLO È FINITO.
SPERO CHE VI PIACCIA E CHE CONTINUATE A LEGGERE I PROSSIMI CAPITOLI.

By Light~Sunshine

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