Il capo e io

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Il capo e io

Io faccio l'avvocato.

Io dovrei fare l'avvocato.

Non sono venuto qui per fare il playboy!

Se avessi voluto fare il playboy, sarei andato altrove.

Ma LEI, evidentemente, non l'ha capito.

È sempre la stessa storia, una donna potente (perché questo è un mondo immaginario comandato da donne) mi chiede di andare a letto con lei, sennò ciao ciao, bye bye, sei fuori.

A noi uomini chiedono solo di buttarci nella mischia, di essere belli, non di essere intelligenti.

In questo momento, sono davanti allo studio Taylor, dove c'è lei, tranquilla, silenziosa, quasi intrigante, con i capelli castani perfettamente imboccolati e l'eye-liner che fa risultare il verde intenso dei suoi occhi.

Lei è Hope Taylor, il mio capo.

Mi saluta mentre apre l'elegante porta a vetri, con la targa dorata su cui è incisa a caratteri cubitali la scritta:

TAYLOR - Studio legale

Poi prendiamo l'ascensore, e lei fa finta di nulla.

Però non smette di fissarmi i pantaloni in pelle nera.

Io la osservo: che le importa, che si guarda?

E poi lo dice: <<Stai molto bene, Campbell! Continua così>>.

Poi mi sorride, e mi fa l'occhiolino prima che l'ascensore si fermi.

<<Raggiungimi nel mio ufficio. Devo parlarti>>. Aggiunge.

No, no, non di nuovo, mi dico, ma le mie gambe si muovono come se fossi un automa.

Un cavolo di automa.

<<Posso offrirti un te, un caffè, Ron?>>. Mi chiede, lasciando che io mi accomodi sul divanetto color caramello a sinistra della sua scrivania.

Ron.

Adesso mi chiama col mio nome.

Io comincio ad alzarmi in piedi, torturando per l'agitazione e l'imbarazzo i miei capelli biondo-cenere.

<<Mi dispiace, signorina Taylor, ma credo di dover an...>>. Inizio, ma lei mi blocca subìto, accarezzandomi piano il braccio e cercando di farmi sentire a mio agio.

<<Tranquillo, Ronnie, puoi chiamarmi Hope. Oh, tesoro>>. Esclama, salendomi sopra con tanto di tacchi a spillo rosso fuoco e vestito rosso, e inizia a sbottonarmi la camicia.

<<No, no...>>. Comincio a dire io, scuotendo la testa.

<<Guardami!>>. Esclama ancora una volta lei, la tigre, puntando i suoi smeraldi con i miei zaffiri.

<<Ora capisci com'è che ci si sente, vero? Ora capisci com'è che ci si sente...>>.

Il capo e io (storia breve)Where stories live. Discover now