"T-ti sei fatto male? Stai perdendo un sacco di sangue... chiamo un'ambulanza" a quelle parole Jisung sembrò come risvegliarsi, si mise sull'attenti e cercò di fermare il ragazzo che si era accucciato accanto a lui e stava prendendo il telefono.

"No! No, niente...niente ambulanza, niente ospedale, ti prego" lo supplicò, guardandolo negli occhi. Nel suo sguardo si leggeva uno strano panico, un terrore che smosse qualcosa nel ragazzo e che lo spinse ad ascoltarlo.

"Va- va bene, ma...non posso lasciarti qui in queste condizioni. Dove abiti? Posso chiamare qualcuno che conosci?" chiese ancora, ma Jisung scosse soltanto la testa.

"Vieni da me allora, ti aiuterò io! Stai perdendo troppo sangue" disse il ragazzo, guardando la chiazza rossa sulla maglia estendersi sempre di più.

"F-fa male..." sussurrò Jisung, con voce flebile e una smorfia in viso.

"Andrà tutto bene, okay? Ci sono io" il ragazzo prese Jisung per un braccio e dal fianco buono, cercando di sollevarlo senza fargli troppo male.

"Come ti chiami?" chiese curioso, anche per tenere Jisung sveglio almeno fino a casa sua.
Lo prese sotto braccio e iniziò a camminare con lui verso l'abitazione.

"J-jisung"

"Bel nome, Jisung. Io sono Minho. Casa mia non è lontana, resisti okay?" e Jisung annuì ancora, ansimando per lo sforzo enorme che stava facendo nel provare a camminare e non lasciarsi completamente andare sul povero Minho.

Minho non era molto forte, neanche il suo fisico era molto palestrato, ma ce la mise tutta nel portare Jisung a casa sua, e finalmente dopo qualche isolato ci riuscì.

Presero l'ascensore e arrivarono sul pianerottolo di casa, Minho prese le chiavi dalla tasca dei pantaloni e con un po' di difficoltà aprì la porta.

Avevano parlato per tutto il tempo o meglio, Minho aveva parlato, Jisung rispondeva a monosillabi o con cenni del capo, troppo stanco sia fisicamente che mentalmente. E quella stanchezza si fece sentire completamente proprio quando capì che ormai era al sicuro, o almeno lo sperava.

Quel Minho gli dava l'impressione di essere una brava persona, lo faceva sentire stranamente tranquillo.

Anche i suoi discorsi strani lo avevano aiutato a calmarsi, come quando ad un semaforo gli aveva parlato dei suoi gatti, che se gli avessero dato fastidio li avrebbe chiusi probabilmente nel bagno di casa sua, dato che era un appartamento un po' piccolo.

Discorso di cui, in altre condizioni, a Jisung non sarebbe importato un cazzo, e probabilmente gli avrebbe risposto in modo scorbutico, perché era fatto così.

Il semaforo alla fine non l'avevano ovviamente rispettato, perché secondo il moro si trattava di un'emergenza, e il semaforo non era nessuno per dirgli di fermarsi in una strada praticamente vuota all'una di notte.

"Aspetta- nonono, non mollare proprio adesso, devo metterti sul divano!" disse Minho, quando Jisung iniziò a perdere piano conoscenza, appesantendosi in braccio a lui.

"O-okay, ecco- fatto! Smettila di sanguinare o mi sporchi il divano!" disse ironico, ma in realtà stava andando letteralmente nel panico. L'aveva portato a casa sua, ora che doveva fare?

"Min...m-mi sento strano" sussurrò Jisung, mentre ci vedeva doppio, tanto che gli faceva male la testa. Faticava a tenere gli occhi aperti e a sentire ciò che Minho diceva.

"È t-tutto okay, Ji- stai tranquillo, ci sono io con te" balbettò con la gola che bruciava, perché stava incoraggiando qualcuno quando avrebbe dovuto incoraggiare prima se stesso.

Jisung chiuse definitivamente gli occhi, svenendo lì sul divano, mentre Minho lasciava che delle lacrime gli scendessero sulle guance. Era lo stress, la paura di non poter aiutare Jisung, e il terrore di perderlo lì, sul suo divano.

"Pensa Min, pensa!" si diede una botta in testa, come per riattivare il cervello che si era bloccato nei suoi pensieri.

Come se gli si fosse accesa una lampadina in testa, scattò verso il bagno, dove teneva tutte le cose del primo soccorso, ignorando i gatti che lo seguivano.

Prese un panno, una bacinella d'acqua e tornò da Jisung, che in quel momento sembrava morto. Minho gli controllò il respiro, poi il battito e si stupì di come riuscisse a ricordare le lezioni che aveva considerato perdita di tempo in accademia.

Alzò la maglietta di Jisung e pulito accuratamente la ferita, prima di concentrarsi per capire a cosa fosse dovuta.

Trattenne per un attimo il fiato quando capì che si trattasse di una ferita da arma da fuoco. Un proiettile era ancora bloccato all'interno del corpo di Jisung. Minho avrebbe dovuto toglierlo, con molta attenzione.

"N-non ce la faccio, no!" disse prima di poter fare qualsiasi cosa, allontanandosi come scottato da quella ferita.

"Non posso, non ci riesco!" sussurrò tra le lacrime, troppo impaurito.
In quel momento guardò Jisung, il suo viso ora completamente rilassato, come se stesse facendo un bel sogno. Totalmente l'opposto di pochi minuti prima, quando cercava di trattenere i gemiti di dolore.

Minho pensò che fosse bellissimo, anche in quelle condizioni. Si chiese come avesse fatto ad avere una ferita del genere, proprio uno con un viso dolce come il suo.

Non poteva lasciarlo soffrire così, doveva aiutarlo davvero. Poteva riuscirci, doveva farlo.

Così prese una pinza chirurgica, disinfettò tutto e iniziò a cercare il proiettile nelle carni lacerate e sanguinanti del ragazzo.

Non riusciva a smettere di pensare "che schifo" e sperava di non vomitare la cena della sera prima.

Il sangue colava dal fianco, e come aveva immaginato, aveva sporcato anche il divano beige del salotto.

"Dove cazzo sei?" chiese al proiettile, e come se l'avesse chiamato, in quel momento le pinze presero un qualcosa di metallico, e riuscì a tirarlo fuori.

Esultò mentalmente e buttò via il proiettile in un sacchetto di plastica, poi prese ago e filo, e iniziò a cucirgli i punti sul fianco.

Tutto il suo corpo tremava come una foglia, ma le mani erano ferme e precise, non doveva fare errori.

Il sangue pian piano smise di uscire così copiosamente dalla ferita e quando Minho finì di chiudere i punti, mise un cerotto enorme e fece un sospiro di sollievo.

Il suo petto si alleggerì, come se ci fosse stato un peso enorme sopra per tutto il tempo.

"Ce l'ho fatta! Non ci credo" sussurrò tra se e se, guardò Jisung e sorrise leggermente, vedendolo dormire sereno.

Dopo aver finito di sistemare il ragazzo sul suo divano, cambiandogli la maglietta e coprendolo solo con una coperta, si sedette a terra, accanto a lui.

Mise un braccio sul divano e appoggiò sulla mano il mento. Si tranquillizzò guardando Jisung dormiente e gli passò una mano tra i capelli, per toglierglieli davanti al viso. Quella mano si mosse come una carezza sulla testa del ragazzo, che sospirò leggermente nel sonno, quasi sollevato.

Minho sorrise ancora. Jisung gli piaceva, era stranamente interessante e anche un po' misterioso. Voleva solo saperne di più, probabilmente non si sarebbe fatto coinvolgere sentimentalmente dal ragazzo, né voleva farsi film mentali.

Era solo un ragazzo carino, contro cui era andato a sbattere mentre tornava a casa dalla palestra, e che aveva aiutato con una ferita potenzialmente mortale.

Mad Love - MinsungWhere stories live. Discover now