Antonietta capì: ma certo, Mario! Aveva sempre gestito Mario il loro patrimonio, anche quel poco che era appartenuto al vecchio Antonio ed era passato a lei, a Ninella. Lui sapeva, Mario sapeva per forza. Antonietta pianse di rabbia al pensiero di esser stata derubata di ciò che le spettava di diritto. Mario, proprio lui, era riuscito ad arrivare fin lì, fino a Paceco, fino a Nubia, con le sue macchinazioni e la sua prepotenza: le aveva tolto forse la sola eredità che, per lei, avrebbe avuto un senso.

Tuttavia, il Notaio non aveva fatto i conti con Vito. Con la sua onestà e il suo senso del dovere. E con Teresa, caparbia fino al punto da avere la forza di cercare Antonietta, riaprire una vecchia ferita, sapere cosa ne era stato di quella vecchia amica, magari pronta a farsi mandare al diavolo. I suoi cugini si erano inconsapevolmente messi in mezzo e adesso?

Antonietta scese in cucina per bere dell'acqua fresca e richiamò il marito: ancora la segreteria telefonica. Andasse all'inferno, lui e le sue scartoffie! Avrebbe ritelefonato, oh certo, ma con i suoi ritmi. Gli lasciò, allora, un messaggio vocale: "Mario, sono io. Qui va tutto bene, ma ti devo parlare urgentemente del testamento di mio padre. Vedi di richiamare in fretta".

Con tempismo perfetto, Teresa bussò alla porta. Entrando, non poté fare a meno di ascoltare. "Ninella, cosa succede?".

Antonietta sorrise, mentre si asciugava la guance con un canovaccio. "Vuoi un caffè?".

Teresa le si avvicinò a braccia spalancate, come faceva di solito. Sembrava quasi aggredire chi le stava davanti, più che elargire il suo conforto. "Aspetta, aspetta! Devo avvisarti che Greta è andata in spiaggia, con mio nipote e gli amici suoi".

"Greta in spiaggia... Sul serio?". Antonietta si sentì rassicurata.

Le due donne si sedettero al tavolo, i pugni stretti come un nodo. E così passarono un'ora buona.

"Mio padre mi ha portata via che ero una ragazzina". Antonietta finalmente parlò a Teresa, lo fece con sincerità. "Cosa gli sia passato per la testa, proprio non lo so. Non ha più voluto parlare della Sicilia: doveva farcela dimenticare a tutti i costi. Era un amore malato, il suo, per questo l'ho sepolto a Bologna".

"Calma. Parla con calma, Ninella!".

"Da quando Vito mi ha detto delle saline, ho una strana idea per la testa che mi disturba".

Teresa la fissò, curiosa.

"Penso che mio marito abbia scoperto e nascosto tutto".

"Come nascosto tutto? E noi?".

"Voi? A Mario non importa di nessuno, non gli importa di me, non gli importa di sua nipote. Di suo figlio si interessava ogni tanto. Vuoi che gli importi di voi, Teresa?".

In quell'istante, il Notaio richiamò. Ninella sciolse l'intreccio delle mani con Teresa e corse a rispondere.

"Mario, ciao". Antonietta tagliò corto con le frasi di circostanza. "Ti ho chiamato perché, qui a Paceco, ho scoperto una cosa incredibile che riguarda mio padre".

Silenzio e poi: "Sono proprietaria di alcuni lotti, in cui un tempo lavorava la mia famiglia. Sì, sì, delle saline sto parlando. Ne sai qualcosa?".

Mario Fossati si materializzò prendendo le sembianze di un apparecchio telefonico, che emetteva suoni metallici e gracchianti.

"Vuol dire che mio padre era proprietario di alcune saline, a Nubia precisamente. Nel testamento, questo, doveva essere stato scritto, ti pare? Come non lo sai? ... Sì, ma non ti innervosire, te lo sto chiedendo e non accuso nessuno... Per ora... Puoi controllare e farmi sapere, per favore? Ecco, grazie... Cosa? Sì, stiamo bene, stiamo benissimo. Tu fammi sapere, va bene? Ciao... Sì, te la saluto. Ciao".

Il rumore di un'auto, in strada, accompagnò la chiusura della telefonata. Teresa, stranamente poco ciarliera, non fece commenti. Si limitò a studiare la reazione di Antonietta, che non volle sbilanciarsi troppo. "Sono i ragazzi?".

Teresa si piazzò sulla porta e riconobbe il bolide nero di Gaetano. "Sì, loro sono! Senti, Ninella, ti lascio. Ne riparliamo domani, eh?".

Mentre Teresa piroettò fuori, Greta contemporaneamente scivolò dentro. La ragazza trovò la nonna sull'attenti, ancora con il cellulare in mano.

"Ti ha chiamato il Notaio, per caso? Giorni fa mi aveva mandato un messaggio, ma non gli ho risposto".

"Come non gli hai risposto? Greta, non ti ho insegnato a fare così, io!".

"Scusa, ma mi ha scritto in pratica di tornare indietro, che le tue erano le solite trovate geniali, e mi ha infastidita...".

Antonietta s'addolcì. "Comunque, sì, era tuo nonno. Voleva salutare". Una bugia a fin di bene, rassicurò se stessa. Era meglio non immischiare la nipote in quella faccenda.

"E tu, sei stata al mare, mi ha detto Teresa. Con chi? Con Diego?".

"Sì, il mare è trasparente, uno spettacolo".

"Com'è Diego, gentile? Passate molto tempo insieme".

Era, forse, un altro il dubbio che Antonietta avrebbe voluto togliersi, e cioè cosa si fosse inventata Greta per non mostrare i segni sulle braccia che tanto detestava, ma ancora una volta la donna non osò toccare l'argomento. Così, chiese di Diego. L'ultima persona al mondo, alla quale Ninella avrebbe assegnato un ruolo di primo piano in quel viaggio. E che, invece, sembrava conquistarselo a suon di fugaci apparizioni.

Greta si trovò impreparata a rispondere sul salinaro e buttò lì la prima impressione che si era fatta di lui, al loro arrivo a Paceco: "Diego è un tipo normale, solo un po' chiuso. Sai cos'è successo oggi? Ho fatto il bagno, con solo il costume addosso. Niente coprispalle".

"Davvero?".

"A essere sincera, non ci sarei riuscita da sola. Ma Diego ha insistito, mi ha riparata fino in acqua".

"Ah".

"Sono contenta, è stato bello".

"E poi?".

"E poi niente. Mi sono coperta di nuovo e ho letto una rivista, sotto l'ombrellone. Devi venire la prossima volta, magari con Teresa".

E poi niente: Greta quasi si vergognò della sua ritrosia. A farci caso, ogni volta che si aggira una verità sostenendo che si tratta di niente, un nonnulla una inezia, poi si finisce sempre con il trovarsi di fronte a un'enormità. Ma Greta non ci volle pensare.

Anche Antonietta aveva risposto con un "E poi niente", quella volta che, tornata dalla storica passeggiata durante la quale Vito le aveva fatto da scorta, si era ritirata nella sua cameretta tutta rossa in volto. Marco Genovese si era dichiarato e le aveva assicurato che avrebbe presto chiesto di sposarla. Alla madre di Ninella non era servita alcuna spiegazione, perché a parlare erano state le guance della sua picciridda: l'emozione le aveva infiammate come torce.

Antonietta non scorse lo stesso rossore sul visino della nipote, ma qualcosa di diverso, quello sì. Greta era pallida, come sempre, e contenta. Una sensazione che la ragazza non provava da parecchi mesi. L'aveva detto lei stessa, riuscendo finalmente a buttare fuori quel che teneva per sé: era contenta. E lo si percepiva, anche.

Ninella, allora, si ricordò che l'emozione non è mai niente. Capì e la scusò: a conti fatti, quella era una bugia innocua, se paragonata alla sua.

Oru biancuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora