Passion

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Inutili furono le repliche del capitano, che alla fine si ritrovò veramente solo nella grande stanza, incerto sul da farsi. Vagò solitario per qualche minuto, osservando per la prima vera volta nel dettaglio quella stanza che aveva così tanto frequentato nel tempo. Ogni tanto sentiva rumori provenire dal seminterrato, e dopo tanto coraggio e tanto autoconvincimento, decise di andare a dare un'occhiata. Non prima si essersi soffermato d'avanti ad uno specchio per darsi una sistemata. Scese quella scale, con l'ansia che aumentava ad ogni gradino, così come i dubbi e le domande. E se non avesse voluto vederlo? E se avesse voluto vederlo ma non avesse voluto ascoltarlo? E se avesse voluto vederlo, ascoltarlo, ma poi non accettarlo? E se lo avesse deriso per quello? Per la sua omosessualità? Tutto svanì quando si ritrovò quasi a sbattere contro le porte del laboratorio, dove dopo secoli, lo rivide per la prima volta in tutta la sua bellezza. Indossava gli occhiali e la sua solita canotta nera, niente di luminoso proveniva però dal suo cuore, e le sue braccia erano sfigurate da vari graffi. Persino la sua barba, sempre ben curata, era incolta, non dandogli più quell'aspetto frivolo da playboy. I suoi occhi, diamine i suoi bellissimi occhi si erano ridotti a delle perle nere spente, vuote, contornate da occhiaie che nemmeno il miglior fondotinta avrebbe coperto. Quei suoi bellissimi occhi color nocciola non c'erano più, quei suoi bellissimi occhi che, merda lo stavano fissando. A Steve mancò il fiato. Ed impercettibilmente anche a Tony. Erano due anime gemelle, ed era come se ciò che provava uno, lo provava l'altro allo stesso tempo. Si guardarono, si studiarono, per minuti che parvero interminabili, finché lo sblocco automatico delle porte li riportò entrambi alla realtà.

Ah Friday, quell'intelligenza artificiale che ormai di artificiale aveva solo il corpo.

"Tony, io..." iniziò timoroso Steve, entrando nel laboratorio.

"Non dovresti essere qui, vattene." Rispose Tony freddo, voltandosi di spalle, cercando di rallentare il suo battito cardiaco, senza farsi notare.

"Ti prego lasciami spiegare..." continuò il capitano, facendosi strada tra i rottami.

"Ho detto va via." Rispose secco Tony, cercando di contenersi il più possibile.

"Ma io-"

"Cazzo vattene Steve!" in un impeto di rabbia Tony gli lanciò qualcosa contro; Steve, d'abitudine, portò il suo braccio a coprirsi, convinto di avere con sé lo scudo, rendendosi conto solo dopo di essersi ferito.

"Io-" Tony non sapeva cosa dire, fissava le sue mani e poi il braccio di Steve.

"No è tutto ok, è solo un graffio." Cercò di ripulirsi con la sua stessa maglia, non risolvendo la situazione.

"No, non è tutto ok, ti ho ferito, fammi solo cercare il kit di pronto soccorso-"

"Tony davvero va tutto bene. Questo non è niente in confronto a ciò che ti ho fatto. Se per stare meglio hai bisogno di colpirmi, di sfogarti, ti prego fallo pure, tutto pur di vederti sorridere di nuovo."

"Ma si cosa stai parlando? Come potrei mai farti del male? Steve io ti-" si fermò.

All'improvviso si rese conto di star pronunciando quelle parole, nel momento sbagliato. Riprese quindi ad ignorarlo, cercando di nascondere le sue emozioni dietro quella maschera di ferro che ormai indossava abitualmente, e no, non si parlava di Iron Man.

"Ti prego Tony parlami, urlami contro, fa qualsiasi cosa ma non ignorarmi." Lo implorava nel mentre Steve, seguendolo nei suoi movimenti, ed avvicinandosi sempre si più.

"Tu...mi hai fatto del male Rogers, tanto." Parlò Tony ancora di spalle, cercando di reprimere quel nodo in gola.

"Lo so, e me ne pento."

'Till the last breathWhere stories live. Discover now