Pride

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Continuava a fissare quella lettera, come se all'improvviso le parole scritte su di essa potessero cambiare.

"Se hai bisogno di me, ci sarò." Ripeté ancora una volta, mentre sorseggiava dello squallido whiskey con ghiaccio.

Nell'altra mano reggeva un cellulare, con un unico numero salvato su di esso, indeciso come sempre se chiamarlo oppure no. Tony era stanco di tutto quello, ma nonostante fossero passati mesi, anzi forse anni, non riusciva a darsi pace. Quella che per lui era sempre stata una forte amicizia, una grande intesa lavorativa, forse era stata tutt'altro. E se ne rese conto solo quando l'altra persona interessata era scomparsa dalla sua vita. In realtà poteva ritornare in qualsiasi momento, ma il suo orgoglio non glielo permetteva. Era troppo orgoglioso per premere quel pulsante e far partire la chiamata, troppo orgoglioso per rispondere alla sua lettera, troppo orgoglioso per perdonarlo, troppo orgoglioso per ammettere di amarlo. Scaraventò il suo bicchiere vuoto contro la stessa parete, che ormai aveva imparato a subire. Non si prese neanche la briga di ripulire il casino da lui fatto, lasciò che le macchine da lui stesso create facessero ciò per cui erano designate.

"Signore?" lo richiamò Friday, la sua intelligenza artificiale, nel mentre scendeva come al solito nel suo laboratorio.

"Cosa vuoi ancora?" rispose seccato Tony, leggermente ubriaco, come d'abitudine nell'ultimo periodo.

"Non credo sia saggio lavorare nelle sue condizioni, non vorrei ricordarle l'incidente della scorsa volta." Friday si riferiva alla settimana prima, quando completamente ubriaco aveva cominciato ad armeggiare con la sua armatura, distruggendo quasi tutto e ferendosi gravemente una mano, sulla quale portava ancora i segni.

"Forse dovrebbe chiamare qualcuno, magari la signorina Romanoff? Il generale Rhodes? O preferisce il capitano Rogers?"

"Non-" esclamò Tony, gettando tutto ciò che c'era sulla sua scrivania per terra "-azzardarti mai più a pronunciare quel nome."

"Ma signore, forse un amico potrebbero farle del bene-"

"Amico?" alzò il suo sguardo al soffitto, cercando di parlare faccia a faccia con la sua creazione. "Amico Friday? Sul serio? Tu definiresti amico qualcuno che ti ha tradito? Qualcuno che ti ha letteralmente lacerato l'anima? Che ti ha conficcato la sua arma nel petto, spezzando il tuo cuore?" man mano la sua voce si affievolì; le sue urla si trasformarono in sussurri, quando il suo sguardo si posò su quel dannato scudo, ancora sporco del suo stesso sangue.

"Quello non è un amico Friday, non lo è mai stato. Ed ora sparisci, non voglio sentirti più." Tony si rese conto di star piangendo, ancora.

"Ma signore, sono praticamente ovunque in questa casa e-"

"Ti ho detto sparisci Friday!" urlò ancora, distruggendo per l'ennesima volta le sue creazioni. Ormai non era più in sé, non lo era più da quando lui aveva scelto un altro, da quando lui aveva scelto l'assassino dei suoi genitori.

D'altro canto il capitano Rogers non se la passava per niente bene. Aveva congelato, forse per sempre, il suo migliore amico, quello che credeva di aver perso per sempre ma che poi aveva miracolosamente ritrovato, quello che aveva anteposto all'amore della sua vita. Ed era rimasto solo, senza lo SHIELD, senza Bucky, Nat, Bruce, senza il suo scudo, che lo faceva essere capitan America, sebbene sapeva di poterlo essere anche senza. Senza Tony, per cui si era reso conto di aver una cotta stratosferica dalla loro prima missione assieme, per cui aveva stravolta la sua idea di amore, per cui aveva persino dimenticato Peggy. Lo stesso Tony che aveva abbandonato da ormai tanto, troppo tempo. Steve sebben credesse di aver fatto la cosa giusta, si sentiva ogni giorno sempre più in colpa per ciò che aveva fatto. Ed era cambiato. Si trascurava, non faceva più le sue corse mattutine, non partecipava più alle riunioni dello SHIELD, non dormiva, se solo non fosse stato per il siero da super soldato iniettato nelle sue vene, si sarebbe trasformato in un corpo vuoto vivente. E poi quella frase, gli rimbombava nella testa sempre, ad ogni ora, in ogni secondo, in ogni momento "Quello scudo non ti appartiene!".

'Till the last breathWhere stories live. Discover now