Strinsi i pugni nel sentir parlare di mia madre e stavolta fu Dantalian a far passare la mano sul retro della mia schiena, osservandomi dispiaciuto con la coda dell'occhio e non soffermandosi su un dettaglio che effettivamente non sapeva nessuno. Nessuno tranne Rut.

Passato il momento di sconforto si rivolse a Denholm. «Ti dispiace se ti chiedo di passarmi il numero del tuo spacciatore? Ti passa roba davvero buona, tipo funghi allucinogeni immagino, o non mi spiego cosa cazzo ti passi per quella testa di merda che ti ritrovi». Ringhiò.

Quanto avrei voluto in quel momento poter visualizzare quel ponte pieno di fiori e piante rampicanti nella mia testa, scagliandogli contro qualcosa che avrebbe potuto aiutarci ad avere più tempo. Se Cox avesse continuato a credere alla mia fertilità ci sarebbe stato più tempo, per noi, di capire come agire e forse sarebbero anche arrivati Rut e gli altri.

Nezha utilizzò la forza elevata del suo essere e spostò di forza il braccio di Kyran, che le impediva di parlare chiaramente. «Forse non hai studiato poi così bene se non sai che Arya non è fertile, visto che prima era un demone e i demoni non sono fertili!».

Imprecai mentalmente.

«Che cosa?». Tuonò Denholm, spostando lo sguardo su di me e poi al mio fianco, dove c'era Dantalian. «È vero quello che dice questa puttana?!».

Gli bastò vedere il suo sopracciglio alzato e il divertimento nel suo sguardo per capire che Nezha aveva detto la verità. Questo mandò il suo solito autocontrollo, la sua calma spietata, in frantumi. La magia sparì e si trasformò nella vera bestia che era, strillando furioso e aggirando la sua scrivania per prendere qualcosa da un cassetto. Una pistola.

Una pistola puntata nella mia direzione.

«Col cazzo!». Sibilò Dantalian e si lanciò in avanti, stringendo il collo e il polso di Denholm con una presa decisa, fino a spingerlo sul muro da cui iniziarono a cadere degli oggetti dalle mensole poste in alto.

Nezha buttò la testa all'indietro e colpì, in un momento di distrazione, il suo aguzzino sul naso con un rumore sinistro di ossa rotte. Non persi tempo e mi protesi velocemente verso Melville, rompendo le fascette con la sola forza delle mani, e al resto ci pensò da solo. Mi osservai attorno e mi ritrovai in totale confusione, non sapendo chi aiutare.

Denholm aveva appena colpito Dantalian con il retro della pistola sulla nuca e adesso lo teneva inchiodato sulla scrivania, ma il dolore di quest'ultimo non durò molto e per questo si riprese in fretta. Si alzò con il busto e gli mollò una testata che lo fece indietreggiare.

Kyran, invece, aveva di nuovo bloccato Nezha alle spalle, stavolta però le teneva i capelli in una morsa decisa per vietarle di girarsi e colpirlo ancora una volta. Grugniva di dolore, mentre lei tentava di dimenarsi in tutti i modi, ma lui la alzò da terra e in quel momento decisi chi dovevo aiutare.

Mi precipitai da loro e mollai un calcio sul retro delle ginocchia di quello che una volta era un mio amico, costringendolo a piegarsi in ginocchio sul pavimento, e Nezha fece un giro completo su sé stessa, chiudendo le dita della mano e dandogli un pugno in pieno volto che lo fece appiattire sul pavimento.

«Come diavolo ha fatto a trovarvi?». Mi portai le mani sui fianchi e tentai di calmare il mio respiro.

Il suo sguardo si posò su di me e fu sorprendente vederla sorridere come se niente fosse. «Non mi ha trovato, mi sono fatta trovare. Per non farci riconoscere facilmente da Denholm e chiunque fosse sotto il suo ordine abbiamo deciso di indossare dei mantelli che coprissero anche i capelli. Con noi c'erano anche Jessamyn e Honey, stavano scappando a chiamare aiuto anche loro, e allora sono riuscita a convincere Myn ad indossare i miei vestiti per confondersi con me, così che Ximena non capisse che io sono rimasta qui. Credo che, ovunque siano adesso, l'abbia già capito, ma spero siano lontane abbastanza».

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