Capitolo 1

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Non ho mai avuto problemi ad addormentarmi, mi sono sempre addormentata ovunque. Fino ad ora.

Riesco a riconoscere i lineamenti dei mobili che sono all'interno della mia stanza solo grazie al chiarore della luna che entra dalla finestra. Dovrei dormire, ma il sonno sembra essere un lusso che non posso permettermi. Nel momento in cui mi trovo sotto le coperte il mio cervello Inizia a fare troppo rumore, i pensieri iniziano a farsi più pesanti, e la mia anima sembra sempre più esausta.

E io non posso fare altro che pensare al fatto che la mia vita sia diventata una noiosa routine che si ripete giorno dopo giorno, che io sia diventata un cumulo di apatia, e che la sensazione di vuoto mi avvolga.

Di notte penso, penso, penso, poi suona la sveglia. E come ogni mattina mi rendo conto di essermi persa il momento in cui mi sono abbandonata al mondo dei sogni.

Quindi non mi resta altro che prepararmi, andare a scuola fingendo che vada tutto bene senza far trapelare la minima emozione con la speranza che tornando a casa possa trovare mio fratello sul divano. Non gli chiederei nulla, perché come giustificazione accetterei anche un "ehi sorellina, non ho trovato le sigarette che volevo per sei mesi."

«April? Se sei pronta papà è giù che ti aspetta» mi informa mia madre da dietro la porta.

«Arrivo» dico correndo giù per le scale prima che abbia la malsana idea di provare ad essere affettuosa nei miei confronti. Del fatto che mi voglia bene ne sono consapevole, non capisco per quale motivo sia così ostinata nel cercare contatto fisico. Anche se effettivamente prima ero una delle persone più appiccicose del mondo, le cose sono cambiate.

«Buona giornata» le urlo quando sono fuori la porta.

Intercetto papà intento a salire in macchina e lo seguo a ruota, il viaggio è silenzioso e in poco tempo ci troviamo fuori la Hamlet High School. Mi sono sempre chiesta per quale motivo una scuola si debba chiamare come una tragedia di Shakespeare, ma alla fine dei conti non è che me ne freghi più di tanto.

Saluto mio padre senza troppi convenevoli e mi dirigo verso la panchina sotto la quercia che si trova nel cortile e di cui io e i miei amici ci siamo appropriati l'anno scorso.

Appena arrivo al nostro solito punto di incontro non conto cinque teste ma solo tre.
Destiny, Zara e Winnie mi salutano e io mi limito a sorridere e a sedermi con loro, mentre riprendono a parlare di qualche film che non ho visto e di cui nemmeno mi interessa probabilmente.

«I ragazzi?» chiedo dopo un po' che non li vedo arrivare.

«Ci cercavi?» chiede Andrew apparendo praticamente dal nulla dopo la mia domanda.

«Non vi vedevo» mi limito a rispondere.

«Comunque ci vedevi oppure no, abbiamo portato i caffè.»

«Ma io-» non riesco a finire la frase che Denny mi interrompe porgendomi un bicchiere diverso.

«Tu non lo bevi.»

Sorrido, porto il bicchiere alle labbra e mi rendo conto che per quanto i due miei amici mi vogliano bene non sono capaci a ricordarsi i dettagli.

«Avete sbagliato gusto» non che mi interessi, ma adoro vederli addossarsi le colpe a vicenda quindi dovevo dirlo.

«Visto testa di cazzo ti ho detto che lo beve a pera» parte subito alla riscossa Andrew.

«No, pera le fa schifo» risponde Denny.

«Allora ad ananas.»

CwtchWhere stories live. Discover now