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Ho la ragione che rallenta
Ogni mio senso di colpa
E non c'è un mostro che la tolga da me

Corro. Corro e non mi fermo. Corro tra le strade di Montecarlo, e ogni tanto controllo i parametri sul mio Apple Watch. Devo ricaricare le energie per le prossime gare. Hamilton mi ha scavalcato e ci separano dodici punti. Devo assolutamente vincere questo Campionato. Non posso perdere e deludere il team. È un classico perdersi in un bicchiere d'acqua. Se perdessi non me lo perdonerei mai. E poi, vincere il titolo al secondo anno in Formula 1 non sarebbe male. È comunque un mio obiettivo, e ci tengo a raggiungerlo.

Mi fermo per bere dell'acqua, e dopo lo stretching torno a casa. Fisso delle foto che ritraggono me e Adrien e una lacrima solitaria solca il mio viso. Mi manca. Mi manca la sua voce.

In doccia tento di scacciare i pensieri, ma questi ritornano prepotenti nella mia mente. Indosso una tuta e preparo da mangiare. Il campanello suona e apro la porta.

I miei fratelli e mia mamma mi abbracciano e li faccio entrare. Presumo che pranzeranno con me.

«Come stai?» domanda Lorenzo entrando in cucina. Siamo soli. «Sul punto di scoppiare da un momento all'altro però non posso permetterlo. Ammetto che volevo smettere di correre. Non potrei farlo. È ciò che mi rimane»

«Non sei solo. Ci siamo noi con te»

«C'è una cosa che non ti ho detto. Io e Adrien siamo fidanzati», confesso in un sussurro. «Lo sapevo già. Non serviva un genio per capirlo», dice Lorenzo con un sorriso e abbasso lo sguardo. «Avevamo pianificato di dirlo al mondo intero. Volevamo essere felici e far capire alla gente che due ragazzi possono stare insieme. Non è sbagliato. Due ragazzi possono amarsi. Però la gente non lo capisce perché è ferma nel loro pensiero medievale in cui la donna e l'uomo devono stare insieme. L'amore è amore», affermo. «Charles, tu devi vivere la tua vita come meglio credi e non badare a ciò che la gente pensa. Non c'è nulla di male nell'amare un ragazzo. Direi che è giunta l'ora di dirlo, solo se sei pronto».

Annuisco e mi aiuta a cucinare.

Mangiamo in silenzio la pasta col sugo preparata rigorosamente da me, e poi usciamo a fare una passeggiata. Qualche fan mi riconosce e scatto un paio di foto. Ci fermiamo davanti l'ospedale e mamma mi stringe tra le sue braccia.

«Vai. Noi ti aspetteremo qui».

Entro nella struttura, prendo l'ascensore e percorro il lungo corridoio, trovandomi davanti la stanza di Adrien. Prendo un respiro profondo e abbasso la maniglia. Mi siedo e gli stringo una mano.

«Ho perso la leadership. Dodici punti mi separano da Hamilton. Sai quanto sarebbe bello battagliare con te? La Ferrari ti aspetta», dico.

Nulla.

Staccare la spina.

Allontano questa frase dalla mia mente e osservo il mio ragazzo: è in pace con se stesso.

Svegliati!

«Adrien, io non posso perderti. Ho paura, paura di non sopravvivere senza di te. Lorenzo dice che devo rendere pubblica la nostra relazione. Tu sei d'accordo? E se ti svegliassi e te la prendessi con me? Perché diamine non reagisci? Svegliati!»

Nulla. Nessun movimento. I parametri rimangono sempre gli stessi. Mi alzo con l'amaro in bocca e gli stampo un bacio sulla fronte.

Esco dalla stanza e in ascensore scoppio a piangere. In questi mesi mi sono ridotto come una pezza malconcia. Mesi pieni di dolore e sofferenza. Mesi in cui ho pregato affinché Adrien si svegliasse. Sto rivivendo la medesima situazione di Jules. Avanti e indietro dall'ospedale. Gran Premio di qua, Gran Premio di là. Pianti e voglia di urlare. Vivere due lutti, a distanza di due anni, non è stato per niente facile. Aggiungiamo anche la perdita di Anthoine circa un mese fa...Tuttora penso a Jules e a mio padre, al mio essere inerme. I sensi di colpa mi logorano dentro. Cosa potevo fare? Nulla. Se solo non si fosse corsa quella gara a Suzuka, Jules potrebbe essere qui. Almeno lui. Mi manca confidarmi con lui e gareggiare sui kart a Brignoles. Mi mancano le chiacchierate seduti al porto e i sogni che condividevamo. "Un giorno andrò in Ferrari", diceva. Quel giorno sarebbe arrivato presto. Forse al mio posto ci sarebbe stato lui.

Montecarlo // Charles Leclerc [COMPLETA]Where stories live. Discover now