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Bastasse una pillola per non sentire il dolore
Soltanto una lucciola per far la luce del sole

Un mese dopo...

Taglio la linea del traguardo primo, allungando di due punti la leadership su Lewis Hamilton. Vincere, dopo aver perso Anthoine ieri, era nei miei programmi. Questa vittoria è per lui, per mio padre e per Jules. Ho sempre seguito le gare di Formula 2, e mai mi sono imbattuto in incidenti del genere. Io e Pierre ci siamo guardati terrorizzati. Entrambi abbiamo perso un amico.

Scendo dalla monoposto e il team si congratula con me. Dopo la cerimonia di premiazione e varie interviste, mi dirigo nella mia camera d'hotel e mi stendo sul letto, fissando dapprima il soffitto, e poi chiudo gli occhi.

Per quanto riguarda Adrien, non ho notizie di lui. O meglio, la situazione è sempre la stessa. Nessun miglioramento. Prego affinché si svegli, che mi guardi negli occhi e mi sorrida. Vorrei che fosse tutto un sogno, però è la realtà, e io vorrei solo riavvolgere il nastro per evitare l'incidente del mio ragazzo.

Prendo il primo volo per Nizza e aspetto che Lorenzo venga a prendermi all'aeroporto. Con uno sguardo gli faccio capire che deve accompagnarmi in ospedale. Scendo dall'auto e raggiungo a grandi falcate la stanza di Adrien. Nulla è cambiato: è ancora attaccato alle flebo e all'ossigeno. Deglutisco a questa vista. Mi siedo e gli afferro una mano. Lo guardo a lungo: preserva ancora la sua bellezza, i tratti duri ora sono rilassati, la mascella leggermente pronunciata. È in pace con se stesso.

«Ho perso anche Anthoine. C'è stato un brutto incidente in Formula 2, ma non voglio raccontarti nulla perché l'ho visto in diretta. Ad ogni modo...a che punto ero rimasto con il libro? Ah sì, al capitolo diciannove!» dico mentre pesco dal comodino il romanzo che sto leggendo.

I medici dicono che parlare e leggere ad alta voce stimola il cervello del paziente in coma. Io spero che funzioni e che Adrien si svegli.

Non so quanto tempo passa, ma un dottore mi obbliga ad andarmene perché l'orario delle visite è terminato. Ormai mi conoscono e sanno che non voglio mettere piede fuori. Cerco di stare il più possibile con il mio ragazzo.

«Charles, per favore»,dice il medico visibilmente stanco e sospiro.

Stampo un bacio sulla fronte di Adrien ed esco dalla stanza con il cuore pesante.

Finirà mai tutto questo?

Una settimana dopo...

«Il Predestinato vince il Gran Premio d'Italia!»

Taglio la linea del traguardo e un enorme boato giunge alle mie orecchie.

«P1 Charles! P1! Grande Charles! Hai vinto!» mi dice il mio ingegnere di pista. Sorrido.

Ho vinto! La Ferrari torna sul gradino più alto del podio, qui in Italia.

Parcheggio la monoposto dietro il cartello numero 1 e Valtteri e Lewis si congratulano con me. Abbraccio ogni membro del team, i quali esultano e mi sollevano da terra.

«Bravo Charles! Congratulazioni! Ho sempre creduto in te», mi dice Mattia tra le sue braccia.

Lo ha sempre fatto, sin da quando ero nell'Academy. Mi ha sempre sostenuto, anche quando non ricopriva il ruolo di team principal. E devo ringraziare Maurizio se ora sono qui, a festeggiare con il team. Un pensiero va anche ad Adrien. Questa vittoria è anche per lui.

Abbraccio anche Sebastian.

«È fiero di te, non dimenticarlo», assimilo le sue parole.

Sa sempre cosa dire.

Vengo intervistato da molti giornalisti e scatto varie foto con i fans. È così bello ricevere l'affetto dei Tifosi e sapere che credono ancora nella Ferrari, e soprattutto che ripongono grandi speranze in me. Molti pensano che questa sia l'eredità che mi abbia lasciato Jules, e forse hanno ragione. Sto continuando quello che Jules non è riuscito a fare. Lo devo a lui, a me stesso e a mio padre. Avere un sedile in Ferrari è quello a cui ho sempre ambito, sin da bambino. Quando vedevo la gara a Monaco cercavo sempre la macchina rossa, quella che ora sto guidando. È un sogno che si realizza, il mio. Se c'è una cosa che ho imparato è che non bisogna mai smettere di credere nei propri obiettivi.

«Charles, che dici, andiamo a mangiare qualcosa qui vicino per festeggiare la tua vittoria?» domanda Pierre raggiungendomi. Ha un asciugamano attorno al collo e la lattina della RedBull in mano. «Come vuoi», borbotto e cammino verso il mio motorhome.

«Allora ci vediamo alle 20:30?» annuisco e lo saluto.

Una volta chiuso dentro, mi siedo sul divano e fisso un punto indefinito. A riscuotermi dai pensieri è Sebastian.

«Perché non sei a festeggiare col team? Mattia e Andrea ti cercano»

«Pierre mi ha proposto di andare da qualche parte stasera. Non sono in vena di festeggiamenti».

Il mio compagno di scuderia si siede al mio fianco e mi fa poggiare la testa sulla sua spalla.

«So quanto per te sia difficile, ma hai pur sempre vinto in Italia! Adrien non vorrebbe vederti così. Ricordi nel 2015 a chi ho dedicato la vittoria in Ungheria? A Jules. Certo, non sono andato in discoteca a divertirmi, ma ho festeggiato con il team, con le persone a cui tengo. E dovresti fare lo stesso»

«Nemmeno una settimana fa ho perso Anthoine...» mormoro. «Noi piloti corriamo rischi, non giriamo in tondo per divertirci. Dobbiamo essere forti. Le persone che abbiamo perso vorrebbero che andassimo avanti e onorassimo la loro memoria. Tu sei forte Charles, lo sei davvero».

Sorrido debolmente. Sa sempre cosa dire. È questo che adoro di lui. Motiva le persone e riesce a risollevare loro l'umore. Seb è davvero una persona d'oro.

«Ora lavati che puzzi di Champagne. Ci vediamo alle 20:30 alla pizzeria vicino al circuito. Ringrazia Pierre».

Sebastian esce dal motorhome.

Menomale che nonostante i miei momenti da scazzato o da piagnucolone Pierre c'è.

Una settimana dopo...

Cammino lungo il corridoio e raggiungo la stanza di Adrien. Le infermiere mi salutano debolmente. Sono un caso perso. Ma cosa posso farci? L'amore della mia vita è in bilico tra la vita e la morte e potrei mai voltargli le spalle?

«Ciao amore», lo saluto non appena entro e poso lo zaino a terra.

Avvicino la sedia al suo letto e gli stringo una mano. Gli ho già parlato della vittoria a Monza, di quanto sia stato speciale e quanto avrei voluto averlo al mio fianco.

Prendo un libro dallo zaino e inizio a leggere. Ogni tanto mi soffermo a guardarlo, cercando pure il minimo movimento da parte sua. Ma nulla accade. E io soffro.

Finirà mai quest'agonia?

Montecarlo // Charles Leclerc [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora