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Mi chiedo, come si misura un amore?
In base a quanto ci mettiamo a dimenticarlo o a quanti dettagli riusciamo a ricordare?
Io ne ho dimenticate tante di cose nel tempo, ma di te ricordo persino i respiri che sfioravano il mio viso, e i battiti del tuo cuore che acceleravano quando mi baciavi.
Io ne ho dimenticate tante di cose nel tempo, tranne la sensazione di quando riempivi gli spazi tra le mie dita con le tue, tranne quei giorni passati in spiaggia a guardare il tramonto, solo io e te.
Io che cercavo di districarmi tra i nodi della mia vita, e tu che districavi i nodi delle cuffiette porgendomene una. "Senti che bella questa canzone" mi dicevi, ed io non potevo fare a meno di pensare a quanto fossi bello tu, con i capelli legati male, ed io che se non ero legata a te stavo male.
Io ho dimenticate tante di quelle cose lungo il mio cammino, ma di te ricordo ancora tutto, persino il profumo che aveva la tua pelle.
Perché mi sei rimasto impresso dentro con ogni volta in cui sei andato via e quelle in cui sei tornato.
Sei rimasto inciso come un tatuaggio sul cuore, uno di quelli indelebili che non sbiadiscono neanche se il tempo passa.
Così come te.
Così come noi.

Quel giorno, nonostante fosse giugno, il cielo era nuvoloso.
Mi rigiravo tra le coperte morbide in cerca di qualcosa che mi desse la voglia di alzarmi e iniziare la giornata.
Non dormii bene quella notte. Il modo in cui Samuele aveva reagito mi scombussoló a tal punto da passare ore e ore in cerca di un motivo, di una spiegazione, per ciò che era successo quel pomeriggio. Mi aveva fatto credere di volermi accanto, di volermi tra le sue lune storte e gli scheletri che non lo lasciavano andare. Mi aveva avvicinata a lui, aveva tagliato le distanze tra di noi e per un attimo avevo creduto che mi avrebbe fatta sua, prendendosi ogni parte di me con le sue labbra.
Ma col tempo imparai a capire che Samuele non era come tutti gli altri. Imparai a capire che quei mostri che lo divoravano dall'interno, che lo tiravano con forza verso l'oscurità, erano insediati così tanto dentro di lui che mandarli via era impossibile.
«Certi mostri non muoiono mai» , mi aveva detto, ed io non feci che pensare solo a quella frase tutta la notte, come fosse un ritornello, uno di quelli che ti rimane incastrato nella testa fino ad odiarlo.

Con fatica mi alzai dal letto. Poggiai i piedi nudi sul pavimento freddo e facendomi forza andai verso il bagno. Controllai frettolosamente le notifiche che illuminavano lo schermo del cellulare, e trattenni il respiro sperando di trovare l'unico messaggio che mi importava realmente...il suo. Uno strano fastidio si impossessò del mio petto quando mi resi conto che non mi aveva scritto. Il timore che avrebbe potuto annullare il nostro appuntamento mi assalì e quel fastidio non mi lasciò andare nemmeno per un istante. Posai il cellulare e mi convinsi ad entrare in doccia, nonostante le mille paranoie che mi vorticavano pericolosamente per la testa.
Provai un senso di sollievo non appena il getto tiepido dell'acqua investì il mio corpo, rilassando ogni muscolo sotto la pelle. Stiedi dentro la doccia per una ventina di minuti e quando finii mi sentii rinata. Avvolsi i capelli con una tovaglia e dopo essermi asciugata, mi vestii. Indossai una tuta nera e una canottiera grigia mi fasciava il petto. Senza perdere molto tempo asciugai i capelli e mi resi conto di quanto erano diventati lunghi. La chioma corvina mi ricadeva lungo la schiena, incorniciando il mio volto rossiccio per l'abbronzatura e gli occhi azzurri che grazie alla scottatura risaltavano ancora di più.
Dopo aver dato una sistemata al bagno, andai in cucina dove trovai Giorgia. Stava seduta su uno dei sgabelli posti intorno al ripiano in marmo al centro della stanza. La lunga cascata di capelli castani era legata in una coda bassa e gli occhi marroni da cerbiatta erano posati, assonnati, sulla tazza di cappuccino che teneva tra le mani. Una maglia blu la copriva fino alle cosce, lasciando intravedere un pantaloncino grigio e le sue gambe snelle.
«Buongiorno. Dormito bene?» le chiesi. Si voltó verso di me e in risposta fece uno sbadiglio. «Ho dormito così bene che non riuscivo ad alzarmi. Tu come hai dormito invece?» posò i suoi occhi grandi su di me, aspettando che dicessi qualcosa. «Bene.» mentii, mordendomi la lingua subito dopo. Non ero ancora pronta a parlare con qualcuno di Samuele e delle mie paranoie. Non volevo espormi e non volevo esporre il ragazzo dagli occhi di quel verde intenso quasi da sembrare magnetici. Avevo il presentimento che quel lato di lui non lo conoscevano in molti, che quelle parole non lasciavano spesso la sua bocca, perciò preferii mentire, custodendo tutto ciò che era successo tra di noi, nella mia mente.

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⏰ Last updated: May 23, 2022 ⏰

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Un cuore per dueWhere stories live. Discover now