3. Never Be Alone

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Si svegliò nel bel mezzo della notte, il caldo la opprimeva e aveva bisogno di bere qualcosa.

Scese cauta le scale, sapeva che non avrebbe svegliato nessuno visto che era scalza, e gli altri avrebbero dovuto avere un udito ultrasonico per sentire il rumore della sua camminata.

Arrivò in cucina e si accorse che non aveva bisogno di accendere il lampadario per vedere, la luce della luna che entrava dalle grandi finestre illuminava le stanze, provocandole una sensazione di quiete.

Aprì il frigo e prese l'acqua, versandola in un bicchiere «Ne dai un po' anche a me?» una presenza dietro di lei la fece sussultare e per poco non tirò un urlo «Dio, Luca mi hai fatto morire di paura» esclamò mettendosi una mano al petto.

«Scusa» gli versò un po' d'acqua in un bicchiere e glielo porse «Come mai in piedi a quest'ora?» sospirò pesantemente, quella notte aveva sognato spiagge paradisiache e un mare azzurro da far invidia.

Non potevano sapere che si erano svegliati per lo stesso motivo.

«Non riesco a dormire» lui annuì e dopo aver finito di bere la prese per mano per portarla sul divano. Si sedettero e rimasero a guardarsi per un po', non sapendo cosa dire.

Gli sembrava di averla già vista, la sfumatura dei suoi capelli non gli era nuova e neanche i suoi lineamenti; la forma delle labbra rosee o quella del naso perfettamente all'insù, per non parlare dei suoi occhi, montagne senza neve. Fu l'unico pensiero che gli passò per la testa.

«Come mai non hai fatto i casting anche tu?» sapeva perfettamente che non potevano averla rifiutata, era troppo brava, quindi l'unica opzione era che non li avesse proprio fatti.

«È una lunga storia» si strinse nelle spalle e portò le gambe al petto, e il ragazzo capì che non aveva voglia di parlarne.

«Quando e se, ti sentirai di parlarne io sono qui» appoggiò una mano sulle sue spalle e i loro sguardi si incrociarono di nuovo.

Ad entrambi sembrò un déjà-vù e istintivamente si avvicinarono, ma si allontanarono sobbalzando quando sentirono un rumore che proveniva dalla cucina.

«Accidenti» si alzarono dal divano vedendo Mattia, seduto per terra, che inveiva contro il tavolo della cucina.

«Matti ma che hai fatto eh?» domandò Luca aiutandolo ad alzarsi e maledicendolo per aver fatto rumore.

«Non ho visto il tavolo e sono caduto» spiegò massaggiandosi una coscia, gli altri due risero cercando di non farsi vedere.

«Ma come hai fatto?» chiese Luca tra le risate mentre senza accorgersene si avvicinava di più a Dafne.

«Non lo so okay? Non mi ricordo neanche più perché sono sceso in cucina, quindi ora me ne torno a dormire, buonanotte» il ballerino li lasciò di nuovo soli e anche loro decisero che era meglio tornare a dormire.

Le lasciò un bacio sulla guancia e attraversò il corridoio, sparendo nella porta infondo, l'unica che era esattamente davanti alle scale.

Si appuntò quale era la sua camera e tornò a dormire, o meglio, tornò a rigirarsi nel letto pensando e ripensando. A chi è intuibile.

*

Quella notte non chiuse occhio, non riusciva a levarsi Lui dalla testa, l'aveva sognato, eppure non riusciva a ricordarsi perfettamente il suo viso, si ricordava i suoi bellissimi occhi marroni e i suoi capelli morbidi, ma non di più.

Aveva fatto un buon lavoro per dimenticarlo e il fatto che fossero passati quasi due anni e che i ricordi si fossero sbiaditi giocava a suo favore, o sfavore, a seconda dei punti di vista.

Another love {LDA}Where stories live. Discover now