Capitolo 3

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Era stata una giornata decisamente stancante.
Mattia aveva trascinato Christian per tutto il centro città, e gli aveva mostrato i posti che più gli piacevano.

Christian si sentiva estremamente felice,  soprattutto quando gli era capitato di sentire parlare il suo amico in francese. E ok, lui di francese non ne capiva un cavolo, ma Mattia che parlava con quel tono e con quell'accento era decisamente qualcosa di fantastico da vedere e sentire.

Christian lo aveva sempre pensato, dalla prima volta che si erano visti, che il francese fosse la lingua del biondo, perché lui sembrava un principe, ed i principi parlano la lingua dell'amore, che il moro associava al francese.

Quindi per farla breve: Christian considerava Mattia un principe, fin dal loro primo incontro, e quel giorno vedendolo parlare in francese rafforzò la sua convinzione.

Mattia era decisamente un principe.
Senza alcun dubbio.

"Ma mi ascolti?" Gli chiese il più piccolo, sventolandogli una mano davanti agli occhi, e Christian sembrò risvegliarsi "Scusa. Stavo pensando" si giustificò il più grande, stringendo appena la presa sulla mano dell'amico.

Erano sulla strada di ritorno per casa, con un leggero venticello serale a scompigliare i capelli  di entrambi, eppure nessuno dei due osava lasciare la mano dell'altro da quella mattina.
E forse non ci avevano nemmeno fatto caso, o forse non avevano il coraggio di staccarsi perché avevano aspettato un momento simile per tutte le volte che avrebbero voluto aversi accanto, ma erano separati da chilometri di distanza.

Chi può dirlo?

"E cosa è così importante da pensare mentre sei con me?" Mattia si lasciò scappare una risata, dietro a quella domanda, perché si rendeva conto che fosse una cosa strana da chiedere, eppure quella cosa strana era semplicemente paura. Paura che il moro avesse trovato qualcuno di così importante, da poter superare lui, perché il biondo avrebbe accettato tutto nella sua vita, ma quello no. Non avrebbe mai voluto essere messo da parte da Christian a causa di una persona più importante.

E nonostante si rendesse conto che Christian non ne volevesse sentire di stargli lontano, quella paura sguazzava dentro di lui, come i pesci nel mare.

"Cosa c'è di così importante da pensare mentre sono con te?Mh.. fammi pensare-si grattò la nuca e poi continuò- Oh ma certo. Tu" Mattia si mise a ridere "E ti aspetti che ci creda?" Gli chiese, mentre il moro iniziò ad arrossire leggermente, ridendo a sua volta "Certo che devi crederci. Mi stavo chiedendo quando potrò vederti ballare" sparò la prima cosa che gli venne in mente, perché dire a Mattia che lo credeva un principe, nato per parlare in francese, non gli sembrava una grandissima idea.

"Vuoi vedermi ballare?" Senza rendersene conto si ritrovarono davanti casa di Mattia, e solo allora staccarono le loro mani, per far sì che il più piccolo aprisse la porta.

"Ma certo che voglio vederti ballare Matti" Christian parlò non appena si sedettero sul divano, riprendendo quel discorso da dove era stato interrotto "Domani sera ho uno spettacolo" spiegò Mattia, fingendo noncuranza, per mascherare la felicità che le parole di Christian gli avevano lasciato dentro.

"E non mi inviti? Mio Dio, sei pessimo!" Il moro scoppiò a ridere, sotto lo sguardo imbronciato del più piccolo "Ma ti sto invitando" gli disse poi tirando fuori il labbro inferiore, e Christian sentì l'istinto di dargli un pizzicotto, proprio sul labbro che quello sporgeva per sembrare ancora più tenero del solito, così senza pensarci due volte lo strinse tra il pollice e l'indice.

Mattia in un primo momento sentì il cuore sobbalzare, poi vedendo che la presa si faceva leggermente più stretta, lo spinse giocosamente "Auch" gli disse soltanto, perché sapeva l'effetto che quella parola aveva su Christian "Auch? Ma che è Auch? Sei tedesco?" Gli chiese subito, infatti, ridendo e Mattia annuì per poi alzarsi dal divano "Vado a farmi una doccia, che ne pensi se usciamo un po' dopo?" Christian sollevò lo sguardo, e poi fece spallucce "Facciamo quello che vuoi, non mi interessa. L'importante è che non mi abbandoni" quelle parole fecero sorridere il più piccolo, che pochi istanti dopo scomparve dietro la porta del bagno.

Quando rimase da solo, Christian si prese qualche istante per pensare a quello che aveva appena detto:
"l'importante è che non mi abbandoni"
Ma era serio?
E ok la distanza. Ok che non si vedevano da mesi.
Ma da quando lui era così smielato con i suoi amici?
Letteralmente si vergognava anche a dire ti voglio bene, al suo migliore amico, che conosceva da quando aveva cinque anni.
E poi se ne usciva così con Mattia.
Che si stesse rammollendo?
Si convinse che la causa del suo comportamento derivasse dalla differenza d'età che c'era tra loro, perché visto che Mattia era più piccolo lui si sentiva in dovere di proteggerlo dalla cattiveria di quel mondo troppo crudele, per le anime pure come la sua.

Teatrale. Decisamente troppo.

Ma aveva bisogno di giustificare quello che sentiva quando si trovava Mattia accanto, quindi qualsiasi cosa se la sarebbe fatta andare bene.

Senza rendersene conto lasciò cadere la testa sul bracciolo del divano, e gli occhi gli si chiusero da soli.

"sarà solo un minuto" si disse fra se e se.

"Chri.." sentì una mano tra i suoi capelli muoversi lenta, accompagnata dalla voce di Mattia che lo richiamava "Mettiti a letto. Il divano è scomodo" gli sussurrò delicato, mentre ancora gli massaggiava la cute.

Il moro annuì debolmente, facendo leva per sollevarsi, aiutato da Mattia che lo fece appoggiare alla sua spalla.

Quando arrivarono in camera da letto, Mattia lo accompagnò fino al letto e lo aiutò a distendersi, ma Christian aprí leggermente gli occhi e gli prese la mano "Avevi detto che volevi uscire.." parlò con la voce impastata dal sonno, e a quella scena, il biondo si sedette al suo fianco e gli diede un bacio in fronte "Non mi va più" gli disse solamente, prima di riprendere ad accarezzargli i capelli.

Il moro si rilassò sotto il suo tocco e si concentrò solo sulle mani di Mattia, che partirono dai suoi capelli, scendendo poi sulla fronte, sulle guance e infine sul collo, leggere e delicate.

E Christian aveva perso la condizione del tempo, ma ormai non stava dormendo più.
Continuava a tenere gli occhi chiusi, ma si sentiva completamente elettrizzato da quel contatto che stavano avendo. Rimase immobile, finché Mattia non si distese al suo fianco, e allora lui gli cinse la vita con un braccio facendogli poggiare la testa sul suo petto.

Era la seconda sera di fila che passava la notte tranquilla.
Che fosse l'aria fresca della Francia?

Colpa della Torre Eiffel -ZenzonelliWhere stories live. Discover now