Capitolo X

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ՑՑՑ


                 Sembra ancora paradossale e assurdo, ma hanno davvero parlato con un morto o, come ha preferito definirsi Janine, con un fantasma. Forse è più appropriato o, magari, loro preferiscono essere chiamati così. O almeno lei, chi lo sa.

   Il viaggio di ritorno con Robin ha portato a galla qualche ipotesi in più e, per quanto non gli sia sembrato sin dall'inizio un ragazzo particolarmente sveglio, alla fine si è rivelato invece capace di buttare giù qualche idea, alcune anche con un senso, e questo ha decisamente reso quel brainstorming un po' più divertente, allontanando per un po' i mille pensieri confusi che Joshua si porta dietro da giorni, ormai, tra cui due in particolare che,durante il colloquio con Janine, ha preferito tenere fuori dalla testa per non complicare le cose.

   Il primo è che prima o poi dovrà fare i conti con la sua immagine riflessa nello specchio e a confrontarsi con l'entità che gli ha chiesto quel favore – e lui, a pensarci bene, non ha ancora una risposta, anche se non ha ancora idea di quale possa essere la domanda, a dire il vero.

   Non è esattamente elettrizzato all'idea che, prima o poi, quando meno se lo aspetterà, verrà risucchiato di nuovo dal buio, o infilato dentro una bara, o chissà quale altro lugubre escamotage narrativo verrà in mente a quella cosa per incontrarlo, ma ancora meno non gli piace per niente il fatto di non avere le idee chiare su cosa dirgli, perché di fatto Joshua non sa nemmeno che cosa voglia da lui.

   Dall'altra parte deve fare rapporto a Maria e, se non fosse che Robin si è infilato in mezzo a quella storia senza quasi dargli il tempo di rifletterci su – non che comunque Joshua abbia avuto altra scelta che accettare, visto i due capi del filo che tirano da due parti diverse e vogliono che arrivi a da qualche parte, e lui non sa né dove, né come. E forse non sa nemmeno in che punto partire. Decide così di andare a trovare Maria, finché Robin è di certo a scuola e lui lavora di pomeriggio, dunque se da una parte vorrebbe che ci fosse anche lui a dargli una mano a spiegare alla donna come sono andate le cose, dall'altra non si sente pulito all'idea di non assecondare l'unico volere di quel ragazzo; ovvero, per ora, mantenere quel segreto tra loro, e forse a Joshua non costa nemmeno nulla, a parte energia mentale, che dovrà preservare cercando di parlare al singolare, quando racconterà il proprio punto di vista.

   Si incammina verso Kingston, prendendo i mezzi pubblici. Non si sente particolarmente contento di prendere il treno e, cercando di evitare il più possibile di riflettersi in qualunque superficie a specchio, rischia spesso di inciampare o di scontrarsi con mandrie di persone che escono e entrano dai vagoni. Ha fretta di entrare, infilarsi a metà del mezzo, dove non ci sono vetri, mette su le cuffie e isolarsi per un attimo a pensare. Stringe tra le dita la spallina del suo zaino, con addosso l'ansia immotivata che qualcuno possa strapparglielo via e rubarglielo. Fa parte di lui, aver paura di qualunque cosa, specie tra gli spazi così affollati e gli sembra paradossale il fatto che, quelle piccole cose, lo spaventino così che il suo corpo rimane sempre sulla difensiva. Persino ora che ha avuto il coraggio di parlare con un morto, continua ad aver paura della gente. Ha fatto un grosso passo avanti, deve ammetterlo e succede raramente che lo faccia – darsi un merito, riconoscere un traguardo raggiunto, ma non basta. Per Joshua, ogni vittoria, è solo una porzione di qualcosa di più grande, a cui non sa attribuire nemmeno una vera e propria forma. Sta cercando di diventare una persona normale, il che lo esclude automaticamente dal resto degli esseri umani, che hanno ambizioni ben diverse; hanno sogni, prospettive, magari trovare il lavoro che hanno sempre desiderato fare o trovare l'amore, mettere su famiglia, viaggiare per il mondo.

   Lui no. Vuole credere che esista un posto anche per lui, in quel gruppo di normali che vivono per vivere e non per cominciare a farlo.

   Reclina la testa all'indietro, stringe tra le mani il manico dello zaino, infilato tra i piedi leggermente divaricati, una canzone dei Soundgarden nelle orecchie e la voglia di capirci qualcosa, di qualunque cosa.

Non Chiedermi dei Morti - Volume 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora