Prologo

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ՑՑՑ


di Miryel

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di Miryel


Prologo

ՑՑՑ

       Subito dopo l'urto violento contro il volante, a risvegliarlo, è il suono del clacson su cui la sua faccia si è appena spiaccicata, e pare un fischio continuo che è quasi letale come un colpo di pistola puntato alla testa. Ha il principio di un'emicrania ed è difficile, nelle attuali condizioni in cui si trova, stabilire se glielo abbia causato la botta o quel rumore insopportabile. Quando si rende conto che è lui a causare quel frastuono, alza la testa dal cruscotto e torna il silenzio. La guancia gli brucia così forte che ha quasi paura di aver perso un dente. Non sente la lingua; la sposta dentro la bocca con movimenti circolari e finalmente, dopo secondi interminabili, gli torna la sensibilità. Con una mano si massaggia la mascella, aprendola e chiudendola. Scricchiola un po'.

Lo ha mai fatto prima? Forse sì, la notte a volte gli succede di sentirla cigolare come una vecchia porta.

Il problema, ora, è che non ricorda un accidenti di quello che è successo e perché si trova in mezzo alla strada, con l'auto ferma e nessuna traccia di altri veicoli coinvolti.

Cerca di fare mente locale.

Dunque, ha frenato all'improvviso, questo se lo ricorda bene, poi? Non riesce a ricordare. Il resto è sfumato via come cenere al vento. Forse è colpa dello shock.

Non riuscendo a trattenere un mugugno frustrato, alza di più la testa, girandola a sinistra, verso il finestrino: al di fuori del vetro gli salta subito all'occhio l'architettura tipica della cittadina di Stow-on-the-Wold, con i suoi edifici in stile Costwordiano, i suoi prati ben curati e i ruscelli che scendono a valle, dalle colline vicine e che alimentano i numerosi mulini. Una giornata piuttosto soleggiata per trovarsi in Inghilterra; un caso più unico che raro.

Con una mano premuta contro la tempia, fa ruotare la testa dolorosamente verso destra. Un gigantesco pub – che sembra più una fattoria, dalla struttura e lo stile architettonico – lo invita quasi ad entrare e lasciarsi trasportare dalle loro gustose birre artigianali. L'insegna in legno, attaccata a due staffe di metallo fissate alle mura di pietra, si muove al ritmo del vento, lentamente. Sopra c'è scritto: Donnington Brewery.

Poi gira la testa di fronte a sé, verso la carreggiata e il mondo si paralizza improvvisamente, come se il tempo si fosse fermato. Un brivido di freddo lo attraversa; parte dalla punta dei capelli e finisce inesorabilmente dentro la sua schiena, sotto le costole, vicino all'osso sacro. Sente la pelle rizzarsi sugli avambracci e, per un secondo, è come se fosse nudo in mezzo ad un oceano congelato. Gli manca il respiro.

Dritto davanti a sé c'è il motivo per il quale ha inchiodato all'improvviso in mezzo alla strada – così forte da avergli causato un impatto violento contro il volante, un vuoto di memoria e un gran mal di testa.

Ora ricorda tutto, e le immagini precedenti all'incidente gli scorrono davanti come se fosse la pellicola di un film velocizzata. Ha la gola così secca che non riesce nemmeno ad urlare – è così impietrito che non ci riuscirebbe comunque.

C'è un uomo, davanti a lui. No, non è un uomo, è un cadavere che cammina. È lento nel suo marciare di fronte alla sua auto, e il suo sguardo vuoto e vitreo è fisso sul suo. Il viso è bianco, ha profonde occhiaie sotto gli occhi e le mani raggrinzite, come se l'acqua le avesse consumate.

Joshua si sente mancare, e stringe di più le mani intorno al volante, quando riconosce, in quella figura, se stesso. Quasi il buio lo risucchia sotto i piedi.

La sua copia macabra gli rivolge un'ultima occhiata, prima di alzare sulle spalle un oggetto che non aveva notato prima. Un oggetto di legno, che pare pesare più del mondo intero.

Una cassa di legno. No, non una cassa.

Una bara.

La sua.

Continua...

Non Chiedermi dei Morti - Volume 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora