Strinse il metallo nero del balcone fra le dita e osservò il cielo. Sapevo, lo sapevo e lo sentivo, che se avesse potuto piangere l'avrebbe fatto. «Solo quel bastardo onnisciente di Dio sa quanto io ti abbia parlato in quegli anni. Eri la mia unica amica, la mia sola valvola di sfogo, e io... non so come, ma mi sembrava quasi che mi sentissi. Che potessi vedermi mentre mi sfogavo con te. Potevi?». Scossi tristemente la testa. «Ecco, però io immaginavo di sì e questo mi bastava, era sempre meglio del tenermi tutto dentro. Ma credo che tu lo sappia bene...».

Mi osservò di sottecchi e io mi ritrovai ad annuire. «Conosco la brutta sensazione...».

Annuì. «Io, tu e Med siamo uguali in questo. Ci ho pensato molte volte, sai? Mi sono infuriato molte volte per questo».

«Perché siamo stati da soli?». Mormorai.

«Perché siamo stati da soli con noi stessi». Specificò e ancora una volta guardò l'orizzonte, che da qui neanche si vedeva a causa della fitta nebbia del posto. Sembrava surreale quel tempo, forse era anche un po' colpa dei mille cambi di umore di Dantalian e dei miei poteri, dentro di lui, che non erano più tenuti a bada. «Insomma, è vero: Ximena, Erazm e Dan hanno sofferto come cani, loro non sapevano e il loro mondo è cambiato in poche ore, abbiamo spezzato e calpestato il loro cuore con una bugia enorme, ma alla fine... loro poi si sono ritrovati l'un l'altro. In quei quattro anni Erazm aveva Dan e Xim, Dan aveva Xim ed Erazm e Xim aveva Erazm e Dan. In qualche modo ce l'hanno fatta perché erano insieme, ma noi? Noi tre?». 

Annuii e parlai con voce roca. «Noi eravamo da soli a combattere contro il nostro dolore, contro noi stessi».

«Esatto». Il suo fiato caldo creò dei piccoli sbuffi di vapore nell'aria, il che significava che fuori c'era un freddo boia. Noi non sentivamo nulla, non soffrivamo come gli umani a causa delle temperature. «Med era costretto a stare al fianco di quel figlio di puttana di Ade, aprendo e chiudendo quel fottuto cancello come uno schiavo, osservando anche le anime in pena andare verso il loro nuovo destino negli Inferi. Io ero confinato al fianco di quel maiale di Niketas, sottostando a tutti i suoi incarichi e a quelli degli altri schifosi demoni superiori a me, salendo sulla terra solo per eseguire gli incarichi e tornando subito dopo o sarei stato punito perché lui mi osservava anche da lì. E tu?».

Mi voltai. Si voltò. 

Fu in grado di leggere nei miei occhi tutto il dolore che portavo dentro, nascosto sotto le macerie delle mie precedenti ferite, cercando solo di ignorare la sua esistenza. Volevo dimenticare.

Annuì. «Non so cosa ti è successo e non lo voglio sapere, ma sono sicuro che qualcosa di terribile ti è successo per essere diventata così. Nessuno cambia totalmente se non per via del dolore, neanche l'amore ha il potere di cambiarti così. Non lo dici, ma io so che Dan non c'entra nulla con la rabbia che porti dentro. Lui è solo l'unica valvola di sfogo che puoi usare di fronte a tutti, ma quando ti chiudi in te stessa con chi te la prendi?».

«Con me stessa. Con l'unica che poteva salvarmi e non l'ha fatto».

Rut si schiarì la voce. «Due giorni dopo la tua morte Dan è venuto a parlare con il gran duca che si occupa di permettere ai demoni di avere un contatto con gli dei».

«Cosa?». Annaspai.

Annuì. «Ha voluto parlare con Thánatos per chiedergli la sua morte, e di conseguenza i (tuoi) suoi poteri, in cambio di una cosa. A quel figlio di troia non sembrava vero, sentivo la sua sporca eccitazione da lontano, considerando la bellezza dei tuoi poteri infettati dal sangue demoniaco e celestiale allo stesso tempo. Ovviamente prima di sentire la richiesta del crudele principe guerriero...». Storse il naso e il suo bel viso divenne una maschera di disgusto. «Dopo si è messo a ridere».

TecumWhere stories live. Discover now