Capitolo I

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Roma, 15 Luglio.

Era una splendida mattina di Luglio e Carlotta Franchi stava finendo di preparare la sua ultima valigia per il viaggio in Toscana che , con i suoi amici , aveva organizzato ormai da mesi.
Era così eccitata all'idea di partire per questa avventura che non era riuscita a chiudere occhio per tutta la notte.

«Carlotta, sei pronta?» domandó sua madre . Come al solito le aveva già fatto mille raccomandazioni come se avesse avuto sei anni e la ragazza sapeva che ,fino al momento in cui non avrebbe messo piede fuori di casa , sua madre avrebbe continuato a fargliene .
«Sto chiudendo l'ultima valigia!» rispose la giovane .

Carlotta aveva circa diciassette anni , due enormi occhi azzurri come l'oceano, capelli lunghi e lisci color cioccolato e una pelle bianca come la neve. Detestava il suo colorito per il semplice fatto che ,quando era in imbarazzo, le sue guance si coloravano di un rosa acceso e tutti se ne rendevano conto.

Amava molto viaggiare. Da ogni viaggio si aspettava qualcosa ,ma da quello che stava per intraprendere non sapeva davvero cosa aspettarsi.
Si sarebbe divertita? Si sarebbe annoiata?
Quel viaggio lo avevano organizzato così, per gioco. Era stata proprio lei ad insistere per andare in Toscana, si sentiva attirata da quel posto. Afferró il trolley e si mise il borsone a spalla, fece un respiro profondo e andó dalla madre che la aspettava in salotto.
«Eccoti» disse la donna , sorridendole.
Le assomigliava molto , lo dicevano tutti .
Ogni volta che guardava le fotografie di sua madre da giovane, si spaventava nel constatare che erano l'una la fotocopia dell'altra.
La ragazza lasció cadere tutto a terra l'abbracció «Ti voglio bene, mamma».

La madre la strinse forte a sè e le accarezzó i capelli «Come faró senza di te per dieci giorni?».
Carlotta rise e si liberó dall'abbraccio della madre «Sopravviverai... Ci sono Brando e papà con te . Poi sono solamente dieci giorni, vedrai che passeranno in fretta» .
La madre rise e le disse «Mi faceva comodo avere una difesa contro gli omacci di casa! ».
«Ti abbiamo sentito!» intervenne qualcuno.
Le due si voltarono e videro gli 'omacci' di casa , come Rita li aveva definiti, che le guardavano con aria divertita. Carlotta rise e andó incontro al padre e al fratello. «Buon viaggio figlia mia» disse il padre dandole una pacca su un braccio «Grazie papà» disse lei facendogli l'occhiolino. Il fratello minore la guardava con aria annoiata «Ciao strega, buon viaggio» lei gli fece una linguaccia e scompigliandogli i capelli gli raccomandó«Ciao, nano. Non fare arrabbiare la mamma... Capito?» il ragazzino annuì e lei gli diede un bacio sulla testa. Ad un certo punto si sentì il rumore di un clacson e sua madre , scostando la tenda, guardó giù dalla finestra «Oh, sono arrivati. Devi scendere tesoro!» .

La ragazza riprese tutti i suoi bagagli e dopo aver mandato con la mano un bacio a tutta la sua famiglia, si affrettó a scendere le scale. In doppia fila, parcheggiata, c'era la macchina di Scila.
«Hey, andiamo!» gridó quest'ultima, scendendendo dalla macchina .
«Siamo tutti?» domandó Carlotta mentre caricava le sue valigie nel bagagliaio della macchina.
«Si, mancavi solo tu» rispose quella chiudendolo . Carlotta salì sul sedile accanto al posto del guidatore e si voltó a salutare gli altri «Ciao a tutti!».
Nei sedili posteriori c'erano Federica, la sua migliore amica , Tiziano , il fratello di Scila , e Giulio, il suo migliore amico. «Finalmente» dissero i tre all'unisono.
«Allora, siete pronti?» chiese Scila eccitata. «Mai stati più pronti!» rispose Carlotta. «Toscana, stiamo arrivando» gridó Tiziano. Scila mise in moto la macchina e la loro avventura ebbe inizio.

Durante il viaggio Tiziano si era addormentato e fu soggetto a parecchi scherzi da parte dei suoi compagni «Brutti cretini! Me la pagherete tutti!»protestava irritato.
«Lo vedremo caro!» esclamò Giulio con un ghigno maligno sul volto.
«Adesso basta» ridacchió Federica .
Carlotta si stava divertendo ma non interveniva nei loro discorsi. Continuava a guardare il paesaggio che scorreva e cambiava veloce fuori dal finestrino. Prati, paesini, stazioni di servizio , caselli autostradali , il mare ... Appoggió la fronte al vetro e si addormentó con le cuffie del suo I-pod che suonavano "Summer" di Clavin Harris.
Sognó di essere in un paesino dove , in una bellissima piazza con tanto di fontana , si ergeva un maestoso castello di epoca, molto probabilmente, Medievale. Era bellissimo e la ragazza si avvió verso l'entrata. Il portone del palazzotto si aprì e si ritrovó immersa in un bellissimo ambiente . L'interno della reggia era più moderno dell'esterno . Un lunghissimo tappeto rosso conduceva dall'entrata del castello fino a vari corridoi che si diramavano ,come se fossero degli incroci di un labirinto, davanti a lei. Alle pareti erano appesi dei quadri costossimi . Alcune piante esotiche occupavano gli angoli vuoti dell'atrio e delle poltroncine di pelle nera si trovavano lungo il corridoio. Rimase ad ammirare l'ambiente del palazzo fino a quando udì delle urla disumane provenire da qualche parte del castello. Erano quelle dei suoi amici .
Sentì la voce di Federica che gridava «Scappa!». Poi il nulla.

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