Mi avvicinai a passo felpato al tavolo dei miei amici, che ancora mi odiavano, e posai le pizze davanti a loro. Quando Rut prese quella errata gli schiaffeggiai la mano e lui mi fulminò.

«Che cazzo!». Si osservò il segno rosso, una parte ridicolmente piccola, e la sfiorò. 

Sorrisi incurante. «Quelle due hanno una scatola diversa per un motivo, razza di idiota. Sono mie e di-».

«Sì sì, tue e della tua cara partner, perché voi fate parte di quel gruppo di scimmioni travestiti da finti vip che possono fare questo e quello e bla bla bla...». Prese una pizza di quelle classiche e sbuffò, iniziando a tagliarla in fitte triangolari. «Patetico». Borbottò. 

Arya rise sotto i baffi e io sorrisi anche solo per questo. «Sei solo tanto invidioso, tesoro. E comunque no, non è come dici tu. Io e lei abbiamo due pizze diverse perché a nessuno dei due piace la pizza semplice».

Erazm si mostrò sorpreso, strappando via la punta della sua fetta di pizza con forza esagerata, e parlò a bocca piena. «Wow, te lo ricordi. Allora presti più attenzione ai dettagli di quello che sembra». 

«Che stronzata». Borbottò Rut, giocando con la fetta come se fosse pongo. Beh, non che per lui ci fosse differenza di gusto tra uno e l'altro. 

Nezha, che finora era sempre rimasta in silenzio, spostò lo sguardo da me ad Arya più volte. E poi ci indicò con la forchetta di plastica che teneva fra le dita affusolate. «Allora ti sta più simpatica di ciò che pensavo... di ciò che fai credere giornalmente, anzi».

Scossi la testa divertito. Era sfacciata proprio come la sua dolce sorellastra. Sembrava innocente e piccola, ma era tutta una facciata. 

Mi sedetti al fianco di Ximena, ignorando le occhiate fulminanti del suo amante, così da essere di fronte ad Arya e accanto ad Erazm. Lei non mi rivolse un singolo sguardo, continuando a mangiare la sua pizza identica alla mia. La diavola, ovviamente, con salamino piccante. 

«Provo una simpatia non indifferente per te». Sorrisi lievemente e morsi la mia fetta con gusto, chiudendo le labbra proprio sul piccolo cerchio di salame piccante posto sopra. Poi mi leccai le labbra, godendo dell'iniziale lieve piccante che mi bruciò la gola. 

Mi rivolsi direttamente a lei, la mia luce, e il suo sguardo cadde, come se fosse irrevocabilmente attratto, sulla mia bocca. Bingo

Sbuffò, spostando tutti i cerchietti di salame su un unico punto per mangiarli singolarmente con la forchetta. «Ti assicuro che non è una cosa ricambiata». 

«Simpatia?». Rut ghignò, ma con uno sguardo di pura cattiveria nel suo sguardo blu cobalto. «Credo sia un po' poco in confronto a ciò che provi per lei, lo sappiamo tutti». 

1-0 per lui avrei detto, se solo quella non fosse la mia battaglia. E io le mie battaglie le vincevo sempre, a qualunque costo e sacrificio.

Scossi la testa con lentezza e non distolsi mai lo sguardo dal suo, ora quasi preoccupato. «La parola, da sympatheia, significa "sentire insieme" e si usava per indicare due persone così affini da provare le stesse emozioni, al punto che se una soffriva l'altra soffriva a sua volta». 

Med annuii, come a voler confermare la cosa, ed Erazm emise un verso tra il sorpreso e il godurioso. 

Rivolsi lo sguardo al legno del tavolo mentre un sorriso ghignante mi sollevava gli zigomi spigolosi, ma solo per non farle vedere quanto affetto ci fosse dietro una semplice frase. «Quindi, come sempre, ciò che dico è assolutamente vero: tu sei la mia sympatheia». 

TecumWhere stories live. Discover now