2. Legame Fraterno

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×Riferimento al capitolo 28 Underlove×

Piano piano che il tempo scorre, sento che sto perdendo il senno. Sto impazzendo, sono pazzo.
È come se dentro di me, vivessero due personalità e che quella interna, quella reale, soffocata ed ingnorata, il mostro dentro di me, cercasse, con il passare del tempo,di dilaniarmi dall'interno per uscire.

Sento ogni suo graffio, ogni lacerazione, e questo mi provoca una profonda sofferenza, che però evito.
C'erano giorni, in cui, anche solo il semplice respirare diventava difficile, anche solo pensare, parlare, sorridere. Tutte quelle cose che le persone normali fanno con semplicità, a me risultano difficili da fare.
Questo perché, per quasi 24 ore su 24, non sono la persona che in realtà sono. Ciò che faccio non rispecchia il mio volere, mi nascondo dietro quella maschera ,sentendone il peso giorno dopo giorno.
Nessuno potrà mai vedere come sono veramente, a meno che io non lo voglia.

Nemmeno io, a volte ingannato da me stesso, mi riconosco, e più passa il tempo, più il mio cuore passa le peggiori torture e porta segni sempre più profondi.
Ma sono io che lo voglio.
Fin dove la mente umana si può spingere? Sicuramente lo scoprirò se vado avanti così.

Solo Puk, il mio collaboratore più fidato ed amico sa, e probabilmente, è solo grazie a lui che non mi sono tagliato le vene del braccio in bagno dentro una vasca piena d'acqua calda, come quella in cui sono immerso in questo momento. Lui è come se fosse il mio grillo parlante, il mio socio, il mio migliore amico, il mio maggiordomo fidato, colui a cui affidereste la vostra stessa vita. E mi conosce da quando avevamo cinque anni, ecco il motivo per cui eravamo ancora insieme. Aveva visto tutta la mia evoluzione e non era scappato, rimanendo al mio fianco come solo i veri amici fanno.

Lascio andare un sospiro più rumoroso mentre le mie mani passano in mezzo ai miei capellli portandoli indietro.
Ero tornato dal lavoro da poco e mi sono giusto concesso un bagno prima di mangiare, giusto per dare sollievo al mio corpo e staccare un po' la spina da quella che è la menzogna più grande che io stia vivendo: la mia vita.

Aiuto quella persona nel lavoro, stiamo ampliando l'azienda, investendo in progetti nuovi consigliati da me, sorrido, rido, partecipo ad eventi e cene di gala, mantenendo la facciata della famiglia perfetta e felice.
Nel frattempo, lavoro dietro le quinte, posizionando i mattoncini uno dopo l'altro, realizzando la strada per il mio percorso senza ritorno.

Guardo il soffitto con quello che potrebbe sembrare un apparente interesse, ma in realtà è come se cercassi di capire, se il peso che sento sopra il petto, in realtà sia proprio causato dall'illusione che quel soffitto mi stia comprimendo, schiacciandomi sotto di sé.
Guardo quel bianco, infinito, freddo senza sentimento come lo è la mia vita e come lo sono io. Ripenso alla giornata, ripenso alle decisioni che ho preso e ricalcolo possibili e futuri risvolti.

Ecco perché mi sento soffocare. Come se io non fossi fuori dall'acqua, ma sotto, cercando di non annaspare.
Noto che ormai l'acqua è fredda e credo d'essermi preso troppo tempo libero per me, non mi è permesso più di tanto farlo. È ora di cena ormai, quindi è meglio uscire e scendere.
Esco, prendo l'accappatoio , l'indosso e per uscire passo davanti al grande specchio del mio bagno privato.

Chi sei Yang?

Domanda che non avrà mai una risposta. Ogni volta che mi guardo allo specchio, non sento nulla, vedo solo quella figura esteticamente, a dire d'altri, molto bella e raffinata, ma io continuo a giudicarmi vuoto.
Come se stessi osservando uno sconosciuto.
Del vecchio Yang bambino, spensierato, non c'è praticamente più traccia ormai, salvo forse alcuni sprazzi ogni tanto, quando mi sento sicuro di poterli mostrare.
Sospiro, lasciando che quel pensiero continui a divorarmi lentamente, piano piano, ogni giorno.

YangDove le storie prendono vita. Scoprilo ora