Rimembranze

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Negligentemente schiacciai il pulsante e l'imponente cancello si aprì automaticamente, scorrendo sulle ruote sotto di esso e provocando un cigolio metallico. Riponendo poi il telecomando ed oltrepassando il cancello con la mia fedele Mini Cooper, mi accorsi che nel giro di quattro anni casa mia era completamente cambiata: da una semplice casa a due piani in campagna si era passati ad una maestosa villa di quattro piani con giardino annesso, la quale avrebbe fatto invidia a un senatore. La cosa mi fece sorridere a pensarci bene, perché se non fosse stata per la mia decisione di diventare ciò che ero diventata non avremmo mai avuto certe possibilità.

Scostando così i pensieri che mi tartassavano la mente, parcheggiai l'auto in garage e mi diressi verso l'entrata della casa per poi arrivare al terzo piano. Pensandoci bene, non tornavo a casa da qualche settimana poiché le missioni duravano sempre più spesso ed erano sempre più frequenti. Era piuttosto difficile riuscire a rilassarsi in casa propria per chi faceva il mio stesso lavoro ed ero cosciente che di lì a poco le cose sarebbero incrementate. Non era possibile! Ero tornata finalmente a casa da neanche un quarto d'ora per rilassarmi e l'unica cosa a cui ero capace di pensare era il lavoro. Stavo diventando matta! Mi diedi un paio di schiaffi sulle guance e mi accasciai sul divano, poi presi il mio Blackberry guardando le notifiche dei social network e le e-mail in arrivo sperando così di distrarmi un po'. E dopo tre ore buone, a scorrere velocemente con non curanza tra messaggi e avvisi, l'occhio mi cadde su un messaggio del mio capo che mi augurava buon rientro e mi obbligava a un riposo forzato. Probabilmente aveva in serbo per me una quantità esorbitante di missioni, oppure ne era prevista una che mi avrebbe assorbito tanto tempo prima di ritornare a casa.

Fatto ciò mi alzai e andai in cucina a preparare qualcosa per l'aperitivo pomeridiano. Quando, però, mi avvicinai alla grande isola al centro della stanza un brivido mi percorse la schiera e andai in preda al panico voltandomi verso la ciotola del mio pastore tedesco. Cosa era successo? Star, il mio cagnone, non era ancora venuto a salutarmi e, come al suo solito, non mi aveva ancora travolta dalla felicità di vedermi. Dove era? Andai in paranoia cercandolo in ogni stanza della casa non trovandolo, mi affannai e cominciai a preoccuparmi seriamente per il peggio. Allora cominciai a correre fino a raggiungere il centro del giardino sperando di trovarlo, ma niente. La testa mi pulsava, il sangue accelerò e cominciai ad ansimare, una sensazione di compressione s'impadronì di me e mi accasciai a terra. Ma che stavo facendo? Dovevo riprendermi!

In un lampo di lucidità presi coscienza di me e affinai i miei sensi che ormai avevo imparato a temperare per via del mio lavoro. Cominciai a respirare regolarmente, chiusi gli occhi e mi concentrai sull'udito. I suoni della campagna riecheggiavano vorticosi nel mio giardino e affollavano la mia mente, fino a quando non sentii un breve e flebile ma cadenzato mugolio. Aprii gli occhi e mi concentrai sulla direzione da dove proveniva il suono, mi alzai di scatto e corsi velocemente fino al confine della mia proprietà. Finalmente, lo vidi ad una ventina di metri oltre il recinto in pietra. Lieve sollievo.

Dovevo, però raggiungerlo. Così a tre metri circa di distanza dal muretto presi la rincorsa e saltai l'ostacolo cadendo oltre esso ed effettuando una capriola per attutire l'impatto con il terreno. Normale routine per me, anche se per una persona comune un muro di due metri non è così facile da scavalcare.

Mi rialzai, modestamente con molta eleganza, e andai verso Star che era bloccato in una trappola per conigli, di quelle con le tenaglie. Maledetti bastardi! Ma cosa gli costava cacciare in modo meno cruento e pericoloso per gli altri? Così mi mossi andando in contro al mio fedele cagnone che perdeva sangue da una zampa, ma mentre mi avvicinavo misi un piede in una zolla instabile e caddi avendo la sensazione che l'albero più vicino si muovesse a grande velocità contro di me.

*****

Sbuffo mentre percorro la via principale del piccolo e insignificante paese in cui vivo. Mia madre mi ha costretto a comprare delle spezie per i dolci di nonna da quel rintronato di Sor Tonio, che sarebbe bene rinchiuderlo in una casa di cure. È fuso ormai! Infatti quando mi consegna lo scontrino da riporre in busta, perché guai se lo perdessi (mia madre mi ucciderebbe), mi fa: -Cosa le serve oggi, mia cara signorina?- Impulsivamente mi batto una mano sulla fronte per poi passarmela sul viso. Ma mi domando io, cosa ho fatto di male per relazionarmi con esseri del genere? Eppure la risposta è semplice, perché sono io ad essere fuori posto.

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