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Passarono giorni che mi sembrarono mesi. Nigel mi stava sempre vicino, lo ringraziai mille volte per questo, mi disse che Ada si stava calmando e forse, presto avrebbe accettato la cosa.
Mia madre come sempre se ne stava per i fatti suoi ma alla fine era meglio così, non riuscivo a dare spiegazioni anche a lei.
Nigel mi aveva raccontato che non era il vero padre di Ada. Mi raccoltò che dei suoi cugini lontani avevano fatto un incidente stradale e Ada non aveva nessuno che poteva prendersi cura di lei, così Nigel la prese sotto la sua tutela e la crebbe come se fosse sua figlia. Quando accade tutto questo lei aveva solo sette anni. Mi sentii ancora più in colpa dopo quello che mi aveva raccontato. Aveva sofferto così tanto e alla fine sorrideva sempre.

Passò un altro giorno e un altro ancora.

Mi misi a letto e vidi che era mezzanotte. Vidi un messaggio di Nigel.
'Buon compleanno piccola'
Sorrisi e li mandai un cuore rosso.
Al mattino decisi di andare da Ada. Non potevo restare a casa a deprimermi.

Suonai il citofono e un signore che lavorava lì mi aprì. Mi avviai verso il salotto e vidi lei guadare la tv mentre mangiava i popcorn.
«Ada...» dissi piano.
Si girò di scatto e mi guardò sorpresa. « Che ci fai qui?» disse guardandomi con un pizzico di rabbia. «Ascolta...» dissi a qualche metro lontana da lei. «Io non posso cambiare quello che provo per tuo padre, va bene? Non posso...»
Mi guardò ma non disse nulla così decisi di andare avanti
«mi dispiace per quello che hai passato da piccola, non posso immaginare quello che provavi...» mi guardò, abbassò lo sguardo e disse: «No, non puoi. Ma ora che sai che non è mio padre di senti meglio?» disse facendo una risata isterica.  «No, Ada. Mi scuso se ti ho ferita ma non posso cambiare le cose. Amo tuo padre e non posso farci nulla. Non posso controllare il mio cuore.» dissi con gli occhi lucidi. «Si che puoi!» disse urlano. «Allora di al tuo cuore di non odiarmi... diglielo... digli di non odiarmi così tanto solo perché amo una persona!» dissi piangendo.
Rimase in silenzio, mi guardò e venne verso di me. Rimasi ferma, poi con la voce bassa disse: «sei una stronza»
Poi mi abbracciò e a quel gesto caddi in ginocchio insieme a lei. La strinsi così forte e giurai a me stessa di non farla più scappare. Ci staccammo, si asciugò le lacrime e sorridendo disse:«Buon compleanno Faelynn. Mi dispiace per tutte le cose brutte che ti ho detto. Scusa...» «È tutto ok, non fa niente...»dissi e l'abbracciai ancora una volta.

Il padre della mia amicaWhere stories live. Discover now