CAPITOLO 2 - 2.1 Abbagli

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"Avrei dovuto parlarne prima, non avevo motivo di nascondere la mia paura, soprattutto a Eiji", si rimproverò a filo d'acqua, ricordando che, in fondo, da quando si erano conosciuti, si era sempre dimostrato un grande sostegno.

La prima volta che avevano giocato insieme erano all'asilo. Taiki era un bambino timido e la maestra doveva scegliere con chi metterlo in squadra per il classico bandierina. Ma Eiji si fece avanti spavaldo dicendo che TAICCI doveva far parte del suo gruppo perché erano i più forti e anche se la squadra dei forti non ottenne la vittoria, tra i due si creò un legame speciale.

La presenza dell'amico divenne fondamentale anni dopo, in seguito all'incidente del padre che, soprattutto quando era piccolo, amava descrivere ai compagni come un autentico supereroe. Crescendo, l'ammirazione e la stima per lui non erano cambiate, l'atteggiamento dei coetanei invece sì. In particolare, qualche bulletto non aveva perso l'occasione per sottolineare che gli eroi in carrozzina non esistono, che farsi male per una nuotata era da schiappe.

E ogni volta Eiji lo rassicurava affrontando quei bulli non senza conseguenze, per far comprendere a Taiki che erano solo degli stupidi e che i suoi sentimenti non dovevano in alcun modo essere messi in discussione.

Era stato al suo fianco anche quando sua madre aveva deciso di abbandonare la famiglia, incapace di affrontare la situazione del marito e di crescere un figlio al tempo stesso.

Perciò, Taiki sapeva che se aveva ottenuto il coraggio di fare tutto ciò che stava facendo, lo doveva anche a Eiji, che si era fatto carico insieme a lui di tutta quella sofferenza e che, invece di compatirlo, lo aveva spronato a dimostrare a se stesso di potercela fare.

"Mi mancherà davvero tanto... Devo rendere indimenticabile quest'ultima estate insieme", si convinse immergendosi.

Riaffiorato, con i capelli appiccicati alla faccia, sentì il richiamo del padre che si faceva via via più nitido.

"Principino, se non ti sbrighi ti resteranno solo i piatti da lavare!"

Da bravo Kikuchi, Taiki sapeva che, in questo caso, non si trattava affatto di uno scherzo.

"ARRIVO SUBITO."

◾◾◾

Pesce, pesce, pesce e ancora pesce...

Taiki era sbalordito: non si era accorto di quanto cibo il capo gli avesse infilato in quelle buste, tantomeno che si fosse trattato di un menù esclusivamente di mare per cui, di solito, non impazziva.

"Lo so che non vuoi dare un dispiacere al signor Fujita, ma quand'è che gli dirai che non sei tipo da pesce?", chiese il padre, mentre un pacchetto ben sigillato attirava la sua attenzione. "Puoi passarmi quella scatolina con scritto il mio nome? Credo di sapere cosa contiene."

Taiki gliela porse e lo osservò addentare il contenuto a occhi chiusi: erano i famosissimi *takoyaki del Fujita Sushi, i migliori di tutto il Giappone.

"Non è che non mi piace, solo che preferisco cose diverse. Stasera, però, ho troppa fame, non ti lascerò mangiare tutto da solo."

I due gustarono la cena in silenzio, finché il signor Kikuchi si fermò per riempire i bicchieri.

"Sono contento che il bagno ti abbia rinvigorito, immagino che al lavoro sia stata dura. Ti andrebbe di raccontarmi qualcosa?"

"Mmh, che dire? La parrucca mi prudeva da morire, le bambine sembravano indemoniate. Ah, sì, Naora indossava un tutù rosa confetto e..."

"Naora? Non posso crederci! Ha davvero rinunciato ai suoi soliti abiti per indossare qualcosa di colorato?"

"Nuon pvopfio", rispose Taiki a bocca piena. "Ha ricoperto la gonna con del velo nero, non ha modificato nulla al trucco e figurati se si è cambiata..."

Zemlyan: RebirthWhere stories live. Discover now