«Sono vietati i gioielli, la musica e il ballo. Ci si alza alle otto del mattino e si va a letto alle dieci di sera. È seriamente vietato uscire dal proprio dormitorio dopo il coprifuoco serale. È obbligatorio indossare la propria divisa». Med, bravo com'era a recitare, permise alla sua voce di abbassarsi notevolmente entro la fine della sua lettura. Rese il suo corpo più rigido e le mani lievemente tremati. Si mostrò agitato.

«È obbligatorio mantenere uno stile di vita sano, con una dieta ferrea e nessun tipo di sgarro. Sono vietati i dolciumi di qualunque tipo, gli alcolici e qualsiasi bibita al di fuori della semplice acqua». Mi ritrovai a deglutire un boccone amaro, seriamente scioccata da quelle regole troppo restrittive. Recitai la mia parte, guardando con preoccupazione Erazm e Med, in piedi alla mia sinistra.

Dantalian alzò in mento senza mostrare alcun tipo di paura e iniziò a leggere l'ultima parte delle regole riportate nel quadro. «È severamente vietato saltare i due turni di attività fisica al giorno dei ragazzi. È vietato superare i quindici minuti massimi di doccia. È severamente vietato, per le ragazze, non essere sorvegliate durante la doccia, specialmente per coloro che possiedono un partner».

Un partner? Essere sorvegliate durante la doccia? Ma in che diavolo di posto mi trovavo?

Denholm si voltò e indicò con il dito la frase più in basso, evidenziata con un rosso scarlatto, e la lesse ad alta voce. «Chiunque infranga queste regole verrà punito, in base alla gravità dell'azione commessa».

Tornò a guardarci e sorrise, come se quelle regole non fossero assurde e alcune anche maschiliste. Mi resi conto in quel momento che il nome era davvero azzeccato a quel posto. «Domande?».

Gli diedi, così come Med ed Erazm, ciò che lui desiderava ricevere. Recitammo come in un film da oscar e ci mostrammo così spaventati da non aver intenzione di fare altre domande, solo per non scoprire altre crudeltà del posto in cui eravamo capitati. Ma Dantalian, come sempre, si differenziò.

«Una l'avrei». Sorrise, mostrando i denti diritti e bianchi, e il Signor Cox aspettò. «Possiamo andare? Mi sto annoiando e sicuramente avrei altro di divertente da fare piuttosto che stare qui».

Nello sguardo limpido, azzurro come il cielo, di Denholm si illuminò qualcosa, come una piccola luce che fino ad ora era stata spenta. Un sorriso ammiccante gli incurvò le labbra e annuì lentamente. «Potete andare. Il resto lo scoprirete da soli...».

Una frase inquietante, ma nulla a cui non fossimo già abituati. Ci voltammo tutti e proseguimmo verso la porta, ma quando la mano di Med sfiorò la maniglia, Denholm parlò di nuovo. «Oh ragazzi, dimenticavo. Benvenuti al Geenna».

Borbottammo un "grazie" generale e ci fiondammo verso le scale, alle mie spalle Dantalian grugniva mille imprecazioni e brutte parole, ma nulla di diverso dal solito. Lui, Med ed Erazm si fermarono al terzo piano, dove si trovavano le classi e l'infermeria, almeno da ciò che ci aveva spiegato Denholm salendo le scale. Io, invece, tornai sulle scale per scendere al piano inferiore. Avevo bisogno di un po' di tempo da sola e il bagno era la soluzione migliore.

«Dove stai andando?». Erazm mi fissò confuso e gli altri due si girarono verso di me.

Alzai gli occhi al cielo. «In bagno».

Continuò a fissarmi con uno sguardo criptico, finché il più idiota tra i tre non si immischiò e diede prova del suo carattere di merda. «Lasciala andare, chi se ne frega di quello che fa». Borbottò infastidito.

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