Élite | Omander || Starboys - prologo

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"Mi stai dicendo che te lo scoperesti?" Urlò Guzmàn, per farsi sentire dall'amico dall'altra parte dello spogliatoio.
Polo intanto, mentre si toglieva la giacca della divisa, sorrideva sicuro di sé.

"Perché no, guarda che culetto..." Rispose dando una pacca sul sedere dell'amico, Ander, che si voltò verso di lui con un'espressione troppo seria in viso.

Lo spogliatoio dei maschi lo aveva sempre messo a disagio, si parlava spesso di cose che non gli interessavano, come le ragazze o il sesso che si faceva con le ragazze. Non che potesse aspettarsi altro da qualche diciassettenne con gli ormoni a palla, però non amava quei quindici minuti in cui doveva condividere quello spazio angusto con loro.
In più Guzmàn non perdeva un attimo per fare battute inappropriate, che lo facevano sentire fuori luogo. A volte ci provava a rispondere con la stessa enfasi, ma per lo più, restava impassibile senza proferire parola. I suoi amici si erano abituati a quest'atteggiamento e ormai pensavano fosse solo un tratto duro del suo carattere, con cui avrebbero dovuto imparare a convivere. In realtà, quella, non era altro che una facciata, non sapeva come gestire le emozioni, allora preferiva nasconderle e sotterrarle, senza farsi toccare veramente dal fuoco che gli ardeva dentro.

"Dai, adesso non farlo arrabbiare..." Guzmàn lo affiancò mettendogli un braccio intorno al collo. Lui e Ander erano amici da anni, si conobbero mentre imparavano insieme a muovere i primi passi e a dare i nomi ai colori. Eppure, nonostante la loro amicizia fosse un porto sicuro, Ander non se l'era mai sentita di aprirsi totalmente con lui. Qualcosa lo frenava, ma più guardava l'amico, con quei vividi occhi celesti e il sorriso spavaldo, più non capiva cosa fosse.

"Arrabbiarsi? Lui?" Christian, il loro compagno di classe, passò vicino ai due, già pronto per l'allenamento. Non aveva peli sulla lingua, come sempre, né si poteva dire che fosse un campione di sensibilità.
"Ma se sembra un ologramma? - si gira verso Ander, fermandosi sulla soglia della porta - davvero amico, a volte mi chiedo se tu provenga da un altro pianeta" Ander scosse la testa rassegnato, un mezzo sorriso di consapevolezza campeggiava sulle sue labbra.

"Io invece sono sicuro della tua natura: sei senza dubbio un coglione!" disse facendo ridere tutti, Christian se ne andò avviandosi al centro della palestra, per potersi riscaldare, non prima di avergli rivolto il dito medio.

"Così ti voglio - Guzmàn gli prese il viso tra le mani e assunse un'espressione si sfida, che gli si addiceva in maniera spaventosa - combattivo!"

"Oh - Samuel incrociò lo sguardo di Guzmàn - dobbiamo vincerlo 'sto campionato."

"Abbiamo la vittoria in pugno, o no, capitano?" Ander annuì ostentando sicurezza. In realtà non amava affatto il basket, lo faceva solo per suo padre e perché lo aiutava a sfogarsi, ma non era mai stato un tipo competitivo, a differenza dell'amico che si cibava di concorrenza e adrenalina.

"Se facciamo gioco di squadra...." disse Ander, guardandolo apprensivo e consapevole dell'egocentrismo dell'amico, che si rifletteva anche durante il campionato "avremo la meglio."

"Gioco di squadra, ricevuto!"

Uscirono dallo spogliatoio lasciandosi alle spalle le più frivole discussioni, per potersi concentrare sull'allenamento. Ander riusciva a scaricare la tensione accumulata quando faceva sport, era tanto devoto al basket, proprio perché lo aveva aiutato molto nel corso della sua vita. Non riusciva a lasciare il posto di capitano, né avrebbe immaginato di poter abbandonare la squadra, in qualche modo, però, avrebbe dovuto parlare con il padre. Dirgli che no, non era una promessa della palla a canestro, che voleva lavorare nel mondo della moda. Per anni aveva sforzato il suo corpo per dargli la forma che un giorno lo avrebbe aiutato a coronare quell'obiettivo, che adesso, appariva ancora troppo vacuo e lontano.

Omander || StarboysWhere stories live. Discover now