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La casa dove vive Monica è veramente bella, con un arredamento moderno che si incastra perfettamente al colore delle pareti. Il salotto è comunicante con una grandissima sala da pranzo, attraverso un arco che adesso è addobbato di lucette colorate e di una scritta di glitter "buon compleanno, Monica". Il tavolo è stato spostato contro il muro, è pieno di vassoi di pizzette e di bottiglie di birra, alcune delle quali già aperte. Matteo si è offerto di fare il deejay e ha portato la sua console, è già brillo e se ne sta lì a ballare e a cantare al microfono, come se fosse il protagonista della serata.

Sono arrivati quasi tutti, anche persone che Manuel non ha mai visto e che immagina siano vecchi compagni di classe della ragazza. Monica è lucente, anche se vestita di nero, perché si vede che è felice. Sembrano tutti felici, in realtà.

Tutti tranne Manuel, che se ne sta appoggiato con la spalla al muro, gli occhi che vagano dappertutto e la seconda bottiglia di birra già tra le mani. E' nervoso. E incazzato. Vorrebbe essere ovunque a parte qui, vestito con questi jeans neri eleganti e una fottuta camicia bianca. Che poi non sa perché si sia vestito così, come se fosse la sua prima comunione, e non con le solite cose da teppistello che usa di solito anche alle feste, tanto che gli frega.

Si sente un cretino, questa è la verità. Un assoluto cretino. Fanculo.

Questa è anche la prima cosa che gli dice Chicca, qualche minuto dopo, avvicinandosi a lui con un bicchiere di quello che sembra vino rosso in mano: "Me pari un cretino, Manu, te lo dico."

Manuel alza gli occhi al cielo e contemporaneamente fa sbattere la sua bottiglia di birra contro il bicchiere di lei.

"Cin" afferma, sorseggiando un po' di birra.

I suoi rapporti con Chicca sono strani, adesso. Non sono amici, ma non si odiano nemmeno. A malapena sembrano ex fidanzati, ogni tanto si ritrovano a parlare in corridoio a scuola e a Manuel un po' manca. Gli manca perché, per certi versi, Chicca lo capiva in un modo in cui nessun altro è mai riuscito: sono entrambi figli di madri single, un po' disadattati, un po' soli. Le vuole bene, come si vuole bene a qualcuno che bene o male c'è stato.

"Stai bene?" è quello che gli chiede lei, posando una mano sul fianco. Si è colorata la frangetta d'argento, forse perché è il colore della serata.

"Secondo te?" ribatte Manuel, come se la risposta fosse ovvia. E lo è.

"Era una domanda retorica, infatti" risponde Chicca, alzando un sopracciglio. "Si vede lontano chilometri che stai 'na merda."

Manuel ride.

"Addirittura."

"Eh" continua Chicca, facendoglisi un po' più vicina. "Voi pensate tutti che io sia 'na cretina, ma c'ho gli occhi anche io. E ti conosco, purtroppo."

Manuel sorseggia un po' di birra e "E cosa vedi, sentiamo" le domanda, sinceramente curioso. O forse solo annoiato. O forse cerca in tutti i modi di non pensare.

Chicca ghigna, come se non volesse altro che sentire questa domanda.

Gli si avvicina ancora, poggiandosi con la schiena sul muro accanto a lui.

"Te ne stai qui a fa' il martire, ad una festa. Sembra che ti sia morto il gatto e non fai che guardare la porta d'ingresso come se stesse per arrivare il papa." Fa una pausa, come se stesse per sganciare una bomba. "C'è solo una persona che non è ancora qui, quindi mesa che stai ad aspetta' proprio lui. E, se posso esse' schietta, non ve parlate da giorni, per cui deduco che abbiate litigato. E poi penso anche altre cose, ma facciamo che quelle non te le dico, tanto so che già le sai, no?"

Che cosa ci siamo fattiWhere stories live. Discover now