1. Cuore di cane

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"Se Simone non si sveglia mi ammazzo. È tutta colpa mia."

Il rumore costante dei macchinari a cui Simone era attaccato e che lo tenevano in vita era come un tarlo nella testa di Manuel. Il ragazzo batté il pugno con violenza contro il vetro che separava la sala d'attesa dalla stanza di Simone: vederlo in quello stato senza poterlo toccare era peggio di una tortura.

Era successo tutto così in fretta: mentre cenava con sua madre, lui e Anita avevano sentito un rumore fortissimo provenire dalla strada, così si erano precipitati fuori e avevano visto Simone riverso a terra, con gli occhi sbarrati, immobile - il suo motorino distrutto dall'impatto con un furgone che era sfrecciato via senza fermarsi. Era stato Zucca ad investirlo, su ordine di Sbarra, per vendicarsi di Manuel e dell'invadenza indebita di Dante, che aveva cercato di aiutarlo ad uscire dal brutto guaio in cui si era cacciato. Si sentiva tremendamente in colpa, perché ad andarci di mezzo era stato proprio l'unico che non avrebbe dovuto, l'anima più buona e pura di tutte: Simone.

Simone il bravo ragazzo, premuroso ed affidabile, Simone lo studente coscienzioso amante della matematica, Simone con la testa sulle spalle - quella stessa testa che aveva perso completamente per Manuel. E Manuel lo sapeva, era ben consapevole del potere e della presa che aveva su di lui, di quanto Simone fosse disposto a tutto per lui. Aveva sfruttato ogni mezzo a sua disposizione pur di impedirgli di farsi coinvolgere nei loschi traffici di Sbarra: l'aveva insultato, tenuto a distanza e preso in giro per il suo essere sempre così scioccamente disponibile nei suoi confronti. Simone e il suo maledettissimo vizio di mettersi sempre in mezzo, quando si trattava di Manuel. Cosa avrebbe dato pur di avere quel ficcanaso tra le sue braccia, in quel momento.

Per ferirlo e tenerlo lontano dai guai gli aveva detto che non provava niente per lui, che il bacio che gli aveva dato alla sua festa di compleanno non significava nulla, che nemmeno se lo ricordava perché quella notte era sbronzo e lo aveva semplicemente usato per scrollarsi di dosso la rabbia dopo la rottura con Alice.

Bugie, ovviamente. Erano tutte menzogne, dalla prima all'ultima (soprattutto l'ultima): non aveva affatto dimenticato quel bacio, né quello che era successo dopo, quando Simone l'aveva reso suo e Manuel si era lasciato prendere, perso nel suo abbraccio, aggrappato a lui come se fosse l'ultima notte al mondo.

"Con te è diverso."

Come poter dimenticare l'intensità di quei momenti, il suo respiro affannoso, i suoi occhi che non avevano smesso per un attimo di scrutarlo? Nessuna donna (nemmeno Alice, di cui credeva di essere innamorato - ma che ne sapeva lui dell'amore? Quella parola aveva senso solo dopo Simone) l'aveva mai fatto sentire così uomo. Portava ancora addosso i segni indelebili di quella notte con lui, che gli era parsa interminabile e allo stesso tempo brevissima. Quanto avrebbe voluto tornare indietro nel tempo e non essersi comportato da stronzo.

Le parole di Simone rimbombavano nella sua testa, come un disco rotto.
- Non ti lascio, va bene? Non ti lascio perché ti voglio bene.
- Vengo con te.
- Mica sono innamorato di te, io.
Manuel forse sì, ma Simone ancora non lo sapeva, infatti aveva creduto alle sue bugie e avevano litigato. Se n'era andato con gli occhi gonfi di lacrime, mentre Manuel lo guardava con il cuore spezzato: pensava ingenuamente che in questo modo Simone sarebbe stato al sicuro. Ma si sbagliava. E se Simone non si fosse più svegliato e non avesse più potuto scoprire la verità?

Ora, nella sala d'attesa dell'ospedale, Manuel indossava ancora la giacca che Simone gli aveva prestato dopo la prima volta che aveva dormito a casa sua. La manica destra era orribilmente macchiata del suo sangue. Gli vennero in mente le parole di una canzone di Ermal Meta.

"Caro Antonello
È una giornata di merda
Ma va tutto bene
In fondo respiro ancora

Oggi con la tristezza
Condivido la stanza
Ma c'è un letto solo
Porterò pazienza"
Sembravano scritte apposta per lui: nel suo caso il letto era quello in cui era disteso Simone, mentre la tristezza albergava tutta nel suo cuore.

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