Nicolò 1/7

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Prologo

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Prologo

Ricordo ancora la prima volta che l'ho vista: allo stadio olimpico di Roma per la partita della qualificazione ai mondiali. Era bellissima. Soprattutto mentre baciava con foga le labbra del mio amico di nazionale Marco Verratti.

Guardavo da lontano con invidia il mio amico e non potei fare altro che tacere e scherzare con il resto degli azzurri e mia moglie Federica.

Ricordo anche la prima volta che le ho rivolto la parola per davvero, la prima volta che abbiamo avuto una conversazione vera e propria. Eravamo a Coverciano, durante un ritiro degli azzurri. E lei era lì, avvolta in una felpa di color blu elettrico e dei pantaloni della tuta per proteggerla dalle basse temperature di fine dicembre. I capelli ondulati le cadevano sulle spalle e mi fermai più del dovuto a guardare quegli occhi azzurri color cielo intenso che non la smettevano di scrutarmi.

« Nicolò, Nicolò Barella. » Le porsi la mano provando a fare la miglior impressione possibile.

Davvero stavo provando a fare colpo su una ragazza? Mi sentivo un adolescente in preda agli ormoni che provava a relazionarsi con la sua prima cotta. Però le cose erano ben diverse: io avevo 24 fottutissimi anni ed avevo una moglie.

« Chiara Leone. » Abbozzò un sorriso stringendo la mia mano ed il mio corpo venne invaso da molle scariche elettriche a causa di quel contatto.

« Che ci fai qui? Non mi sembri un calciatore. » Scherzai.

Pessima battuta Nicolò. Pessima.

« Faccio parte della squadra medica della Juventus. »

« Oh, quindi sei una bianconera anche tu? »

« Si, tifo Juve da quando sono nata praticamente. »

Appena scoprirà che gioco nell'Inter mi sputerà addosso sicuramente.
Aprii la bocca per ribattere, ma Alessandra, nonché l'attuale amante di Federico Chiesa, parlò a Chiara.

« C'è Marco. » Disse. « Meglio se vai. » Le fece l'occhiolino.

Chiara voltò subito lo sguardo verso Verratti ed i suoi occhi si illuminarono. Invece i miei si spensero.

Io ero più bello di Marco, io ero migliore di lui. Ma nonostante questo lei guardava lui, non me.

« Ciao Nicolò, è stato un piacere. » Mi rivolse un sorriso veloce e mi lasciò lì, da solo, a torturami le mani come un coglione sperando di incrociare nuovamente il suo sguardo anche solo per mezzo istante.

Ed ecco come andò la prima volta che mi persi in quelle iridi azzurre che mi fecero impazzire per il resto della mia vita.

QUALCOSA DI GRANDE | NICOLÒ BARELLAWhere stories live. Discover now