Capitolo 2

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Peeta Mellark... Peeta... mi ci vuole qualche secondo per capire cosa sta succedendo. Tutti i ragazzi a distanza di cinque metri si girano nella mia direzione, mi fissano con gli occhi sbarrati. Sui loro volti un misto di dispiacere e sollievo per essere stati risparmiati per un altro anno. Come fossi in trance, inizio a camminare verso il palco. Mentre i pacificatori mi accompagnano, inizio a vedere grandi macchie nere nella mia visuale, credo di stare per svenire. "Dai Mellark, ce la puoi fare!" penso. Salgo sul palco e mi metto sul lato destro di Effie. Dall'altra parte, sul lato sinistro, c'è Katniss, che fissa un punto in lontananza, le mani dietro la schiena. La guardo per un attimo, e allora capisco cosa sta capitando. Scaccio via il pensiero. Non ora, non ancora. Effie chiede se ci sono volontari, ma so che non ce ne saranno. Ho due fratelli più grandi, uno troppo per offrirsi al mio posto, e l'altro non ha intenzione di farlo. Ma questo già lo sapevo.

Il sindaco riprende la parola e legge il Trattato del Tradimento. Quando finisce fa cenno a me e a Katniss di stringerci la mano. Mi giro, la guardo e in un baleno è come se vedessi la bambina di cinque anni col vestito rosso e le due trecce, che canta durante l'ora di musica il primo giorno di scuola. Le stringo la mano in modo rassicurante, almeno credo. Dalla sua espressione capisco che non se l'aspettava, perché per un attimo si è tolta la sua maschera di indifferenza e mi ha mostrato cosa prova. Solo per un attimo però, poi la maschera è tornata al suo posto. È sempre stata brava a nascondere le sue emozioni.

Suona l'inno di Panem, poi veniamo scortati dentro il Palazzo di Giustizia e ci lasciano in due stanze separate. Da adesso abbiamo un'ora per dire addio ai nostri cari. Nell'attesa mi siedo sul davanzale. Da qui si vede casa mia. Chiudo forte gli occhi, e cerco di pensare al ragazzo che si è svegliato stamattina per fare il pane. Ora mi sembra un estraneo. Dopo pochi minuti entrano i miei genitori. Mio padre mi guarda addolorato, mi si avvicina, mi abbraccia e inizia a piangere. Nel vederlo così, tutto lo sforzo di restare impassibile viene meno, e piango anche io. Lacrime silenziose e calde mi rigano il viso. Guardo mia madre, sembra pensierosa. Lei non è mai stata una persona particolarmente affettuosa, anzi, ma penso che vedere suo figlio andare incontro alla morte un po' le dispiaccia. Aspetto che dica qualcosa. Un 'mi dispiace', un 'mi mancherai'. Invece, quando parla, dice una cosa che non mi aspettavo minimamente. -Chissà, magari quest'anno il distretto 12 potrà avere un vincitore...-

Per un attimo mi sento sollevato. Se lo dice mia madre, magari posso farcela, lei non è il tipo di persona che dice le cose tanto per rassicurare. Poi però aggiunge qualcos'altro. -È una tosta, quella.- QUELLA. Realizzo che non sta parlando di me, ma di Katniss. Mio padre non dice niente, mi abbraccia ancora, e fa per uscire. Mia madre indugia un attimo, poi mi abbraccia anche lei. Ma c'è qualcosa di sbagliato. Non è il tipo di abbraccio madre - figlio. È troppo freddo, troppo distaccato. Poi, quasi impercettibilmente mi dice: -Addio ragazzo.- E sono andati. Un secondo dopo entrano i miei fratelli. Non ci diciamo molto, per lo più stiamo in silenzio, imbarazzati. Prima di uscire, mi dicono addio anche loro. Così capisco che tutti pensano che il povero Peeta Mellark non ha nessuna possibilità di vincere. È purtroppo questo lo penso anche io.

Non viene nessun altro a salutarmi, quindi passo il resto dell'ora a guardare fuori dalla finestra. Dopo una decina di minuti mi accorgo di aver ricominciato a piangere. Cerco di smette, ma è inutile. "Mellark, ma che fai?! Vuoi che tutti ti considerino debole?" penso, e ho ragione. Cerco di cancellare i segni delle lacrime, ma con scarsi risultati. Poco dopo i Pacificatori mi vengono a prendere, e portano me e Katniss a una macchina, dove ci aspetta Effie. -Forza ragazzi, salite! Il viaggio fino al treno dura solo cinque minuti.-

Guardo Katniss, ma lei sembra ignorare sia me che la nostra stravagante accompagnatrice. Per quanto riguarda Haymitch, non ho idea di dove si sia cacciato.

Saliamo in macchina, e quando arriviamo alla stazione ci sono un sacco di persone, e molte, moltissime telecamere. Nel caos generale riesco a vedere su uno schermo un'immagine mia e di Katniss. Lei sembra quasi annoiata, invece sul mio viso si vedono chiaramente i segni del pianto. "Cavolo Mellark..."penso. Aspettiamo qualche minuto davanti al treno, cosí che i cameraman possano riprenderci per bene.

The Hunger Games: The Boy With The BreadWhere stories live. Discover now