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𝐜𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝐮𝐧𝐨: 𝐥'𝐚𝐩𝐨𝐜𝐚𝐥𝐢𝐬𝐬𝐞 

«Non è affatto male questo posto per passare la notte...» Cata appoggiò la canna del fucile a terra, lasciandosi andare un sospiro «Tu che ne pensi, Dolores?» i suoi grandi occhi marroni si posarono sul manichino raccattato fra le macerie di un negozio di abbigliamento.
Secondo i suoi calcoli dovevano essere i primi giorni di maggio, infatti, aveva sostituito le solite felpe e i giacconi pesanti con una semplice canottiera scura mentre un paio di jeans semplici le fasciavano le gambe snelle e abbronzate.

Il cielo prometteva davvero un bello spettacolo, l'azzurro limpido del giorno stava sfumando lentamente in diverse tonalità del rosso e del rosa. Il sole tramontava all'orizzonte e pian piano tutte le ombre stavano sparendo, lasciando spazio al buio incondizionato della notte.
Cata afferrò il pezzo di plastica per il busto e lo sistemò sotto la tenda, improvvisata con delle vecchie stoffe rattoppate.
Ad un tratto, uno strano rumore ruppe il silenzio. Era il suo stomaco che cominciava a fare i capricci; decise di ignorarlo e si portò le gambe al petto, sistemando la testa sulla spalla del manichino, alcune ciocche di capelli castani le finirono sopra gli occhi ma lei si rifiutò di spostarle.
Con le palpebre pesanti e lo stomaco che brontolava, la ragazza sistemò il fucile fra il suo corpo minuto e il busto di Dolores arrotolando la cinghia di cuoio al polso, chiuse lentamente gli occhi sperando che, almeno per la prossima ora, sarebbe riuscito a riposarsi.

A poche miglia di distanza Cinque Hargreeves armeggiava con delle bende mentre cercava di ripulirsi da una ferita.
Dopo giorni passati a camminare senza una meta ben precisa, il ragazzo aveva deciso di mettere radici fra le rovine di un palazzo.
Se ne stava seduto su un vecchio materasso impolverato mentre cercava di fasciare il braccio con una maglietta di cotone usurata e, ad un tratto, ricordò come Grace gli aveva pazientemente spiegato come si facesse a medicare per bene ferite simili. Grace era l'unica figura materna che avesse mai avuto, si trattava di una donna dall'aspetto angelico, con brillanti occhi azzurri e un sorriso sempre perfetto, troppo perfetto.
Inevitabilmente pensò anche a Pogo, Numero Sette, Sei, Tre e tutti i suoi fratelli che aveva lasciato per via della sua imprudenza e del suo irrefrenabile desiderio da realizzare.
Lui aveva la capacità di viaggiare nel tempo e nello spazio e, dopo anni di duro lavoro, credeva di essere pronto anzi, ne era fermamente convinto ma a quanto pare, aveva torto.
Poteva sentire la voce del vecchio rimbombargli fra le pareti della scatola cranica: "Un salto nello spazio è poca cosa comparato alle incognite del viaggio nel tempo. Uno è come scivolare sopra il ghiaccio, l'altro è più simile allo scendere nelle profondità dell'acqua gelata ad occhi chiusi e riapparire come una ghianda".
Con quanta soddisfazione Reginald Hargreeves lo avrebbe rimproverato per quanto stava accandendo? Al solo il pensiero poteva sentire il corpo teso e il battito cardiaco accelerare.
Odiava avere torto.

Si passò le mani sul viso per riprendersi dai suoi pensieri, non era il momento di piangersi addosso. Era passato poco più di un mese da quando era rimasto intrappolato nell'Apocalisse, un mese che non vedeva o parlava con un essere umano, era abituato a stare da solo, ma non si era mai sentito come tale.
Cominciò a fantasticare su cosa stessero facendo i suoi fratelli a quell'ora del pomeriggio... Numero Uno e Due sicuramente si erano trattenuti più a lungo nella palestra, magari sfidandosi a chi faceva più flessioni o combattendo nel corpo a corpo.
Numero Quattro era rintanato nella sua stanza ingurgitando pasticche con indosso una delle gonne di Tre, mentre la ragazza bussava alla sua porta furiosa perché rivoleva indietro i suoi vestiti. Poi gli venne in mente Sei, anche lui nella sua stanza con fra le mani uno dei tanti libri della biblioteca ed infine Numero Sette, la quiete e piccola Numero Sette, che si dilettava nel suonare il violino nel soggiorno mentre Grace e Pogo la ascoltavano ammaliati sull'uscio della porta.
Cinque chiuse gli occhi e scosse la testa. 
Quella bella visione che si era creato venne disintegrata dal ricordo dei corpi sepolti sotto le macerie che aveva trovato appena apparso in quel mondo all'apparenza distopico, eppure così maledettamente reale.
Doveva tornare da loro.
Detestava ammettererlo ma gli mancavano, gli mancavano i litigi, le lezioni, gli allenamenti, combattere al fianco della sua squadra e le scappatelle nella caffetteria in piena notte, ordinando ciambelle dopo aver arrestato gli ennesimi criminali e salvato gli abitanti di Dallas ancora una volta.
Il suo posto era insieme alla sua famiglia, ma prima di tornare da loro, doveva capire quale fosse la fonte che aveva distrutto il suo mondo e ucciso le persone a lui care.

Così Cata e Cinque si addormentarono appena calato il sole, entrambi stanchi e ignari che in poco tempo, sarebbero entrati l'uno nelle vite dell'altro, stravolgendole per sempre.

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⏰ Last updated: Nov 15, 2023 ⏰

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𝐭𝐡𝐞 𝐜𝐡𝐞𝐜𝐤𝐦𝐢𝐧𝐝 | cinque hargreevesWhere stories live. Discover now