Capitolo otto

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24 Flirting

"Ti ricordi il piano?" George si gira a guardare Lee e gli appoggia una mano sulla spalla. Il ragazzo di colore manda giù un po' di saliva e cerca di non pensare che se si avvicina ancora di qualche centimetro finisce per baciarlo. Non rispetterebbe il piano, ma sarebbe una di quelle mosse azzardate che ai gemelli piace tanto fare.

"Entro nell'ufficio, gli dico che Piton ha tanto bisogno di lui giù al campo da Quidditch, così quando Gazza esce sei libero di cercare i fiammiferi." Il gemello sorride, provocando un inevitabile spostamento verso destra delle lentiggini che ha vicino alle labbra. Farebbero la stessa cosa, se la bocca di Jordan fosse contro la sua.

Lee si avvicina alla porta semichiusa e bussa con la nocca dell'indice sinistro. Scoprono presto che l'ufficio del custode è vuoto. "Forza, vieni qui."

"Guarda che ce l'hai anche tu la bacchetta, puoi procedere senza di me."

Jordan trattiene tutto il fiato che ha in corpo, mentre lo osserva lentamente: gli occhi scuri si fermano in quelli marroni di George, che solleva il capo come a sfidarlo. Non c'è gara però, se entrambi hanno la vittoria in tasca. Il gemello si fa avanti e si appoggia allo stipite della porta. "Ti servo, non è vero?"

"Sei tu che mi hai chiesto di venire." Gli ricorda Lee, incrociando le braccia al petto e meditando la prossima mossa. Dovrebbe essere quella di appellare i fiammiferi, ma prende più le pieghe di un altro passo verso il suo compagno di stanza. George lo accoglie, poco importa che ci siano appena sei centimetri a dividerli davanti all'ufficio del custode. O meglio, importa che siano così tanti.

"L'ho fatto?" Adesso respira l'aria di Lee, che ha il dolce sapore della Burrobirra bevuta prima.

Jordan ride, con l'indice e il pollice aggrappa il maglione di George. "Lo volevi fare?" Sta tutto lì alla fine, nella distanza che si sono permessi di ridurre, negli sguardi che si lanciano ogni tanto in Sala Comune e poi in ogni angolo del castello.

George sorride, i centimetri diventano millimetri. "Da un po'." Gli confessa, mentre le lentiggini danzano ancora su un altro punto del suo viso.

Le labbra di Lee sfiorando quelle del gemello, ne assaporano per poco le pieghe e ne prendono la forma. Non fanno in tempo a stringersi di più, perché Jordan scorge con la coda dell'occhio un movimento felino, "C'è quel dannato gatto"

"E dove c'è il dannato gatto, ci sta anche un dannato uccello. Facciamo in fretta." George appoggia il capo allo stipite della porta e prende un lungo respiro. È in quel momento che la mano di Lee scivola via dal maglione e mettono piede nell'ufficio.

"Accio fiammiferi."


Salveeee!
Ok: approdo con la mia prima storia su George e Lee, mi piacciono tanto. Spero di essere riuscta a conquistarvi in qualche modo. Intanto vi ringrazio per il continuo supporto, adoro scrivere questa storia anche perché i vostri commenti mi sono tanto cari. (e sono felice anche solo a sapere che qualcuno la legge, giuro. Grazie mille)
Sia ❤

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