-sei come lui...- sussurrò in un soffio, sfiorando delicatamente la pelle del viso del soldato, per poi ritirarla immediatamente.

-l-lui chi?- si permise di chiedere il nettuniano, con i nervi ancora tesi a causa della lama che minacciava di lacerargli le carni.

quasi come a leggergli nel pensiero, l'uomo misterioso si allontanò, così come il suo pugnale tagliente.
-mio marito- l'uomo di cui si era innamorato, il padre di suo figlio, ora solo un lontano ricordo per lui, una sola goccia dell'oceano di anime che avevano perduto la vita a causa di quella guerra straziante.
-vi siete decisi a venire- proseguì con immenso astio, lo si percepiva dal suo tono, dal modo in cui gli voltò le spalle, lasciandolo completamente libero.

si fidava però, jeongguk lo aveva capito ormai, non sembrava sentirsi minacciato da lui e come biasimarlo, in fondo era proprio lui ad averlo avuto in pugno per ben due volte con la possibilità di ucciderlo; qualsiasi persona con un briciolo di sale in zucca non si sarebbe messa contro quel ragazzo.

-ad ogni mia risposta, una domanda per me. affare fatto?-

l'uomo mascherato rise: quel nettuniano aveva una gran faccia tosta e un bel coraggio.
-patteggiare con uno che avrebbe potuto ucciderti ben due volte? astuto, jeon jungkook di nettuno-

-sembri interessante, volpe. sei in cina e parli inglese con un accento slavo...chissà quali altri misteri nascondi- un sorriso sghembo gli si dipinse sul viso, l'uomo misterioso lo notò quando si voltò a guardarlo.

-volpe?- jungkook giurò di poterlo vedere con un sopracciglio inarcato ed indicò il suo viso, disegnando una sottospecie di ovale per alludere alla sua maschera.

lo sentì sbuffare.
-sono kim taehyung, vengo dalla bielorussia e sono qui in cina da diversi anni. ora tocca a te-

-mi hanno mandato qui come spia tra i soldati gioviani- rispose senza troppe pretese alla domanda che già gli era stata implicitamente posta.

-i gioviani?! e che ci fai in casa mia?!- sbottò sorpreso, quasi sconvolto. il giovane soldato lo vide guardarsi intorno, come se si sentisse a disagio o sotto pressione.

-ah-ah, quelle sono altre due domande, volpe- quel sorrisetto si tramutò in un ghigno molto irritante a detta di taehyung, che quasi gli faceva venir voglia di schiaffeggiargli quella splendida faccia che si ritrovava.

-ora che sai il mio nome potresti anche usarlo- sibilò infastidito, incrociando le braccia al petto e non facendo altro che far ingigantire quel maledetto sorrisino.

-volpe mi piace, continuerò a chiamarti così- rispose con tono provocatorio e in cuor suo sapeva bene che taehyung avesse alzato gli occhi al cielo.
-e ora, se permetti, tocca a me: ti togli la maschera?-

-no- il nettuniano se l'aspettava, era da ammetterlo, per cui sapeva già come avrebbe potuto ribattere.

-allora sembra che non saprai mai nulla sui gioviani, su di me e sul perché io sia qui- rispose quindi, inarcando un sopracciglio.

-il patto prevedeva una risposa per una risposta e la mia è no- controbatté secco, in modo quasi stupidamente ovvio.

-mi correggo allora: se la risposta ad una richiesta non è affermativa, l'accordo non vale-

-sei sicuro di te, jeon jungkook, troppo sicuro di te- rispose infine, ma jungkook capì che l'aveva finalmente fatto arrendere quando la sua mano si spostò dietro al sua nuca per slegare un nastro, mentre l'altra cominciava a sfilarsi il cappuccio.

e ciò che vide da quel momento in poi, il giovane nettuniano l'avrebbe tranquillamente collocata tra le cose più belle che avesse mai visto in vita sua, e jungkook aveva visto molte cose, molti uomini, molte donne, eppure quel terrestre le avrebbe potute far crollare come una serie di tessere domino così, con un movimento dell'indice.

jungkook sapeva che il fenotipo terrestre fosse molto vario, e a dir la verità quel giovane così enigmatico non era neanche così particolarmente particolare: i capelli erano di un castano scuro non proprio singolare, un pò lunghetti, come se non li tagliasse da un po', sbarazzini, con qualche ricciolo qua e là, iridi scure, molto tipiche nell'estremo oriente, così come il taglio degli occhi, sottili, "a mandorla", ma grandi, dolci e profondi, eppure taglienti come le lame di mille coltelli.

-non avrei mai immaginato fossi così- si lasciò scappare jungkook, ancora poggiato con le spalle al muro, le sue braccia però, incrociate contro il petto ed il viso contorto in un'espressione pensierosa e dubbiosa. era inspiegabile, incomprensibile. jungkook non capiva come potesse una persona essere così, così impenetrabile.

-sarebbe stato strano se tu avessi conosciuto la mia faccia già da prima che togliessi la maschera- osservò ovvio, per poi veder annuire l'altro.

-sei molto bello- affermò poi.

-dimmi perché sei qui-

jungkook sbuffò una risata.
-sono ricercato- sentenziò.
-i gioviani mi hanno scoperto e ora stavo cercando rifugio-

e poi lo vide crollare, perdere definitivamente la calma, tant'è che gli si avvicinò a passo svelto e lo prese per il colletto dell'uniforme, per poi incatenare il suo sguardo furioso, impaurito, con il suo.
-tu sei ricercato! e sei venuto in casa mia! attendo ausilio da più di due mesi, ho un neonato qui e quando finalmente decidete di presentarvi, è per infilarmi una spia in casa?! per crearmi altri problemi?! ho già visto morire mio marito per la vostra noncuranza, non vedrò crollare tutto ciò che ho tenuto in piedi grazie ai miei sforzi per lo stesso motivo!-

jungkook rimase spiazzato da tali parole. era a conoscenza delle diverse richieste d'aiuto da parte del popolo terrestre per fronteggiare la minaccia gioviana, ma non era mai arrivato a toccare quell'argomento con le sue stesse mani come in quel momento. i sensi di colpa lo assalirono, si sentì parte del motivo per il quale taehyung stava soffrendo, serrò la mascella e gli occhi gli si fecero lucidi, ma fortunatamente venne riportato alla realtà dal pianto di un bambino.

sbatté le palpebre un paio di volte per riacquistare la vista che gli si era offuscata e vide taehyung correre accanto alla culla di suo figlio, per poi prenderlo in braccio e cullarlo con il capo vicino al petto: quel baccano lo aveva dovuto svegliare e jungkook si sentì impotente in più modi.

rimase immobile ad osservare la scena di quel giovane così tormentato, dalla facciata tenebrosa e quasi terrorizzante, che cullava dolcemente suo figlio tra le sue braccia, canticchiandogli una tenera ninna nanna.

-sono qui perché ho bisogno di trovare un modo per contattare la mia gente perché accorrano qui, per salvare il tuo popolo, insieme ai saturniani ed altri alleati per annientare giove, ma non ho modo di farlo-

il giovane terrestre lo fissò con sguardo truce, le labbra serrate in un'espressione minacciosa che jungkook stavolta decise di farsi scivolare addosso per continuare il suo discorso.
-io ho bisogno d'aiuto, così come anche tu e non negarlo, kim taehyung. un aiuto reciproco ti può andar bene?- la sua mano si allungò verso l'interpellato nel tentativo di sigillare un nuovo accordo.

il ragazzo spostò lo sguardo ripetutamente, dalla sua mano ai suoi occhi, un po' esitante ed incerto.
-a patto che tu smetta di chiamarmi volpe-

e jungkook non poté fare a meno di farsi scappare una risatina.
-temo proprio che non si possa fare, volpe-

attenzione!
potete leggere il continuo di questa one shot sul profilo di knjghtmoonbean
ve ne sarei grata!

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