1

53 2 0
                                    

Ero sempre stata una brava persona. Una buona figlia, una buona sorella, una buona amica. Una sacerdotessa fedele. Eppure la mia immagine era legata a quella di un mostro. Avrete capito chi sono, giusto? Ero una delle tre figlie di Forco e Ceto, due divinità marine. Le mie sorelle, Steno ed Euriale, erano delle gorgoni: creature che combinavano tratti umani a quelli di serpente. Io ero nata diversa da loro: le mie sembianze erano completamente umane.
Da piccole, quando giocavamo a combattere, io interpretavo la parte della grande dea Atena mentre loro facevano la parte delle cattive. Nei nostri giochi d'infanzia spesso eravamo accompagnate da Ificle. Lui era un bambino carino e dolce che, crescendo, non era cambiato tanto per carattere. Era diventato un giovane molto bello, oltre ad essere diventato il mio migliore amico. Quando mi dichiarò il suo amore, dovetti tuttavia rifiutarlo. Non perché io non lo amassi, ma perché avevo sempre voluto essere una sacerdotessa di Atena e non potevo cedere a tali tentazioni. Avrei dovuto rispecchiare la splendida immagine della dea restando pura come questa. Col passare del tempo, se ne fece una ragione, ed io feci altrettanto.
Ero felice di servire la dea.
Durante una delle mie celebrazioni in suo onore, un uomo fischiò.
"Sei più bella della dea alla quale porti servizio."
Non gli diedi credito. Era un cretino, come la maggior parte degli uomini. Come poteva insultare così Atena? Ero convinta che lei lo avrebbe punito. Ci speravo, più che altro.
Il giorno seguente incontrai Ificle. Era bello stare in sua compagnia. Lanciavamo i sassi al mare e facevamo due chiacchiere. Lanciò un sasso tanto lontano che pensai avrebbe potuto colpire mio padre in testa.
"Mi avvio per la strada di casa.", annunciò lui alzandosi.
"Vai pure, ci vediamo in paese. Devo giusto raccogliere un po' d'acqua.", risposi.
Afferrai la mia anfora ed entrai in acqua mentre Ificle si dirigeva a passo spedito verso casa sua. Provai a raccogliere l'acqua del mare, ma venni interrotta. Qualcuno dietro di me chiamava il mio nome. Mi voltai e vidi la creatura più bella su cui i miei occhi si fossero mai posati prima. Era un giovane uomo dai ricci castani intrisi d'acqua salata, così come la barba, che portava corta e gli decorava il viso. I suoi occhi, dello stesso colore del mare, erano su di me. Mi rivolse il suo sorriso candido. Il fisico marmoreo era coperto da un leggero strato di pelo sul petto, gli addominali e le braccia. In mano stringeva un tridente d'oro, mentre addosso non portava assolutamente nulla se non qualche alga.
"È un piacere conoscerti. Avrai intuito chi sono da questo.", disse lui indicando con un cenno della testa il tridente.
Annuii sbalordita.
Il dio mi si avvicinò e mi accarezzò in volto. Feci un passo indietro.
"Sono una sacerdotessa di Atena, non posso offrirti ciò che desideri.", dissi senza guardarlo.
"Qui ti sbagli, o mia fanciulla.", Poseidone mi afferrò per un braccio, di tutta risposta gli spaccai la mia anfora in piena faccia. Non lo avevo ferito, era un dio, ma questo mi aveva dato il tempo di fuggire. Incontrai Ificle durante la mia corsa. Lui capì cosa stava accadendo e provò a battersi con il dio, ma questo lo scaraventò via con un solo colpo. Provai a correre più forte e finalmente raggiunsi il tempio di Atena. Mi inginocchiai ai piedi della grande statua della dea e pregai in cerca di protezione. Era l'unico posto in cui sarei potuta essere stata tratta in salvo dal mio triste destino. Niente. Il dio del mare mi aveva raggiunta. Provai a scappare ancora, a combattere; ma tutto fu inutile. Lui mi possedette in preda alla lussuria nonostante le mie urla e suppliche. Una volta finito, mi lasciò a terra soddisfatto come se fossi uno straccio vecchio e maleodorante. Mi sentivo sporca, usata, impura. Ero diventata un vecchio straccio sporco e maleodorante.
La statua di Atena prese vita e mi guardò con astio.
"Se non fosse stato per la tua vanità, non avresti mai attirato l'attenzione su di te. Hai disonorato me e profanato il mio tempio!", la dea era furiosa.
Il mio nome significava "protettrice", "guardiana". Era quel che ero sempre stata. Tuttavia quando avevo chiesto protezione alla grande Atena, chi era arrivato in mio soccorso? Nessuno.
Un bagliore fuoriuscì dalla mano della vergine dea e mi circondò. La dea dagli occhi azzurri svanì con un altro bagliore e la statua tornò di marmo.
Rimasi nel tempio a piangere. Avevo deluso Atena. L'avevo disonorata e avevo infangato la sua reputazione.
Nyx stese il suo mantello sul cielo e si fece buio.
Sentii una mano sulla mia spalla, poi un sibilo.
"Ahi!", sentii. Mi voltai spaventata. Era Ificle che si teneva una mano stretta al grembo. Mi guardò e ricambiai lo sguardo del mio caro amico. Sembrò bloccarsi. La sua pelle divenne grigia. Sfiorai il suo volto chiedendogli se stesse bene. Era freddo. Era diventato una statua. Mi si bloccò il respiro per un momento. No, non poteva essere. La dea mi aveva maledetta. Abbracciai Ificle e piansi. Non avrei mai voluto che il ragazzo che da sempre avevo amato diventasse una statua di pietra a causa mia. Non lo meritava. Le Moire erano state crudeli con lui. Decisi di fuggire prima di incontrare qualcun altro. La notte mi avrebbe coperta dalla vista dei miei compaesani.

Il sibilo della sacerdotessa Όπου ζουν οι ιστορίες. Ανακάλυψε τώρα