Capitolo 2

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Mi svegliai e alzai dal letto svogliatamente, eravamo rientrati due giorni fa e ci eravamo ritagliati un po' di tempo dopo l'incidente, ma era anche arrivato il momento di tornare agli affari.

Ovvero andare a scuola, sì non è un granché, uno magari si aspetta qualcosa di più eccitante. Anch'io pensavo ad altro ma no, una scuola.
Vado in quella scuola solamente per ottenere delle informazioni, anche se per ora l'unica cosa che ho ottenuto è stata un pugno di mosche.
Sto cercando di trovare una persona che dovrebbe andare in quella scuola ma, finora, non ho avuto nemmeno un briciolo di fortuna.

Senza contare che non mi hanno ancora mandato quella che dovrebbe essere la foto del mio 'target' ho solo una banale descrizione che, diciamolo, serve a ben poco se poi mettiamo in conto che come descrizione è una generica...

L'organizzazione di sta cosa fa acqua da tutte le parti, ma in fondo non servo io a constatare ciò e, da un punto di vista pratico, ci sto anche guadagnando.

Decisi di cambiarmi a ritmo di musica scegliendo qualcosa di più nel mio stile al contrario del pigiama rosa confetto che non so nemmeno da dove è arrivato.
Misi un semplice, ma sempre d'effetto, jeans nero strappato sulle ginocchia; una maglietta nera, che mi lasciava le spalle scoperte e un paio di converse. Sistemai i capelli facendo una coda alta, poi passai al trucco mettendo una linea di eyeliner e un po' di mascara, tanto per evidenziare i miei occhi che poi avrei nascosto da delle lenti colorate – erano belli perché particolari ma proprio questo dettaglio li rendeva troppo riconoscibili.

Scesi le scale con la mia borsa in spalla e decisi, sul momento, di scroccare un passaggio ad Archie. La colazione la saltai, diedi semplicemente un saluto a Caleb, in cucina occupato a trafficare sul suo pc - forse cercando di sistemare qualche conto che non tornava, mi aveva accennato l'altra sera che stesse monitorando i conti bancari di Gebriel per tracce di mosse sospette.

Saltai in macchina e tornai ad ascoltare un po' di musica, non che ci voglia molto per arrivare alla mia scuola, ma la voglia di fare conversazione era nulla e poi, diciamolo, Archie è, leggermente, incline alla vanità e all'egocentrismo.

Appena arrivati scesi dalla macchina e mandai un bacio volante a Arc prima di incamminarmi verso l'ingresso, ormai deserto dati i miei tredici minuti di ritardo - sì sono abbastanza precisa per sapere quanti minuti ho di ritardo ma non abbastanza per arrivare in orario.

Non mi soffermai troppo né sui corridoi e nemmeno sugli ultimi ritardatari che, al contrario mio, correvano a più non posso rischiando di scivolare e cadere per arrivare a lezione.

Certe volte le persone non le capisco proprio; se sono già in ritardo tanto vale che mi rilasso almeno un po' prima di iniziare la scuola... che poi chiamiamola scuola ma, per quello che mi riguarda, è fin troppo permissiva. Sarà perché infondo non è quello il vero scopo.

Bussai alla porta e appena sentii un' "avanti" dall'insegnante entrai, non persi tempo per guardarmi intorno e mi diressi al mio posto; ignorai i molteplici sguardi e mi sedetti in fondo all'aula, in parte alla finestra, salutai con un cenno la mia compagna di banco, nonché circa amica, prima di prendere il quaderno dalla borsa.

Dopo quell'unico cenno iniziai ad ignorare tutti, la lezione di economia che so stava svolgendo il professore già la sapevo; era un argomento che mi avevano costretto a studiare anni fa e, anche se, adesso la cosa può essere utile al tempo fu solo per punirmi.

Ignorai i tentativi di Cheryl di fare conversazione - la mia compagna di banco. In ogni caso non ero mai stata lì per farmi degli amici, nella vita ho avuto solamente due persone che ho considerato degni di quell'appellativo, uno dei quali è stato ucciso di fronte a me e l'altro che forse non incontrerò mai più.

My SecretWhere stories live. Discover now