La seconda onda

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"È un ritrovamento eccezionale! Il corpo è freschissimo!" Si sgolava il capo della pubblica sicurezza, sprizzando bolle di anidride carbonica da tutti i pori. "L'umano sarà immediatamente trasportato nei nostri laboratori autoptici. Erano decine di migliaia di maree che non capitava l'occasione di poter studiare per bene l'anatomia di un emerso!"

Un essere umano completamente nudo, con un cappio legato alla caviglia e, all'altra estremità, un grosso e pesante masso, ormai adagiato su quella rialzata parte di fondale sabbioso.
Intorno al cadavere, in prima linea c'erano i sirenidi buttafuori e una squadra della divisione medica. Questa era composta sia da esperti che da tirocinanti eccitati. Uno di questi ultimi, un tritone giovane e saccente, tormentava il suo relatore.

"Maestro! Siamo sicuri che questo corpo è un campione sufficientemente rappresentativo della popolazione umana? C'è da considerare il fattore razziale..."

"Stupido ragazzo. Ne hai, di alghe da sfogliare" lo rimproverò il grosso e canuto tritone, sbattendo la coda rugosa e sfilacciata in più brani. "Quante volte ti ho detto che, a differenza della nostra biodiversità, gli umani sono tutti uguali, della stessa forma? Al contrario di noi, loro sono un'unica, grande specie. Discendono da noi, ma sono molto meno variegati."

"Tutti uguali. Stessa forma..." si ritrovò a sussurrare Ru, che posteggiava proprio dietro agli accademici allineati. Accanto a lui, Nero era letteralmente ipnotizzato da quella visione.
Il cadavere doveva appartenere a un suicida, molto probabilmente. Era talmente fresco di morte che non si era ancora nemmeno gonfiato. Era bianchissimo e cianotico sul viso. Quello che lasciava spiazzati tutti i giovani e, in generale, i meno acculturati, era la struttura di quell'essere: il tronco si divideva in due grossi e adiposi arti simili a braccia, che gli studiosi chiamavano "gambe". Al centro di queste, l'apparato genitale era un oggetto completamente alieno, ai loro occhi; somigliava a una specie di piccola oloturia raggrinzita.

Prima di iniziare a confezionare il corpo, la divisione medica mostrò al pubblico la vera meraviglia: i muscoli dei glutei erano separati da una profondissima fessura, entro la quale dimorava la cavità anale. La vescica, dissero, era da tutt'altra parte, non come la loro unica cloaca da esplusione.
Tutti erano sconvolti, a bocca aperta. Fissavano anche quegli strani e finissimi flutti che si muovevano sulla testa del morto, che i medici dicevano fossero fili di cheratina, o, più volgarmente, "capelli".
Ne sapevano parecchio, i medici più anziani. Il più del volgo, Ru e Nero compresi, non aveva mai visto un umano in carne e ossa.

Era strano, mostruoso... Aveva un ché di magnifico.

Ru non riusciva a immaginarselo vivo. Come sarebbe stato quel corpo? Più colorito? Veloce? Lento? Guardò in faccia Nero, e nelle sue sclere nere lesse la stessa morbosa curiosità e fascinazione.

"Meglio allontanarci" suggerì Gheppia alle loro spalle.

Nero fece un cenno di rifiuto alla sorella. "Tu va' a casa. Io e Ru ci facciamo una nuotata per prendere un po' d'ossigeno."

La sirenetta fece spallucce e spinnò via. Nel frattempo, la calca si era notevolmente allentata, e fu lì che Ru osò avvicinarsi a quel tritoncino che era stato rimproverato dal suo maestro. L'ippocampo doveva fargli una domanda che non avrebbe mai avuto il coraggio di porre a uno di quegli accademici impettiti.

"Oi, tu. Come ti chiami?"

"Frizzo" rispose il tirocinante, sistemandosi la sacca scolastica dietro alla schiena.

"Frizzo, senti, hai una teoria su quanto hai visto? Cioè, se gli umani non hanno barriere specifiche..."

"Mi stai chiedendo se possono essere promiscui?" Indovinò Frizzo, dimostrando, contro ogni pronostico, un'effervescente intelligenza.

FEILWhere stories live. Discover now