5.

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Blake Tayler era stata rinchiusa in una stanza così piccola che dovette lottare con tutta sé stessa per mantenere il controllo. Odiava i luoghi troppo piccoli e troppo chiusi, quella era una delle sue debolezze.

L'agente Ward si era preoccupato di ricucirle la ferita alla gamba, non emettendo alcun fiato, continuando a guardare in basso come se i suoi occhi potessero ridurlo in pietra.

Blake si trovava seduta al centro della stanza, con la schiena eretta e le braccia incrociate al petto. Dentro di sè sentiva la rabbia avvolgerla come delle fiamme, odiava Nick Fury per quello che aveva fatto, ma ancor di più odiava sé stessa. Aveva visto come l'aveva guardata Tony dopo la sua rivelazione. Gli occhi del filantropo erano pieni di angoscia, confusione e rabbia. Conosceva Tony, sapeva perfettamente com'era fatto, era capace di perdonare ma certe bugie erano difficili da oltrepassare.

Se fosse rimasta morta, se gli Avengers non avessero messo il naso dove non gli competeva, tutto quello non sarebbe successo.

Blake alzò il suo sguardo rivolgendolo in direzione del vetro scuro. Sapeva perfettamente che dall'altra parte c'era qualcuno ad osservarla, sentiva il suo sguardo bruciarli addosso.

Infatti, Tony e Steve si trovavano dall'altra parte del vetro. Tony aveva cosi tanti pensieri per la testa, cosi tante domande senza risposta. Guardava la sua amica chiedendosi ancora se fosse reale.
Steve guardava la donna, era come l'aveva vista in foto, se non ancor più bella, ma nei suoi occhi, cosi particolari, in quelle sfumature Steve riuscì a leggerci soltanto il vuoto.

«Ho cercato il suo corpo per sei mesi. – Ho scavato nella sabbia per ore, ho cercato di darmi pace, sperando un giorno di ritrovarla, viva o morta, sperando di metterci un punto a tutta quella storia. – E adesso dopo anni, dopo che ci avevo messo dei cadaveri in quelle bare, nella sua di bara. – Lei è lì, seduta davanti a me, viva.» mormorò Tony dando vita ai suoi pensieri. «Fury sapeva tutto e non mi ha mai detto niente.»

«Tony, troveremo una spiegazione, sono sicuro che c'è qualcosa di logico dietro a tutto questo.» affermò il biondo cercando di confortarlo.

«Oh lo spero tanto. – Perché altrimenti non riesco a spiegarmi nulla di lei e della sua doppia vita alla Hanna Montana.» dichiarò Stark.

Tony senza pensarci tirò un pugno al vetro, magari sperando di vedere Blake muoversi, o magari sperando di romperlo per raggiungerla. Ma la giovane, nonostante avesse sentito quel tonfo, non si mosse nemmeno di un centimetro. Era lì, ferma al centro della stanza, con lo sguardo fisso e perso. A Steve sembrò come se i suoi occhi gli stessero leggendo dentro e l'uomo si sentì totalmente nudo ed imbarazzo a quel contatto.

«Sharon sta' bene, la stanno portando in ospedale, le metteranno un paio di punti, credo.» Elvett Ross entrò nella stanza, aggiungendosi anche lui nell'ammirazione del vero volto di Shadow. «La tua amica picchia duro, Stark, devo ammetterlo.»

Nella stanza degli interrogatori entrò Phill Coulson, Blake lo accolse con il suo sguardo di ferro, placcando la sua ira omicida.

«Non arrabbiarti con me, io non ne sapevo niente.» mormorò l'uomo in sua difesa.

«Mh certo tu non sai mai niente, è sempre Fury quello che prende le decisioni, ma lascia fare il lavoro sporco sempre agli altri.» affermò la donna con astio.

Coulson sospirò per poi abbassare lo sguardo cercando di riprendersi da tutta quella confusione.

«Ward, legale le mani, assicurati che non abbia armi con sé e una volta sul furgone legale anche i piedi.» ordinò Coulson al suo agente, che si trovò solo ad annuire.

Steve e Tony sentendo quelle parole si affrettarono ad uscire dalla loro stanza correndo in direzione di Phill.

«Dove la portate? – Lei non va da nessuna parte.» urlò nervoso Stark mentre si avvicinava.

Shadow.  // Marvel edition.Waar verhalen tot leven komen. Ontdek het nu