Quella sera arrivarono nella villa del generale, che li accolse con grande vigore quando uscirono dall'auto, in divisa e in perfetto rigore.
La villa era in mezzo agli arbusti, svettava gloriosa nella sua bellezza elegante, somigliava vagamente al suo proprietario che non era bello come il fratello maggiore, ma aveva quel fascino ariano che contraddistingueva i soldati nazisti
Portava i capelli biondi tirati indietro e gli occhi verdi erano coperti da una patina malvagia, pronta a terrorizzare, senza pietà, adatti al lavoro da Generale.
I tratti erano duri, severi, la mascella definita era sporgente e il naso, dritto, svettava su due labbra sottili e piegate in un sorriso malizioso.
Il viso sembrava essere modellato dal marmo tanto era spigoloso, e il fisico era quello di un soldato: tonico, plasmato per la battaglia.
Li accolse nonostante tutto con un sorriso caloroso, ma di fretta, come se avesse qualcosa da fare di molto più interessante che stare lì a chiacchierare del più e del meno.
-Non vi dispiacerà farvi un'altra ora in macchina, no? Per adesso lasciate i bagagli alle mie cameriere, ci penseranno loro a sistemarli negli appositi armadi, noi andiamo a cena.-
Friedger aggrottò le sopracciglia contrariato, infastidito dal comportamento del fratello che dopo tutta quella strada voleva che continuassero a marcire dentro un' automobile senza neanche averli accolti e fatti riposare.
-Arthur, dove ci stai portando?- chiese prendendolo per un braccio.
-Dove lavoro io, ci sarà da divertirsi.- gli sorrise salendo nella sua auto e accennandogli di seguirlo.
Friedger non replicò, d'altronde Arthur non gliene aveva dato la possibilità e dopo un'ora si trovarono in mezzo alla foresta, dove da lontano, tra le fronde degli alberi di betulle si intravedevano delle luci e usciti dalla boscaglia si innalzarono dei plessi grigi e dall'aspetto austero.
Scesero proprio li, in una piazzetta che univa tutti gli edifici e appena Amelia mise piede fuori fece una smorfia disgustata.
-C'è una puzza...- sussurrò.

Friedger commentò anche l'odoraccio indefinito, nonostante sapesse da dove provenisse. -Odore di carne bruciata, ugh.-
Il Generale ignorò quei commenti, aprendo la porta e invitandoli ad entrare. -Andiamo nella sala da pranzo.-
La sala era semplice, un tavolo e delle sedie attorno di legno scuro, una piccola finestrella bianca con tende di lino in fondo e i muri chiazzati di muffa.
Il biondo si sedette a capotavola con un sorrisone, mentre anche il fratello e la donna si sedevano.
-Allora che mi racconti?- domandava mentre schioccava le dita nella direzione di donne magre e cadaveriche in una divisa a righe.
Ovviamente Friedger era a conoscenza dell'identità di quelle donne, ma non fece cenno ad Amelia di conoscerle, mentre lei si rivolgeva confusa verso la saletta dove le deportate erano sparite, ma avendo l'accortezza di non fare alcuna domanda.
-Nulla di chè, le mie attività lucrano come si deve, anche se avrei bisogno di un notevole rifornimento di operai.- lo guardò facendosi intendere, di certo quella non era solo una visita di cortesia.
-Ci sono altri campi, chiedi rifornimenti loro e non a tuo fratello.- rispose duro Arthur Schmidt mentre arrivava il cibo nelle mani delle ragazze, che guardavano languide il cibo senza poterlo toccare.
Un guizzo di pena mosse il cuore di Friedger che prese un pezzo di carne infilandolo nel fazzoletto e facendolo cadere per terra, subito preso da uno di loro che lo strinse al cuore come un regalo prezioso.
-E la guerra?- chiese il suddetto rivolgendosi al soldato. -Come procede?-
-Non leggi i giornali?- lo derise il fratello minore masticando la carne rumorosamente, facendo finta di non vedere la bontà del fratello. -I russi hanno fermato l'assedio a Leningrado e gli americani continuano a bombardare.- si passò la lingua sui denti.
-Ho sentito parlare di un gruppo chiamato Rosa bianca, cosa mi dici approposito?-
-Finalmente la GESTAPO li ha fermati e sono stati decapitati...- rise divertito. -Cosa pensava di fare un gruppo di cristiani? Fermare un Reich?-
-Nessuna opzione è esclusa, no?- Friedger fece portare la bottiglia di Giffard che aveva comprato in Francia, sapeva che il Generale Schmidt ne andava pazzo e gli sarebbe piaciuto, infatti appena lo vide chiese subito alle cameriere di versarlo nel suo bicchiere cristallino.
Nel farlo la povera ragazza che aveva portato il liquore fece cadere il bicchiere di Amalia che si frantumò a terra.
Tutti rimasero in silenzio, mentre la povera ragazza si inginocchiava subito a raccogliere i cocci scusandosi a mezza voce, delle grosse lacrime le scivolavano sul viso incavato e le mani le tremavano convulsamente.
Mentre cercava di raccogliere i pezzi più fini e appuntiti il piede di Arthur si poggiò sul dorso della mano della ragazza, premendolo sui cocci di vetro in modo che le penetrassero la pelle.
Un urlo squarciò il silenzio, mentre Arthur le tappava la bocca con forza. -Puttana ebrea.- sibilò schifato per poi tirarle un pugno facendole scrocchiare la mascella.
La suddetta cominciò a tossire sangue poggiando il gomito sul pavimento, ma la sua pena non era finita visto che il Generale cominciò a tirarle calci violenti sul costato e ben presto la stanza fu riempita dai gemiti di dolore e i singhiozzi trattenuti della ragazza.
Amalia era sconvolta, stava dritta con gli occhi spalancati, l'espressione terrorizzata mista allo shock mentre guardava il soldato che picchiava una povera donna per un errore stupido, mentre l'uomo d'affari aspettava che quella scena ridicola finisse al più presto col volto girato, incurante.
Quando si sedette si pulì le mani sporche di sangue con noncuranza mentre faceva cenno alle altre donne di portare via il corpo esanime della cameriera e di pulire il disordine che si era creato, cosa che venne fatta subito.
Amalia osservò il corpo della ragazza venire trascinato via dalle compagne, un sacco privo di vita che lasciava la scia del sangue, il cui odore aveva invaso tutta la stanza.
Le donne non avevano alcuna espressione sul volto emaciato, completamente insensibili.
-Siamo riusciti a contrastare gli Ucraini a Karkov.- Arthur deglutì rumorosamente l'alcolico, mentre subito si scolava un altro bicchiere e ne versava uno ad Amelia, che dalla faccia pallida sembrava che ne avesse proprio bisogno. - Il resto non so, sono poche e essenziali le informazioni che ci arrivano qui al campo.-
Si alzò prendendo la bottiglia dal collo e bevendola sorseggiando abbondantemente. -Vi... faccio fare il giro delle baracche, eh?-
-Baracche..?- chiese Amelia confusa e spaventata, afferrando il braccio dell'imprenditore in un gesto di consolazione.
-Si.. queste sono le baracche dei soldati.- singhiozzò con le guance paonazze, ormai brillo. -Lei signorina sa suonare il violino?-

The Nutcracker SuiteOpowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz