CAPITOLO 7

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Tornando verso la mia stanza, con la coda dell'occhio noto che Alexander mi sta seguendo. Mi fermo e mi volto a guardarlo alzando un sopracciglio. <<La tua stanza non è di qua.>> gli dico, seria. <<Lo so, grazie, ma non ti lascerò dormire da sola dopo che un incubus ha cercato di ingannarti per fare chissà cosa.>> mi risponde, sorpassandomi. 

<<Non mi ha ingannata, l'ho capito subito che non eri tu.>> ribatto, seguendolo a grandi passi e con le braccia incrociate sul petto. <<Non subito. Hai lasciato che ti baciasse, quindi per un secondo hai creduto che fossi io. Ma questo è un altro discorso.>> non si volta nemmeno a guardarmi, entra in camera mia e si piazza sulla mia poltrona di velluto bordeaux. Alzo gli occhi al cielo e lo seguo dentro, richiudendomi la porta alle spalle. <<Non ho lasciato che mi baciasse, tanto perchè tu lo sappia. E' successo tutto talmente in fretta che non ho avuto tempo di scansarmi.>> gli dico, cercando di essere il più convincente possibile. <<Questo è quello che racconti a te stessa per non ammettere la verità.>> ribatte, prendendo in mano il cellulare. 

<<E quale sarebbe la verità, Alexander?>> gli chiedo, infastidita. Lui sposta lo sguardo dal piccolo schermo e resta qualche secondo ad osservarmi. <<Ti stai trattenendo. I tuoi sentimenti nei miei confronti non sono cambiati, lo so bene. Mi guardi ancora nello stesso modo, come ti guardo io. Perchè io ti amo ancora e tu lo sai.>> mi risponde con il tono di un terapeuta in sessione. Lo osservo cercando qualche smorfia che lo tradisca, ma non trovo nulla. Non mi sta mentendo. 

<<Non ho mai detto che fossero cambiati. Ti ho amato così tanto da far male, non è un sentimento che sparisce. Una parte di me credeva fossi morto, e questa cosa mi ha lacerata dentro perchè immaginare la mia vita senza te mi faceva venire voglia di morire. Tu, però, te ne sei andato. Che fosse stato per proteggermi o meno, mi hai lasciata qui a pensare che fossi morto. Quindi si, ti amo ancora forse più di prima, e mi sto trattenendo dal farlo ancora di più perchè so che se dovesse ricapitare una cosa del genere, potrei morirne.>> gli dico tutto quello che mi passa per la testa, e lui non mi risponde. <<Ora, per favore, esci dalla mia stanza. So badare a me stessa.>> gli intimo, aprendo la porta verso il corridoio. 

Lui si alza dalla sedia ed esce senza dire una parola, senza nemmeno voltarsi, i pugni chiusi mentre cammina verso la sua stanza. Mi chiudo la porta alle spalle e mi ci appoggio con la schiena, lasciando andare un lungo sospiro. 

Mentre mi avvicino al letto per buttarmici sopra e provare a dormire, sento bussare alla porta. Alzo un sopracciglio e la apro. Alexander è nuovamente in piedi davanti a me, le mani appoggiate agli stipiti della porta in legno. <<Hai dimenticato qualcosa?>> gli chiedo, confusa. 

<<Si.>> mi risponde, spostando le mani verso il mio viso e premendo le sue labbra sulle mie. Spalanco gli occhi dalla sorpresa, ma il calore famigliare delle sue labbra a contatto con le mie mi fa rilassare. Non mi scanso, decido, forse sbagliando, di non combattere contro qualcosa che desidero da così tanto tempo. Le mie mani si muovono da sole verso il suo collo, una viaggia ancora fino ai suoi capelli, morbidi come li ricordavo. 

Alexander mi spinge indietro, chiudendo la porta con un calcio, poi le sue mani si aggrappano al retro delle mie cosce, sollevandomi e guidandole intorno alla sua vita. Cammina con sicurezza fino al letto, come se il mio peso non gli creasse alcun problema, e mi fa coricare delicatamente al centro delle lenzuola rosso sangue. Mi lascia lì mentre si toglie la maglietta nera con un solo, agile movimento. Ci prendiamo un momento per osservarci: per qualche secondo, i suoi occhi blu/verdi risvegliano in me una miriade di ricordi, poi le sue labbra sono di nuovo sulle mie. Quando il suo viso si sposta nello spazio tra la mia spalla e il collo, riesco a vedere le rune che ha sulla schiena: seguo con un dito il disegno della runa della precisione, sulla sua spalla sinistra. Quando si stacca da me per tirarsi su, il mio corpo protesta. Lui mi osserva, poi con un gesto fulmineo, prende l'orlo della mia canottiera e la strappa a metà. - Alexander!- penso, sorpresa. Lui si limita e piegare un angolo della bocca e osservare il mio corpo ormai seminudo, poi si avventa ancora una volta sulla mia bocca. 

- Questo non l'avevi mai fatto. - penso. 

- Non ho mai fatto tante altre cose. -




SPAZIO AUTRICE:

Ciao a tutt*!! Mi scuso per l'assenza di ieri ma è stato un weekend piuttosto movimentato e non ho avuto tempo di scrivere nuovi capitoli da pubblicare. Spero possiate perdonarmi :)

Fatemi sapere cosa ne pensate di questa storia qua sotto nei commenti! Vi leggo sempre ;)

Un bacio,

Feda <3

FALL IN LOVE WITH MY RUNES II - SHADOWHUNTERSWhere stories live. Discover now