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Per la prima volta, dopo 1056 giorni, mi ritrovai a sorridere.
Lo trovai straordinario, considerando che era da altrettanti giorni che mi sembrava di vivere dentro un incubo.
Quella mattina, però, mi ero risvegliata nei miei anni preferiti e quel piccolo dettaglio riuscì a farmi battere forte il cuore, dopo tanto tempo.
Dopo aver controllato il calendario, anche se ormai erano molti altri i dettagli che usavo per capire in che anno mi trovassi, e aver letto sopra l'anno 1900, il mio cuore perse un battito.

Avevo degli ottimi ricordi di quegli anni, e soprattutto, dopo molti giorni mi trovavo di nuovo nella mia amata città, seppur povera rispetto all'ultima volta che l'avevo vista.
Presi i vestiti posti nell'armadio con mani tremanti ed emozionate. Mi cambiai velocemente e senza ascoltare niente e nessuno uscii di corsa da casa. Mi sentivo così emozionata e positiva, quella mattina, che per un giorno decisi di lasciar perdere i miei doveri e trascorrere il resto della giornata solamente andando in giro. Per guardarmi intorno, respirare l'aria fresca dei campi e mangiare qualcosa di squisito, seppur semplice.
Stavo così bene che non mi sarei stupita se avessi assistito a qualche miracolo.

Mentre camminavo per la strada affollata di gente, le persone non facevano altro che posare lo sguardo sorpreso su di me. Mi sentivo come se niente potesse ferirmi e, nonostante il mio abbigliamento, camminavo a testa alta e con un leggero sorriso stampato sul volto.
Osservai un gruppo di ragazze camminarmi accanto e puntai gli occhi sui loro abiti e le infinitamente ingombranti gonne che indossavano.
Accennai un sorriso divertito quando una di loro mi guardò negli occhi, per poi arrossire subito dopo.
Girai la testa nel lato opposto e guardai il mio riflesso nel vetro di una carrozza; maglia larga bianca, pantaloni scuri da uomo, stivali sporchi ai piedi e i lunghi capelli legati in una morbida coda di cavallo alla base della testa.
Mi ritrovai a ridacchiare nel pensare a quanto dovessi sembrare strana agli occhi degli altri. Una ragazza vestita da uomo, con le mani dentro le tasche dei pantaloni e lo sguardo sostenuto non era qualcosa a cui erano abituate le persone di quel periodo.

Ma io ne avevo vissute fin troppe per preoccuparmi di faccende così superficiali come tenere un abbigliamento e un comportamento consono a una ragazza di quel tempo.

Camminando senza meta, mi ritrovai fuori una stazione ferroviaria e quando alle mie orecchie arrivò il fischio di un treno, violento come un tuono, presi a camminare velocemente con la speranza di riuscire a prendere il veicolo.

Riuscii a salirci per un soffio. Quando staccai il secondo piede da terra, il mezzo era già in movimento e il vento prese a solleticarmi il viso, facendo danzare gli abiti che indossavo.
Rimasi lì, a godermi la sensazione di libertà che solo il treno riusciva a regalarmi, davanti alla porta del vagone in cui ero salita. Nonostante il pericolo, mi sporgevo in continuazione per osservare il paesaggio scorrermi veloce davanti gli occhi e per permettere al vento di investirmi violento. Il nastro bianco che teneva i miei capelli, si sciolse e prese a volare via sempre più lontano, e la mia chioma castana, adesso libera di muoversi, iniziò a ondeggiare in tutti i lati.

Se avessi potuto, avrei pagato oro pur di provare quella serenità per il resto delle giornate che mi aspettavano. Dopo tutti quei giorni in cui le uniche emozioni che avevo avuto dentro erano state la malinconia e l'angoscia, sentirmi così bene mi parve la cosa più sorprendente del mondo. E lo spettacolo che mi si parava davanti mi sembrò una delle sette meraviglie del mondo. Mai come oggi gli alberi e il cielo mi sembrarono così belli.

Percepii subito sotto i piedi il tremore dei freni del treno e proprio qualche istante dopo il veicolo iniziò a rallentare. Mi affacciai dalla porta del vagone in cui mi trovavo, postazione che non ero riuscita ad abbandonare, e vidi in lontananza una stazione avvicinarsi.
Notai le molte persone presenti sul posto e in attesa di poter salire sul mezzo. Io non avevo nessuna intenzione di scendere, ancora bramosa di godermi lo spettacolo che solo il viaggio in treno riusciva a regalarmi. Per cui, sperando di non incontrare nessun controllore, mi infilai dentro il veicolo per andare a sedermi nel primo sedile libero accanto al finestrino.

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