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Aprii le palpebre e la prima cosa che feci, ancor prima di aspettare che i miei occhi si abituassero alla luce del mattino, fu quella di guardarmi intorno.
Girandomi verso destra vidi un'uniforme scolastica appesa alla porta, ben pulita e stirata; sospirai un attimo prima di alzarmi dal letto, con non poco sforzo. Sentii tutti i muscoli del corpo indolenziti e appena notai la divisa da ginnasta poggiata sulla sedia feci un sorriso.
A passo lento percorsi tutto il perimetro della stanza. Una volta finito il giro, non appena mi ritrovai di nuovo accanto al letto, presi la fotografia incorniciata poggiata sul comodino.
Osservai il viso delle persone fotografate e poi poggiai di nuovo la foto sul mobiletto.
- Sei sveglia, vero? Farai tardi a scuola! - sospirai al suono di quella voce e chiusi gli occhi mordendomi il labbro, ripensando alla parola scuola.
Buttai fuori tutta l'aria che avevo nei polmoni e poi afferrai decisa la divisa scolastica appesa alla porta.

Mi guardai allo specchio passandomi le dita tra i capelli lunghi. Battei le mani sugli abiti che avevo addosso, cacciando via la poca polvere che si era poggiata sopra. Osservai lo stemma della scuola cucito all'altezza del mio seno e poi uscii dal bagno a passo deciso, pronta ad affrontare la giornata.

Uscii di casa, sorridendo ai due adulti seduti al tavolo, e sospirai, già stanca.
Camminai lentamente per le strade e accennai un sorriso non appena un vecchio negozietto mi si parò davanti, sentii una sensazione nostalgica nel cuore nel vederlo, nonostante io lo ricordassi un po' diverso e meno malridotto.

Più sicura di me e di ciò che mi circondava, iniziai a camminare più velocemente, certa sul dove si trovasse la mia meta.

*

Dopo che voltai l'angolo, l'edificio scolastico coprì quasi tutta la mia visuale, e il vociare felice dei ragazzi che mi stavano attorno mi fece sorridere leggermente. Era da un po' che non andavo a scuola.
Camminai per il cortile scolastico e quando realizzai che dovevo raggiungere la mia classe, uno stato ansioso si fece largo dentro di me; iniziai a pizzicarmi la pellicina del mio pollice con l'unghia e prima che me ne accorgessi, il mio passo si fece sempre più lento, fino a fermarsi del tutto, una volta arrivata di fronte all'ingresso.

Sospirai, disperata, non vedendo già l'ora che quella giornata finisse. Quando un enorme braccio mi circondò le spalle all'improvviso, sobbalzai dalla sorpresa.
- È da tre ore che ti chiamo, sei diventata sorda?? - chiese il proprietario di quel braccio.
Alzai il viso verso la mia destra e il mio cuore perse un battito quando i miei occhi si poggiarono sul viso sorridente che mi stava vicino.
Distolsi subito lo sguardo, imbarazzata, e restai in silenzio.
- Sorda e anche muta adesso? - rise lui, stringendomi la spalla con la mano. Tornai a respirare solo quando il suo braccio mi abbandonò. - Ma che ti prende oggi? - chiese ancora, perplesso.
- Niente, scusami, ero solo sovrappensiero. - raccolsi tutto il mio coraggio per rispondergli e poi voltarmi di nuovo verso di lui; stavolta mi presi il mio tempo per osservarlo meglio.
- Se lo dici tu. - rise. I suoi occhi abbandonarono il mio viso e si poggiarono su dei ragazzi vicini, li salutò. - Andiamo in classe!
- Ciao, Hun! - esclamò un ragazzo, dando una pacca amichevole al ragazzo che mi stava accanto.
- Hun. - dissi piano, cercando di imprimermi nella memoria quel nome e convinta che lui non potesse sentirmi.
- Dimmi. - chiese lui, girandosi nuovamente verso di me.
Arrossii un po', sorpresa.
- No, niente. - accennai un sorriso, cercando di sembrare il più naturale possibile. Distolsi lo sguardo quando vidi nel suo viso formarsi, di nuovo, un'espressione confusa.
- Senti, più tardi venite anche tu e il tuo boyfriend al karaoke? - chiese, marcando la parola boyfriend, infastidito.
- Non lo so. - risposi piano, e a disagio nel sentire la parola fidanzato. Poi continuai, incerta e speranzosa di non dire qualche cavolata. - Lui ti ha detto qualcosa?
- No, non l'ho ancora visto stamattina. - disse serio, guardandomi di nuovo. Poi accennò un sorriso divertito. - Magari non viene.
Restai in silenzio, incapace di rispondere e dedicai nuovamente il mio tempo per osservarlo; aveva le ciglia lunghe, dei bei zigomi, e aveva una piccola cicatrice nella guancia.
- Come ti sei fatto questa? - chiesi, curiosa, indicandogli la cicatrice.
Lo vidi spalancare gli occhi e il mio cuore iniziò a battere veloce come un treno, mi maledii per aver deciso, quella mattina, di andare a scuola e non aver finto di stare male per poter stare a casa.
- Ok, ora è confermato. Che ti succede? - disse, fermandosi in mezzo al corridoio.
Continuai a camminare, mordendomi il labbro inferiore; quando Hun mi afferrò il polso e mi fece voltare verso di lui, rimasi incantata dal suo sguardo serio e le sopracciglia dure.
Il mio cuore iniziò a battere di nuovo veloce, ma capii subito che adesso lo stava facendo per un motivo diverso.
- N-niente, te l'ho detto, sono un po' distratta oggi. - risposi, cercando di sembrare convincente.
- Non ti dimentichi di come mi hai fatto questa cicatrice solo perché sei distratta. - disse indicandosi il viso. Fece un passo verso di me, per guardarmi meglio negli occhi.
- Oh. - esclamai piano, sapendo che ormai ero spacciata e che, forse, per la seconda volta nella mia esistenza avrei rovinato la vita di qualcuno.
- "Oh"? Seriamente? - disse, inarcando un sopracciglio. Si guardò intorno e quando la campanella di inizio lezioni suonò, mi lasciò andare il polso, sospirando. - Sei una matta.

I'll Find YouМесто, где живут истории. Откройте их для себя