Capitolo II- Martedì a tarda notte, potenzialmente anche mercoledì

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Reki's pov

Mangiammo i panini in appena una manciata di minuti, seduti sugli skateboard nella piazzetta dove Langa si era e si stava ancora allenando. Non aveva ancora ottenuto alcun risultato utile, ma non si era ancora dato per vinto, anzi. Dopo aver dichiarato di volermi vedere sorridere, la sua determinazione era aumentata di almeno il ma-anche-di-meno-bastava per cento. La ritengo una percentuale accuratissima, non giudicatemi.

L'aria era ormai divenuta fresca, umida. Il sole aveva lasciato il posto alla luna, che insieme a qualche lampione non ci aveva lasciati del tutto al buio. La loro luce, seppur unita, restava tenue e fioca. Si vedeva abbastanza per andare in skateboard senza problemi ma se, per esempio, avessi dovuto leggere una pagina di un manga, avrei avuto qualche difficoltà.

Ormai a quell'ora c'eravamo solo io e lui; fin dove poteva scorgere il mio sguardo, per strada non c'era più anima viva. E, dopo quella dannata gita sull'isola delle terme, sperai non vi fossero nemmeno anime morte. O vive che si spacciavano per morte. Insomma, non c'era più proprio nessuno, solo noi ed il verso delle cicale intente a frinire nella notte. 

Sbadigliai. Non stavo più prestando molta attenzione al mio amico sullo skateboard, che in realtà passava più tempo a rotolarsi per terra dopo essere caduto che con i piedi effettivamente sulla tavola. Si rialzava, la recuperava, tentava ancora senza lamentarsi. Non aveva nemmeno mai avuto il fiatone. Al contrario, io stavo a dir poco morendo dal sonno e sentivo che ben presto sarei stato capace di addormentarmi sulla panchina alle mie spalle. L'indomani era un giorno feriale, ma per fortuna non dovevamo andare a scuola. 

C'era stato un piccolo incidente -una ragazza aveva visto un topo nei bagni-, quindi avevano chiuso due giorni per fare una disinfestazione. Secondo me era un'esagerazione per un topolino, ma non mi lamento mica. Sarei un pazzo. Come ogni adolescente normale, anch'io apprezzo e accetto ogni scusa che mi consenta di saltare uno o due giorni di lezione.

<<Langa, è tardi>> gli dissi, quando i miei occhi, ora pesanti, si stancarono di fissare il lento moto apparente delle stelle. Mi alzai in piedi, mi stiracchiai un po', in attesa di sentire cosa avesse intenzione di fare.

Lui nemmeno mi udì, e continuò a provare e riprovare senza fermarsi. Da dove l'aveva tirata fuori tutta quella energia, lui che di solito era sempre calmo?

<<Langa, ti supplico, me ne voglio andare a casa.>> insistetti, ma ottenni in risposta il medesimo disinteresse da parte sua. Era di nuovo entrato nella zone, forse? Sospirai, e mi lasciai cadere sulla panchina, lo skate poggiato contro di essa in verticale. 

<<Langa...>> mi lamentai. <<Langa, ho sonno... andiamo a casa, dai.>>

Silenzio.

<<Langa, mi stai ascoltando?>> tentai. <<Tua mamma si starà preoccupando.>>

La risposta fu un'imprecazione dovuta all'ennesima caduta dallo skate. Quando girai la testa per assicurarmi che stesse bene, lo trovai nuovamente sulla tavola a tentare il trick. Non si era fatto niente, quindi riappoggiai la testa sulla seduta in cemento della panchina. Era scomoda, ma io avevo così sonno che nemmeno mi importò. 

<<No, non mi stai ascoltando.>> dedussi con un sorriso ironico, un po' intristito. <<Proprio, non mi stai cagando di striscio, eh?>>

Il rumore delle sue ruote mi suggerì che la mia intuizione fosse esatta. Probabilmente, qualunque cosa avessi detto, Langa non l'avrebbe sentita. Decisi di tentare la sorte ed iniziai quindi parlare a vanvera. Magari ad un certo punto avrei attirato la sua attenzione e saremmo andati a casa.

Impossibile ~LangaxRekiWhere stories live. Discover now