Insanity - Nec Plvs Vltra

I

David Dichinghooke si apprestava all'ultima tappa del suo viaggio giornaliero. Quella mattina, aveva lasciato il porto con il suo amato peschereccio. Aveva riempito la piccola stiva con una quantità elevata di merce e si era recato alle fitte reti commerciali che Kingston, ormai, gestiva da anni. Rinchiuso nella sua solitudine, David, aveva svolto il suo lavoro con la stessa bravura di sempre e, adesso, non vedeva l'ora di recarsi alle Golden Islands.

L'azzurro del cielo mutava il suo colore, man mano che si avvicinava all'orizzonte, dando vita ad un fascio di luce arancione che annunciava l'arrivo del tramonto.

David, appoggiato al parapetto del peschereccio, avvertì una forte sensazione di sollievo. Si sentì leggero come una piuma e, allo stesso tempo, forte come un leone. La solitudine che riempiva la sua vita lo cullava verso le emozioni celate dentro di sé, dandogli la forza di esternarle senza alcun vincolo, senza alcuna paura. Era una giornata come un'altra, per il giovane ragazzo, se non per il fatto che dei rumori, provenienti dalla stiva, attirarono la sua attenzione. Senza esitare, sfilò il suo coltello da marinaio. Percorse tutto il ponte fino a recarsi al portello di boccaporto. Ignorò la lanterna ad olio per non destare sospetti e, con cautela, cominciò a scendere lungo la scala buia. La stiva era molto piccola e quei rumori insoliti continuavano ad echeggiare confondendogli le idee. Passeggiò in punta di piedi, mantenendo la concentrazione. Si fece spazio tra i bauli di acqua, tra le cassapanche con i vestiti e quelli contenenti il cibo ma non riuscì a trovare nulla. Cominciò a pensare che i rumori fossero frutto della sua immaginazione quando, all'improvviso, un fascio di sole in tramonto fece irruzione dal boccaporto, sopra la sua testa. Il debole bagliore scese lieve fino a toccare il legname della nave, sotto i suoi piedi, e fu abbastanza per rivelargli un'ombra riflessa sul fasciame.

Per qualche istante, David, rabbrividì. Strinse il coltello con forza e studiò per bene l'uomo che si celava dietro quell'ombra. Si accorse che si muoveva a tratti per evitare di essere scoperto. Per quanto David ne sapeva, poteva essere un malandato filibustiere che stava trovando riparo o uno di quei luridi bucanieri pronto a prendere possesso del suo peschereccio. Senza perdere altro tempo, il ragazzo, fece un balzo e si catapultò dietro ai bauli. In pochi istanti riuscì a bloccarlo saldamente a terra ma si rese subito conto che, chiunque fosse, non aveva alcuna forza per reagire al suo attacco. Nel buio gli legò per bene le mani con un pezzo di corda, gli strinse il coltello sulla schiena e lo costrinse a salire sul ponte superiore. Il ragazzo non vedeva l'ora di capire quell'uomo chi fosse e cosa stesse facendo sul suo peschereccio.

Sembrava molto basso e, dato la sua stazza, anche mal nutrito.

Quando i due si ritrovarono faccia a faccia, David deglutì sorpreso. «Kristopher!» esclamò appena riuscì a riconoscerlo. «Che diavolo ci fai tu qui?» chiese con angoscia.

«Voglio che tu mi insegni le tecniche di pesca», rispose Kristopher, quasi implorandolo.

David lo fissò per un istante, poi gli tagliò la corda legata ai polsi, ripose il coltello nella fondina e si allontanò senza accennare alcuna risposta.

Il piccolo non diede alcuna importanza alle mani slegate. Seguì con lo sguardo i passi di David che si allontanò per avvicinarsi al timone. «Dave!» lo chiamò correndo verso di lui, «cosa stai facendo?» chiese con un tono di voce insicuro.

«Ti riaccompagno a casa», rispose il ragazzo con piglio deciso.

«A casa?» brontolò Kristopher, «ma io non voglio andare a casa», ribadì seccato. «Sono stato rinchiuso in quella stiva tutto il giorno solo per ritornare a casa?», si chiese tra sé, «per favore, io voglio imparare a pescare.»

«Finiscila di piagnucolare», lo rimproverò David, «sei solo un moccioso di tredici anni e ...», ci fu un attimo di pausa. David sospirò e aggiunse: «non puoi scappare di casa credendo di essere un uomo.»