Capitolo 1.

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Non avevo chiuso occhio.
La sveglia sarebbe suonata da un momento all'altro, perciò decisi di alzarmi subito. Se non altro avrei evitato di arrivare in ritardo.
Non stavo nella pelle: ero curiosa di scoprire il mondo del liceo e non vedevo l'ora di farmi nuovi amici, di fare nuove esperienze e di conoscere nuove persone.
La sveglia che suonò fu come un proiettile che mi perforava la fronte.
Misi le mani sulle tempie e le massaggiai. Mi scoppiava la testa, nonostante l'Oki preso la sera prima.
Lanciai un'imprecazione- per fortuna mia sorella non era in casa- e mi alzai molto svogliatamente.
Feci colazione con un caffè- rigorosamente macchiato, e corsi in bagno a fare una doccia.
Mi asciugai i capelli facendo delle piccole onde e mi truccai leggermente.
Andai a vestirmi. Per non perdere tempo, avevo precedentemente preparato i vestiti da indossare: dei jeans larghi, una maglia nera molto semplice e una felpa larga del medesimo colore.
Misi le scarpe, presi il cellulare ed uscii.
L'aria fresca di settembre mi invase le narici.
Mi sedetti in fermata e mentre aspettavo l'autobus accesi il telefono. Trovai solo un messaggio dalla mia migliore amica.
Non ero mai stata una ragazza "popolare", a cui tutti scrivevano. Non mi servivano le attenzioni di nessuno per stare bene col mondo. Perciò, non mi stupii.
Mentre lo aprivo l'autobus si fermò davanti a me.
Salii e mi feci strada tra la folla.
Trovai un posto e finalmente mi sedetti. Infilai le cuffie e lessi il messaggio: «Buongiorno, Cami. Ti aspetto davanti a scuola.»
«Buongiorno, va bene.» risposi.
Misi il telefono in tasca e chiusi gli occhi, abbandonandomi alla musica.

«Signorina, si svegli, siamo arrivati» disse una voce.
Stavo sognando?
La ignorai.
«Signorina!»
Mi svegliai di scatto e battei la testa sul finestrino, facendomi un male tremendo.
«Cosa? Oddio, scusi, devo essermi addormentata. Che ore sono?»
«Dieci alle otto»
«Porca putt- grazie di avermi svegliata. Arrivederci!»
Non avrei potuto permettermi di arrivare tardi il primo giorno, e la mia migliore amica mi stava aspettando.
Mi precipitai fuori dall'autobus e, come se non bastasse, andai a sbattere contro qualcuno. Un ragazzo.
Un ragazzo molto bello. Anche se non avrei dovuto farci caso.
Capelli lisci ma spettinati dal vento fresco, scuri, labbra carnose e due occhi marroni che mi guardavano straniti. Okay, era colpa mia, e non è molto piacevole essere travolti da qualcuno alle otto del mattino, ma che modi!
Lasciai stare il bellissimo sconosciuto e mi misi a correre per arrivare da Federica.
«Ce l'hai fatta, allora! Pensavo ti avessero rapita» disse abbracciandomi.
«Avrei preferito» gracchiai, «Scusa, mi sono addormentata»
«Tranquilla, andiamo o no?»
Annuii e ci incamminammo verso la scuola.
Era una struttura molto bella, con mattoni e vetrate.
Appena mi trovai all'entrata iniziò ad assalirmi il panico. Feci due respiri molto profondi ed entrai, consapevole che dal quel momento sarebbe cambiato tutto.

Quel ragazzo di San Lorenzo.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora