XLIV - Conto alla rovescia

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Inizia il conto alla rovescia.
Tre, due, uno, via!

E cosa poteva mai significare l'inizio del conto alla rovescia? Sicuramente quel tizio con evidenti problemi mentali non era in trepidante attesa per il matrimonio del secondogenito Lawrence.

Aria dopo qualche minuto in totale silenzio, dove era diventato impossibile sentire anche i suoi respiri, si risvegliò e corse al piano di sopra. La lettera ancora stretta nella sua mano ed il respiro che improvvisamente era diventato affannoso, forse anche fin troppo.

Una volta arrivata in camera sua recupererò la scatola nera in cui conservava ogni lettera e tutti gli indizi che era riuscita a raccogliere nell'arco di quegli otto mesi e mai come allora desiderò essere per davvero una detective.

Allungò di poco la mano verso il comodino al lato destro del letto e tastò la superficie con la mano affinché riuscisse a trovare il cellulare. Ancora seduta a gambe incrociate sul pavimento richiuse quella scatola davanti a sé e la strinse forte al petto mentre si rialzava e riacquisiva la stabilità.

Uscì dalla stanza come un razzo e si recò con la scatola sotto braccio, la lettera in una mano e il cellulare con la torcia attivata in un'altra, verso la soffitta con la speranza di trovare qualcosa lì sopra, magari qualche altra lettera dei suoi antenati che la portasse finalmente a capire la discendenza di John Lawrence. Poggiò per un momento il cellulare su uno dei gradini in modo da riuscire ad aprire la botola proprio sopra la sua testa, e dopo pochi passi si ritrovò in quello spazio buio e per niente accogliente.

Le assi in legno scricchiolavano terribilmente ad ogni suo passo e la piccola finestrella posta difronte a lei rendeva possibile l'entrata di un solo spiraglio di luce. Perlustrò per qualche attimo la stanza, assicurandosi che non ci fosse nessun animale indesiderato, e dopo aver illuminato con la luce del cellulare la superficie di legno in cui voleva sedersi, ritornò a mettersi a gambe incrociate.

Riprese le lettere che aveva trovato Nicholas nel nascondiglio che condivideva con Dimitri e allungando di poco la mano in quella parte cava dell'asse si imbatté in qualcos'altro. La ritrasse immediatamente per paura che potesse essere un animale morto, o peggio ancora vivo, e solo dopo essersi fatta coraggio poggiò la testa sul pavimento impolverato per riuscire a vedere cosa fosse in realtà quella cosa che aveva toccato.

Le mani le tremavano e la torcia d'improvviso sembrava non illuminare più nulla.

Una volta che i suoi occhi misero a fuoco ciò che in realtà si trovava sotto quell'asse tirò un enorme sospiro di sollievo, incredibilmente sollevata. Allungò nuovamente il braccio ed afferrò quella piccola scatolina in legno con un'incisione sul coperchio. Doveva trovarsi lì sotto da un bel po', viste le sue condizioni.

Illuminò per bene la parte più scura del coperchio e non ci trovò nulla di strano, raffigurava una semplice L.

L di Lawrence, senza dubbio.

Guardò meglio e notò che lì affianco, un po' più rovinata e meno evidente, c'era anche un'altra lettera.

J.

J come tutti coloro che discendevano dalla sua famiglia.

Senza perdere tempo aprì quel cofanetto e oltre tutta la polvere e qualche ragno morto avvolto nella sua stessa ragnatela, ci trovò una vecchia collana in oro con un ciondolo grande più di un occhio. Anche su di esso c'erano incise le stesse lettere del cofanetto, J e L, con l'aggiunta di un piccolo cuore.

Si domandò mentalmente perché quel vecchio cimelio di famiglia si trovasse lì nascosto e non insieme a tutti gli altri gioielli che erano appartenuti ai Lawrence a partire dal secondo dopoguerra. Era abbastanza strano, considerato quanto sua zia Lisa ci tenesse a quelle cose, si occupava lei stessa di rispolverare ogni mattina la vetrinetta in cui erano esposti in bella mostra tutti i gioielli della famiglia. Eppure quella vecchia collana era lì, rinchiusa in un misero scatolino di legno rovinato, impolverato e dimenticato.

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