«Parla, strega anziana: formula la tua domanda» Disse il volto, con una voce composta, fatta di molti strati, di molti toni, di uno scampanio argentino e di una profondità di tomba.

Tutte le streghe rabbrividirono, in un moto che era insieme di gioia e di paura. Non accadeva spesso che si potesse vedere un'emanazione così chiara del volto della Dea, per giunta nella sua incarnazione da oracolo, la forma con cui la Grande Magia stessa parlava. Era bellissima e terribile, inquietante e delicata.

Tutti i gatti presenti nella sala iniziarono a fare le fusa contemporaneamente. Ci sono due possibili motivi per cui un gatto fa le fusa: la felicità e il dolore. Non sono in molti a sapere che un gatto malato, talvolta in fin di vita, emette quel peculiare suono che fa vibrare come un motorino la sua laringe, per tranquillizzare sé stesso, come se dicesse «Io non ho paura, andrà tutto bene, tutto bene come quando mamma gatta mi leccava il pelo generosamente, con la sua lingua calda e gentile. Tutto bene, perché dalla Dea io vengo e, se dovesse andare male, alla Dea ritornerò, nel suo grembo caldo, prima di rinascere».

E quei gatti, perché facevano le fusa? Era gioia o era dolore, amore o paura? Forse era tutto insieme.

Topino si era svegliato e fissava il tetto, dove l'enorme volto cangiante attendeva, con occhi spalancati.

«Hai paura?» Gli sussurrò Don Lorenzo, sfiorandogli amorevolmente la schiena, in corrispondenza della spina dorsale.

Il gatto non si mosse, solo le sue narici si dilatavano e restringevano, quasi impercettibilmente, e la coda rigida pareva un serpente pronto a scattare.

«Ho una domanda per te, Grande Magia» Disse Renata, aprendo le braccia «Benediresti l'unione mia e di quest'uomo, Lorenzo Impastato, in un matrimonio sacro?».

Il grande volto parve pensieroso, mentre fili di una nebbia violacea vorticavano intorno alle sue narici e alla sua bocca, come il vapore sulle labbra di un drago.

«No» Disse infine

«Sarà come tu vuoi, allora» Renata chinò il capo, con deferenza «Questa unione non verrà benedetta».

Don Lorenzo sentì il cuore che gli sprofondava quasi fin giù allo stomaco. Renata ci aveva tenuto molto, prima di sposarlo, a conoscere il parere della Grande Magia, per evitare di fare un errore madornale che (secondo lei) avrebbe potuto segnare l'inizio del declino dell'intera comunità magica, così aveva deciso che durante il più importante evento divinatorio dell'anno avrebbe chiesto il permesso di ottenere una celebrazione sacra.

Lorenzo aveva voluto credere che la Grande Magia potesse essere magnanima e concedergli la mano di Renata, ora che lui aveva aperto la sua mente e il suo cuore all'amore verso ciò che era diverso. Si era sbagliato.

«Ora che a questa domanda è stata data risposta, io chiedo...» Continuò Renata, in tono fermo, come se non avesse provato alcuna delusione «... Ci sono altri pericoli che incombono su Millennio? Altri esseri che dobbiamo combattere, in questo anno venturo?»

«I pericoli vi saranno sempre, strega anziana, ma sono a dir la verità assai piccoli» rispose l'enorme volto, mentre fiori di gelsomino sbocciavano fra i suoi capelli «Nulla che abbia poteri superiori ai tuoi o a quelli della più giovane delle mie figlie presenti in questa stanza».

Ninetta, di anni sei, si impettì tutta e sorrise mostrando la finestrella vuota degli incisivi mancanti: era lei la strega più giovane della chiesa e sapeva di essere assolutamente promettente. Sulla sua spalla stava appollaiata una civetta nana, che sua zia le aveva portato dalla Russia, e che aveva già scelto di diventare il suo famiglio.

«Il Diavolo stesso» Continuò la voce, invadendo con ancora più forza la cattedrale, come una maestosa cascata «Non sarà più un problema per la comunità, chiunque sarà ad essere scelto come prossimo successore. Io vedo attraverso le concatenazioni di eventi, attraverso i cristalli di ghiaccio come fossero lenti per vedere il futuro di questo mondo, e quest'anno prevedo calma, gioia, amore per tutti voi»

La Cattedrale di MillennioWhere stories live. Discover now