XLI (parte 2) - Parlami d'amore, Mariù

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«Io credevo di sì...» rispose lei sconsolata, cominciando a comprendere cosa avesse combinato.

«Evidentemente credevi male, non trovi?» domandò retoricamente con la sicurezza di saper già di avere ragione.

«Ed io cosa potevo mai saperne? Mi hai mai detto che odiassi il tuo compleanno? Mi hai mai raccontato il perché?» esclamò con la voce che le tremava un po' «Però immagino che Aria ne fosse a conoscenza, no?»

«Aria non c'entra niente in questa storia» disse prontamente Dimitri, non sopportando il suono del suo nome pronunciato da Sophie.

«Aria non c'entra niente? Allora dimmi che nonostante non avessi nessuna intenzione di festeggiare il tuo compleanno, non sei stato tutta la giornata fuori con lei a festeggiare come se niente fosse...» trovò il coraggio di avvicinarsi un'altra volta a lui «Dimmi che non sei uscito di casa poco fa per correrle dietro!»

Ma Dimitri non rispose.

«Dimmi che quella sera al bar non mi hai lasciato da sola in mezzo a persone che neanche conoscevo per stare con lei» il suo tono di voce cambiò radicalmente, prima era più sicuro ed autorevole mentre in quel momento diventò quasi una supplica «Dimmi che ami me... e non lei»

All'uomo ritornarono in mente le parole che Noah aveva rivolto ad Aria in quel famoso venerdì sera e si chiese perché le persone mettessero continuamente alle strette gli altri con quelle stupide pretese che avanzavano ogni qual volta si sentissero insicuri.

«Io non posso dirtelo» sospirò lui dopo un po' «Non posso dirti ciò che vuoi sentirti dire, Sophie, mi dispiace»

La rossa si asciugò una lacrima sulla guancia e scosse la testa mentre si allontanava passo dopo passo sui suoi tacchi rossi verso la fine del giardino.

«Almeno sei stato sincero» gli disse prima di andare definitivamente via.

Lui non disse nulla, la guardò semplicemente andare via ed al contrario di pochi minuti prima con Aria, in quel momento si sentì sollevato - per quanto fosse brutto ammetterlo.


Non gli era mai capitato di vedere Villa Lawrence così tanto assorta nel silenzio, neppure quel fatidico venerdì sera in cui era rimasto a dormire lì insieme ad Aria.

Per un momento aveva addirittura pensato che non era corsa lì, ma da qualche altra parte. Magari al vecchio molo o all'altra sponda del fiume Hudson, ma accantonò quelle ipotesi nel momento in cui sentì un forte rumore propagarsi per il lungo corridoio che stava percorrendo.

Trovò la porta aperta di una stanza e affacciandosi un po' riuscì ad intravedere la schiena scoperta di Aria e le sue braccia che poggiavano sul ripiano verde del tavolo da biliardo, mentre accanto a sé aveva un bicchiere di Rum mezzo vuoto.

Dimitri rimase a guardarla un altro po' da quella distanza, i leggeri movimenti del capo, i capelli che ondeggiavano da una parte all'altra della schiena e di tanto in tempo andavano ad incontrare la seta nera del vestito che indossava. Fece il giro del tavolo per poter mandare in buca una palla e nel momento in cui ci riuscì al primo tentativo le sue labbra dipinte di rosso si allargarono in un sorriso trionfante.

«Che ci fai qui?»

Dimitri scosse un po' la testa, risvegliandosi da quel sogno ad occhi aperti «Non è tanto divertente giocare a biliardo da soli» si avvicinò a lei ed Aria a sua volta fece lo stesso.

«Puzzi di vodka» gli disse una volta vicini.

«E tu puzzi di Rum»

AriaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora