Near Death Experience

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All'inizio andava tutto bene.

Mitsuki non era mai stata il tipo di donna da lasciar correre qualsiasi cosa la infastidisse. Nossignore, lei prendeva il toro per le corna e lo abbatteva ma, in fondo, era stato un anno a dir poco traumatico per tutti; così si disse che sopportare questa piccolezza per un pò non era nulla al confronto al dover sopravvivere ad una guerra o, nel caso di suo figlio e la sua classe, vincerla.

Quindi quando Katsuki aveva messo in chiaro di aver intrapreso una relazione con Izuku, sua madre aveva semplicemente stretto i denti e gli aveva lasciato lo spazio necessario per ritrovare la spensieratezza perduta.

Era solo questione di tempo prima che si rendesse conto che non sarebbe durata, dopotutto. Per quanto Izuku potesse essere un bravo ragazzo ed un grande eroe, non avrebbe mai potuto dare una famiglia al suo marmocchio e presto o tardi quel gremlin se ne sarebbe accorto. Dopo di che tutto sarebbe tornato alla normalità: Katsuki avrebbe troncato la relazione e al massimo i due sarebbero rimasti dei buoni amici.

Se lo ripeteva ogni giorno, la bionda: ogni volta che beccava suo figlio a sorridere di sghembo ad un messaggio, Mitsuki ripeteva il suo mantra.

Ogni volta che sorprendeva i due a scambiarsi effusioni pensando di non essere guardati, Mitsuki fingeva nonchalance.

Ogni volta che si svegliava nel cuore della notte e sentiva suo figlio sussurrare allo schermo durante una video chiamata o al suo "fidanzato" in carne ed ossa nelle rare volte in cui trascorrevano la notte insieme a casa Bakugo, Mitsuki si girava dall'altra parte come se nulla fosse.

E pregava che alla U.A. avessero un modo effettivo per impedire ai due adolescenti di sgattaiolare l'uno nella camera dell'altro durante la notte.

Il problema? Più tempo passava, più i due sembravano presi dalla loro storiella. Una volta, durante il loro terzo anno, Masaru commise l'errore di chiedere a Katsuki di raccontargli come era andata a scuola quella settimana.

Apriti cielo, dopo la riluttanza iniziale il moccioso aveva iniziato a parlare senza sosta di quanto Deku lo avesse fatto arrabbiare per qualche cretinata, di come poi abbiano chiarito durante un match al Ground Beta (e aiutami Signore, il mezzo sorriso alla menzione del suddetto era segno di quanto quel luogo significasse per entrambi), di come per farsi perdonare Deku avesse provato a preparargli la colazione il giorno seguente e di quella volta in cui Deku.... Deku, Deku, Deku, Deku, Deku questo, Deku quello... Dio, suo figlio si era trasformato in una tredicenne in piena tempesta ormonale che blatera senza fine della propria cotta e i suoi modi tutt'ora abrasivi non aiutavano affatto a nascondere l'affetto che grondava da ogni poro del suo essere.

Mentre suo marito sembrava completamente investito e divertito dagli innumerevoli racconti che la loro peste stava offrendo quella sera, Mitsuki temeva di aver fatto male i conti; forse ci sarebbe voluto più tempo del previsto.

Pazienza, si disse. Il cavallo buono si vede a lunga corsa e lei era strasicura che un giorno avrebbe avuto la conferma che si, aveva ragione: suo figlio non era veramente Gay e in futuro sarebbe stata circondata da altri mocciosi mentre Katsuki e sua moglie si godevano un giorno di riposo insieme alle loro famiglie.

Due anni dopo il loro diploma, però, Deku e Dynamight annunciarono il loro debutto ufficiale come Partners e il mondo intero esplose in un coro di gioia ed inni per il Wonder Duo, lasciando l'amaro in bocca ad una già amareggiata Mitsuki; lo stesso anno molti degli eroi più giovani e altrettanti dei meno conservatori diedero il via ad una sfilza di coming out e dichiarazioni pro LGBT+ che a loro volta istigarono i vecchi gruppi di stramboidi che manifestavano in passato a tornare alla carica come mai prima di allora. 

Il che, secondo Mitsuki era assurdo; va bene essere gay o quel che è, ma era proprio necessario sbatterlo in faccia a tutti in quel modo? Cos'è, volevano un applauso solo perché una mattina si erano svegliati con una spina dorsale abbastanza resistente da affrontare le conseguenze delle loro decisioni?