Only the lonely know the way I feel tonight.

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CAPITOLO I

Il 10 marzo del 1960 nacque un bambino dal far dolce. Era il principino di casa; Hope adorava conciarlo con vesti e scarpine e amava le sue gote morbide, spesso arrosate per il caldo del camino di casa.

Remus John Lupin, il piccolo pargoletto solitario, per alcun motivo al mondo avrebbe desiderato che la sua vita cambiasse; era troppo affezionato alla sua realtà priva di problemi, ai doni con i quali Lyall, suo papà, deliziava la casa, le domeniche dai suoi nonni paterni e le storielle grazie alle quali la sera s'appisolava... meno preferiva, invece, le molteplici foto che i suoi genitori scattavano ovunque con la loro piccola reflex.

Ogniqualvolta ne avesse l'occasione, la Signora Lupin canticchiava canzoncine e filastrocche al chiaro di luna, così Remus ascoltava il suono della voce gentile di sua madre, cullarlo con dolci parole su una distesa di prato umido dalla rugiada, per poi vederle abbozzare un sorriso in volto a un "Ti voglio bene mamma" sussurratole in grembo prima di chiudere gli occhi.

Così la mattina seguente si risvegliava nel suo lettino, fresco d'estate e caldo d'inverno, a iniziare un nuovo giorno.
Era tutto meraviglioso: d'inverno, a Reykjavík, giocavano con la neve e si riscaldavano con un po' di cioccolata calda, in primavera decoravano la casa di fiori e coroncine di margherite che il frugoletto componeva con l'ausilio del povero papà, obbligato da Hope e dal marmocchio a cogliere tutti i boccioli, oramai aperti e ricchi di polline. D'estate salivano in sella alla loro Vespa, gentilmente data in dono dal nonno John durante un suo viaggio in Italia, e raggiungevano le spiagge dall'aspetto caraibico dove vi stavano fino a tardi per poi, una volta a casa, potersi adagiare sull'erba fresca del cortile a osservare la luce della luna che, nella sua bellezza, illuminava le loro pelli abbronzate e calde. Infine, d'autunno sistemavano in un apposito quaderno tutte le foglie raccolte nel parco della cittadina e intagliavano zucche per Halloween.

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All'inizio dell'anno nel quale Remus avrebbe festeggiato il suo quinto compleanno, Lyall era spesso nervoso e l'atmosfera di frequente tesa. Pare che a lavoro le cose non andassero molto bene. Per la prima volta sentì che i suoi genitori gli stessero tenendo qualcosa nascosto, udì una loro discussione sui "lupi mannari" e di come uno di loro avesse causato la morte di due bambini. Molte persone ne parlavano come esseri inumani, sudici, cattivi, assassini e senza cuore.
Se questi racconti raccapriccianti fossero veri, questa, sarebbe una questione orrida e lui non avrebbe mai voluto avere niente a che farci.

Eppure...

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Ogni sera Hope gli raccomandava di chiudere bene la finestra e di non esitare a chiedere aiuto nel caso fosse in pericolo o vedesse qualcosa di sospetto; e fu così che, presa da un grande senso di responsabilità, dimenticò di raccontare storie per addormentarsi al piccolo e indifeso Remus.

Una di quelle notti fu fatale. Quel dannato spiffero lo fu.

Il piccino, stanco e assonato, nell'intento di chiudere la finestrella della sua cameretta non si assicurò che facesse due scatti, ovvero che l'avesse chiusa bene. Così si sistemò nel suo lettino avvolto tra le fresche lenzuola estive e cercò di prendere sonno, senza storie né alcun bacio che augurasse "buonanotte". Probabilmente una lacrima rigò il suo giovane volto, forse più di una... e tutte loro decisero di impregnare il candido cuscino posto sotto la sua testolina, oramai umida. "Si può sapere cosa sta succedendo?" tra ogni luccicone è probabile si stesse chiedendo. Troppo stanco per continuare a tormentarsi chiuse gli occhi, ma qualcosa avrebbe dato una risposta alla sua domanda.

Un odore animalesco prese a invadere la modesta stanza, la finestra si spalancò e un urlo straziato fece eco per tutta la casa. Uno scenario rivoltante s'edificò alla vista della giovane coppia. Una creatura ripugnante somigliante a un lupo, decisamente più grande, aveva tra le proprie zanne il corpicino succube, schiavo della sua forte morsa, di Remus. Lyall lo riconobbe, eccome se lo fece. Quell'essere si rivelò un lupo mannaro, quel lupo mannaro: Fenrir Greyback. In quell'istante di panico nessuno proferì parola, era vitale che i due non fossero avvistati da lui.

Terrore, angoscia, urla lancinanti e uno sparo. Buio.

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«Lyall, dovremmo portarlo all'ospedale!» urlò Hope.
«Non possiamo!» esclamò disperato lui.
«Ma morirà!» gli rispose.
Queste furono l'uniche parole che ricordò il mattino seguente. Per farlo non poteva essere morto la sera precedente, giusto?
Evidentemente non lo era, perché un dolore lancinante gli trafisse il petto. Ai suoi lamenti ricorse qualcuno...

«Remus, tesoro... tutto bene?» domandò con fare preoccupato la madre.
«Mamma?»
«Sì tesoro, chi sennò?» ridacchiò.
«Mh, mami... i-io...» balbettò il piccolo.
«Tu cosa, marmocchio?» stranì in volto la donna.
«I-io sono v-vivo?» chiese con una vocina tremante.
« Oh amorino, certo che sei vivo! Ti riprenderai subito!» replicò cercando di non destare sospetti.
«La mamma e il papà sono qui con te, ricordalo.» aggiunse.

Come avrebbe potuto scordarlo.

Quella sera Hope gli narrò le sue amate storie, anche se Remus aveva risolto il problema imparando a leggersele da solo.

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Tollerate la mia povera scrittura, sono alle prime armi; a questo proposito, volevo dirvi che accetto con molto piacere le critiche costruttive! Vi anticipo che sarà una storia molto lunga... Spero che vi possa piacere.

Avvisi:
Non tutto coinciderà con i libri.
No omofobia, razzismo, transfobia, sessismo o alcuna forma di discriminazione nei commenti.

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⏰ Last updated: Jul 22, 2021 ⏰

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Sì, una fantastica storia.Where stories live. Discover now