Parte 2

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Questa mattina mi sono alzato presto, prima di tutti gli altri, per cui ne ho approfittato per andare a fare una passeggiata in spiaggia per passare un po' di tempo per conto mio. Amo stare con i ragazzi e con Julie, ma come tutti anche io ho bisogno di stare solo a volte. Prima di morire ero un ragazzo molto estroverso, che passava il tempo in compagnia di tutti e che era sempre pronto a festeggiare. Dopo l' incidente , se così si può definire, sento di essere cambiato. Non so se in modo positivo o negativo. Sono più timido e fatico a rapportarmi con gli estranei. Spesso mi viene voglia di stare tranquillo e solo e non compongo più come un tempo. Testi come NOW OR NEVER, un brano pieno di energia dove ci ho messo tutto me stesso, sono stati scritti in un periodo piuttosto difficile della mia vita: allora ero ancora un adolescente che aveva in mente solo di andare in giro a spassarsela con gli amici. Litigavo spesso con i miei genitori e ero spesso arrabbiato, tanto che trovavo come mio unico sfogo la band e gli strumenti. Suonare infatti ha sempre fatto parte di me, sin da piccolo. Ricordo quando al mio sesto compleanno un mio amico mi regalò una chitarra, la mia prima chitarra. Fu amore a prima vista. Da quel momento iniziai a suonare e la mia passione per la musica crebbe sempre di più. Componevo piccoli brani da solo e mi divertivo a suonarli per strada, sperando che qualche vecchietta si fermasse a guardarmi per darmi la mancia. A 16 anni incontrai Reggie, Alex e Bobby e decidemmo di formare una band: i Sunset Curve. La storia da qui la conoscete già, suppongo.  Se così non fosse ve la riassumo  brevemente: nel giro di un anno abbiamo composto numerose canzoni e siamo riusciti ad esibirci in molti club e locali di Hollywood, nel '95. L'ingaggio migliore di tutti è stato senza dubbio quello al teatro Orpheum, uno dei più prestigiosi di tutta la California. Il grande giorno era finalmente arrivato, dopo le ultime prove generali siamo andati a fare una pausa prima di prepararci per l'esibizione. Siamo quindi usciti dal teatro per mangiare un hot dog. Dopo nemmeno 10 minuti siamo morti a causa del cibo avvelenato. Non so cosa sia successo dopo. Ma non voglio ripensare alla serata più brutta di tutta la mia esistenza quindi torniamo a parlare di musica. Come stavo dicendo, sono maturato e anche la mia musica, i brani che compongo, i testi che scrivo sono cambiati. Se prima nei testi parlavo di festeggiare, di non arrendersi mai, di affrontare i problemi senza temere nulla, ora parlo di riflessioni sulla vita, sull'amore, sulla felicità e talvolta sulla perdita delle persone care. Posso dire quindi che la mia musica si sia evoluta, proprio come me. 

Dopo aver camminato per circa un'ora, decido di tornare al loft. Quando entro trovo Alex e Reggie già svegli e Julie accanto al pianoforte che stropiccia un foglio.                                                        "Julie, che succede? Che cosa c'è in quel foglio" le chiedo confuso guardando il foglio a pezzi che ormai stava sul pavimento. Lei mi risponde furiosa "Quel foglio era il contratto che la manager aveva preparato per noi. Dovevamo suonare questa sera nel suo locale ma una stupida ha chiamato la manager dicendole che i Julie and The Phantoms non possono esibirsi sta sera per problemi in famiglia, ma le Dirty Candy si! Perciò sai chi suonerà stasera? Lo sai?".            Appoggio le mie mani nelle sue spalle cercando di calmarla, ma come risposta ricevo una spaventosa occhiataccia che mi suggerisce di allontanarmi da lei. "Io sapevo che non avrei dovuto fidarmi di Carrie, come ho fatto a fidarmi di lei per l'ennesima volta?". "Vedrai che ci saranno altre possibilità, anche meglio di questa. Non ti preoccupare. In fondo noi siamo molto più conosciuti e apprezzati delle Dirty Candy, quindi lascia perdere e soprattutto non arrabbiarti perchè sai che tanto quando si tratta di Carrie è solo tempo sprecato" le dico io, facendola sedere sul divano accanto a me. Nonostante quello che le ho detto la vede ancora tesa, nervosa tanto che trema e non riesce a stare ferma. "Ragazzi" dico rivolgendomi a Reggie ed Alex "potete lasciarci da soli? Grazie". Loro mi guardano confusi, poi mi sorridono guardando Julie e se ne vanno, lasciandomi con lei, che intanto si è alzata e sta vagando senza sosta per la stanza. "Hey, vieni qui. Calmati" mi alzo e mi avvicino a lei. "Sono furiosa, come faccio a calmarmi? Ho bisogno di prendere una boccata d'aria fresca, Luke" dice guardandomi negli occhi. "Non- non preferiresti un abbraccio?" le chiedo balbettando. Lei mi guarda e mi sorride. "Potrebbe funzionare lo stesso, ma non lo sapremmo mai se non provi" mi risponde avvicinandosi a me. 

Mi avvicino anche io e metto le mie braccia attorno ai suoi fianchi, mentre appoggio la testa sulla sua. "Va meglio ora?" le sussurro all'orecchio. La vedo sorridere e questo mi rallegra. La sento stringersi a me, il suo respiro, i battiti del suo cuore. Percepisco che è tesa quindi porto la sua testa sulla mia spalla, accarezzandole dolcemente i capelli. La stringo a me, forse perchè non voglio che questo momento termini, forse perchè non la voglio lasciar andare, forse perchè ho paura di perderla. Mi perdo nei pensieri, quando la sua voce melodiosa e soave mi riporta alla realtà. "Grazie, Luke. Ne avevo davvero bisogno" mi dice staccandosi da me e prendendomi entrambe le mani. Le sorrido in modo affettuoso e le do un veloce bacio in fronte. "Posso?" chiede una voce proveniente dal fuori. Io e Julie capiamo immediatamente che si tratta di quella persona. Un qualcuno che nè io nè lei ci aspettavamo di vedere, non in questo momento. Invece eccola qui. Proprio dall'altro lato della porta, a pochi metri da noi. La mia mente viene pervasa da molti pensieri, alcuni a cui non attribuisco molta importanza, altri che mi incutono preoccupazione e che mi fanno dubitare di quello che sono. Di quello che io e Julie siamo, del rapporto che c'è tra noi. E' incredibile come puoi passare da uno stato di felicità, quello di quando sei tra le braccia della persona che ami, ad uno stato di angoscia. Esatto. Ho paura, Paura di quello che potrebbe fare, di quello che potrebbe dire. Io e Julie ci scambiamo un'occhiata veloce prima di sciogliere il nostro abbraccio e di porre fine alla magica atmosfera che si era venuta a creare in quella stanza. "Un- un secondo" risponde Julie freddamente. Guardandola negli occhi posso capire quello che sta pensando. Mentre io sono timoroso di quello che potrebbe accadere, lei è seccata, quasi svogliata e percepisco che non vorrebbe far entrare la persona che sta al di fuori da quella dannata porta. Lui però, senza prestare attenzione a quello che Julie ha appena detto, bussa un'altra volta, questa volta però insistentemente, come se avesse fretta di entrare. La ragazza sbuffa e fa roteare gli occhi, precipitandosi alla porta per farlo entrare. "Ciao Julie. Ti devo parlare" dice freddamente l'ospite.

Buon pomeriggio ragazzi! Sono tornata con un nuovo capitolo, più lungo del solito perchè quest'oggi sono inspirata e avevo un sacco di cose da scrivere. Spero di avervi messo un po' di ansia nella parte finale del capitolo :), non perchè sono cattiva ma per farvi desiderare il capitolo numero 3 che pubblicherò a breve. Volevo ringraziare ancora una volta coloro che leggono le mie storie e che le votano, aiutandomi a scalare le classifiche. Ho notato infatti che questa storia è #53 (attualmente) su più di 1000 storie con il tag TRAGEDIA. Ci tenevo quindi a ringraziarvi ancora delle letture e dei voti!  Se anche questo capitolo vi è piaciuto fatemelo sapere scrivendomi nei commenti che cosa ne pensate e/o lasciando una stellina. Al prossimo capitolo! ❤

Remember me? - JukeWhere stories live. Discover now