Un ragazzo si sporse un po' troppo. Un'altra ragazza si avvicinò a loro da un'altra direzione. Un'altra persona. Un'altra ancora.

Forse non è stata una buona idea.

Un rumore compresso, quello di due corpi che si colpivano. A dire il vero, tutte quelle persone si stavano spingendo a vicenda da chissà quanti minuti, ma quello in particolare non sfuggette di vista a Minho. Perché non era una persona qualcunque quella che era stata colpita.

La stretta sulla sua mano si allentò, Jisung cadde per terra, mentre le persone si spingevano avanti, colpendolo e addirittura pestandolo a volte.

–Toglietevi di mezzo.– disse Minho, forte abbastanza perché chiunque in quel corridoio l'avrebbe potuto sentire. –Ho detto, toglietevi dal cazzo.– ripetè, notando come le persone non si muovevano.

Creò un po' di spazio tirando gomitate a destra e a sinistra, accovacciandosi davanti a Jisung. –Stai bene?

Jisung annuì, tirandosi su lentamente, con l'aiuto di Minho.

–Non avrei dovuto portarti con me.– disse, guardandosi intorno. –Ce la fate a capire? Cos'è, siete sordi? Vi sembra così tanto tutto un gioco? È così divertente fare del male a delle persone? Ah, davvero? Volete provare allora?– disse poi, squadrando persona dopo persona.

I suoi occhi erano scuri, la sua espressione era quasi vuota. Sembrava un assassino pronto a colpire.

Afferrò un ragazzo per il colletto, fissandolo negli occhi. –Dov'è? Portami da lei. Muoviti.– disse, lasciandolo poi andare.

Jisung non sapeva a chi si stesse riferendo. Si tolse un po' di polvere di dosso, guardando Minho. Il ragazzo afferrò la sua mano di nuovo, accarezzando la sua mano con il pollice.


Era lei. La ragazza che aveva fermato Jisung. Era seduta su una panchina in uno dei giardini, una sigaretta tra l'indice e il medio di una mano, del fumo che usciva dalle sue labbra aperte. Gli sorrise, chiamando il suo nome una volta.

–Cos'hai fatto?– le chiese Minho. –Finché ti divertivi a rovinarmi la vita, non mi interessava neppure. Ma ora tutti ce l'hanno con lui. Perché l'hai fatto?

–Cosa c'è tra voi?– chiese la ragazza.

–Ti ho fatto una domanda. Spegni quello schifo, ti sto parlando.– disse poi, sventolando una mano per allontanare il fumo che gli era arrivato al naso.

La ragazza passò la sua sigaretta ad un'altra ragazza seduta vicino a lei, che si alzò e se ne andò.

–Io non ho fatto proprio nulla. Siete stati voi ad iniziare tutto.– disse con un'aria innocente.

–Pensavo avresti detto qualcosa di intelligente, ma vedo che non sei cambiata di una virgola.– disse Minho. –Dì al tuo stupido gruppo di smetterla di importunarlo, o non vedrete più la luce del sole.

Lei rise piano. –Non fai paura, Minho.

–Certo, non così. Tu non mi hai mai visto arrabbiato. Non mi vuoi vedere arrabbiato. Quindi fammi questo piccolo favore, mhm?

–E se non lo facessi? Sono stata io a distruggerti, non pensare di poter fare lo stesso con me.

Quella..era la ragazza di Minho?

–Non so cosa ci trovi di così divertente. Se almeno ti fossi pentita minimamente..no, non l'hai mai fatto. Hai continuato a sfruttarmi come se nulla fosse.

–Potresti andartene. Lo sai benissimo.

–Non mi seguiresti? Non cercheresti di scoprire subito dove sono andato, solo per continuare a rovinarmi la vita?

Lei sorrise. –Quello è un crimine, Minho, non posso essere una stalker.

–Parli come se tu non avessi mai fatto nulla di sbagliato. Comunque, non sono qui per parlare con te del più e del meno. Lascialo in pace. Questa cosa non riguarda lui. Se proprio vuoi continuare a divertirti come una sadica del cazzo, allora usa me.

–Oh, che romantico.– disse, alzandosi in piedi. –Sei sicuro di poterti fidare di lui?

–Sì, sono sicuro. Perché me lo chiedi, ti fa paura il fatto che io stia bene?

–Mhm, devo ammettere che pensavo saresti stato male più a lungo dall'ultimo ragazzo che hai avuto.– disse, camminando verso di lui. –Deve avere qualche effetto su di te, Jisung.

–Non dire il suo nome. Dimenticatelo. Dimenticati di lui e di tutto quello che sai. Vai a trovarti qualcosa da fare. Su, sono sicuro che potresti essere una persona decente, se solo ci provassi.

–Potrei. Ma non ho voglia di esserlo. Ti odio troppo.

–Si può sapere che ti ho fatto di male? Sei stata tu ad andartene. Sei stata tu a voler stare con i miei amici. Sei stata tu, tutto il tempo.

Minho prese il cellulare dalla tasca della sua felpa, guardando l'ora. –Andiamo.– disse poi a Jisung, stringendo la sua mano più forte e dando un'ultima occhiataccia alla ragazza prima di camminare via.

Una parte del passato di Minho. Una parte di Minho che Jisung ancora non conosceva bene. Ora, però, una delle persone che l'avevano ferito più profondamente aveva un volto.

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3 am | minsungWhere stories live. Discover now